Altra storia è Carmilla, una rivista esplicitamente politica diretta da Valerio Evangelisti. A mio parere si tratta del più lucido laboratorio politico dedicato alla letteratura dell'immaginario.

Guardando a ritroso 25 anni di fantascienza italiana litigiosa tutta tesa ad accaparrarsi un editore qualsiasi per pubblicare i propri scritti, e scorgo più il demone dell'autoreferenzialità che del neo-fascismo. Gli inquietanti squadroni neri del fantasy degli anni Ottanta, neppure reduci dei Campi Hobbit e di Terza Posizione, mi sembrano ora più bande di fan disposte a tutto pur di pubblicare della spazzatura. Del resto che fine hanno fatto gli eroici nemici con cui ci scontravamo nelle strade durante gli anni Settanta, quando i giovani rimanevano morti sull'asfalto per un qualche ideale, quando molte vite da entrambe le parti vennero irreversibilmente distrutte?

Farei questo discorso con maggiore sicurezza se molti di noi che siamo considerati la "sinistra della fantascienza" non ci fossimo ritrovati a Genova, durante le contestazioni al vertice dei G8, tra le cariche, i lacrimogeni, gli spari, a correre a perdifiato per ritornare sani e salvi a casa dalle nostre collezioni di Urania e Galassia. A correre nonostante l'età... Eppure, mentre infuriava la battaglia in via Tolemaide, l'amico Claudio Asciuti mi parlava di Van Vogt e della fantascienza. Eppure credo che ci sia una netta differenza tra coloro che durante gli anni Settanta non si sono risparmiati, da qualunque parte fossero, e gli altri. Gli altri sono coloro che si sono finti di destra per scrivere con l'editore di destra e di sinistra quando si pubblicava a sinistra. Tutti noi avevamo un'idea del mondo che solo la letteratura era capace di evocare, e per noi quella letteratura era la fantascienza.