Allora i fan erano, come tutti in Italia, divisi. La maggior parte teorizzava l'assoluta neutralità di questo genere letterario, e facevano parte dell'area politica per la quale tutto era assolutamente neutrale. Governavano da 30 anni e avrebbero continuato per molto ancora. Una parte minoritaria ma attiva e rumorosa, faceva generico riferimento alla sinistra, ed era quindi a suo agio con quelle forme di autogestione e di editoria povera che oltre che alla politica appartenevano agli appassionati di fantascienza. Infine c'erano quelli che venivano detti fascisti e, come era costume dell'epoca, sembra fondamentale li si costringesse ad ammetterlo in pubblico. Credo che questo, alla fin fine, sia stato il senso della polemica di Remo Guerrini e Vittorio Curtoni verso Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco. Polemica durata anni e tipica degli anni Settanta, quando essere fascisti era concesso ma non bisognava dirlo e l'unico reato ascrivibile era quello dell'apologia... per il resto molto era come prima. Per fortuna oggi essere fascisti è di moda e una polemica del genere non avrebbe senso. Del resto De Turris e Fusco, se non mi sbaglio, ma sono trascorsi quasi 25 anni e la memoria non è più quella di una volta, scrissero centinaia di pagine su questa polemica senza mai affermare o rifiutare la loro esplicita appartenenza al fascismo. Personalmente alla domanda "De Turris è fascista?" risponderei "E chi se ne frega!"

In ogni caso troverei offensivo che mi si desse del comunista, almeno in quanto è storicamente determinato che una tale definizione è assolutamente ambigua e che, per quanto mi riguarda, molti di questi ritenuti comunisti li affianco spesso e volentieri ai fascisti propriamente detti. Inoltre in questi anni sono apparsi alcuni movimenti non nostalgici e intellettuali molto interessanti che forse non ritengono piacevole di essere frettolosamente definibili come "fascisti".

A torto o a ragione Gianfranco De Turris divenne il fascista della fantascienza e lo è rimasto per parecchi anni. Ora non so. Attorno a lui si accavallarono molti autori che vollero approfittare dell'ideologia per pubblicare le loro opere (molti temo in maniera assolutamente cinica e opportunista, con opere in generale veramente orrende). L'editore Solfanelli divenne rapidamente il riferimento di scritti molto ideologizzati che ostentavano l'intento confermativo dello neo-zdanismo. Si è creato così un effimero fantastico nero che si limitava a evocare i luoghi comuni della destra, ma senza originalità, senza essere letteratura, senza torcere niente dell'esistente.

Dal suo canto la sinistra fantascientifica (cielo, che termine orrendo), dopo l'esilio di Vittorio Curtoni e il fulgido incendio de L'Ambigua Utopia, in tempo di anni di piombo e di tradizionale mancanza di risorse economiche, si rifugia in un'onesta fanzine come Intercom. La chiamo onesta un po' perché la diressi assieme a Bruno Valle per tanti anni, un po' perché non aveva partiti alle spalle da sostenere (non ne esistevano!) o di cui confermare qualcosa, ma soprattutto perché si avviava ad analizzare la funzione politica dell'immaginario. Intercom, che ora è un onesto sito web (www.intercom.publinet.it), è stata per anni un ciclostilato scabro che ricorda oggi le riviste clandestine che giravano nella vecchia URSS. I compagni di questa divertente avventura sono stati molti. Tra i più devoti ricordo Domenico Cammarota, Claudio Asciuti, Mirko Tavosanis, persone che hanno tradizionalmente ingaggiato polemiche a non finire. Tra l'altro Claudio Asciuti interviene direttamente sul numero 34 di Pulp sul rapporto letteratura e ideologia. La redazione di questa Intercom, nata nel 1979, oggi è costituita da Danilo Santoni, Roberto Sturm, Franco Riciardiello, Marco Mocchi, Emiliano Farinella e Andrea Marti.