Sugli scudi con cui le "tute bianche" speravano di proteggersi durante gli scontri del G8 a Genova spiccavano frasi come "contro gli 8 alieni" e che individuavano gli 8 potenti della Terra come crudeli esseri provenienti da un altro pianeta. Inoltre le fugaci visioni dei carabinieri, con le tute corazzate nere, le maschere antigas e i vistosi filtri ciondolanti, ad alcuni ricordavano alieni dalla fisionomia insettoide in stile fantascienza anni Cinquanta, ad altri l'apparato di polizia di Guerre stellari sotto il comando di Darth Fener. Del resto sia lo spettacolare attentato contro le Twin Towers, come la contaminazione con l'antrace, per finire agli interventi militari e alle guerre che, grandi e piccole, insanguinano la terra, non si può che notare come tutto questo era già stato abbondantemente dibattuto all'interno della fantascienza, e da anni. La cultura ufficiale parla ora preoccupata di "collasso dell'immaginario", tanto per citare alcuni interventi pubblicati sul numero 91 di Duel, ma, per chi si occupa specificatamente di fantascienza, quello che sta accadendo è solo l'evidenza pubblica di un rapporto con la realtà che la letteratura dell'immaginario tecnologico, assieme al noir, porta avanti dalle sue origini.

Al di là delle mie personali esperienze è necessario porsi una domanda prima di azzardare risposte, ovvero chiedersi se esiste un rapporto tra la letteratura e la politica e, se esiste, chiedersi se si tratta di un rapporto lecito. Questioni che credo non siano di parte ma esistenziali. Ragioni non pretestuose ma fondamentali, che alla base hanno domande che ci piacciono e inevitabili, come "cos'è la fantascienza?".

Senza entrare specificatamente nella teoria del rispecchiamento, che classifica e analizza i modi in cui realtà e letteratura si rapportano, mi appare ora evidente che le componenti che noi ora chiamiamo fantastico (stabilendo che la discriminante sia l'opposizione reale - non reale) non sia l'unica che consente di trovare una casa alla fantascienza. Piuttosto preferisco pensare a un immaginario inteso come insieme di componenti che stabiliscono un rapporto con la realtà attraverso il suo stravolgimento e non attraverso la negazione. A seconda che si scelga una di queste due classificazioni (entrambe lecite ma, a mio parere, differentemente valide) cambia la risposta sui valori politici della fantascienza.

Tipicamente pensare a un contenitore definibile come letteratura fantastica implica mettere assieme fantascienza, fantasy, horror, fiaba e, forse, mito. Si tratta di una sistematizzazione che, tradizionalmente, era in voga in Italia, soprattutto tra gli appassionati.

Indagare l'immaginario, invece, pone l'accento su quelle scritture che fanno della conoscenza della realtà proprio il loro obiettivo, rivelandone, attraverso l'evento narrativo, aspetti ignoti. Se si pensa a fantascienza e noir, sembra proprio che sia loro peculiare svelare meccanismi delle organizzazioni sociali e politiche. In particolare, la fantascienza statunitense rivela in tutta la sua storia le problematiche del "secolo americano", fino all'ultimo, fino alla globalizzazione, alla modifica del capitalismo da industriale a finanziario, fino alla reazione dell'individuo e alla difesa dei valori costitutivi della nazione, all'intrinseca debolezza sociale. Non avevamo già letto nel cyberpunk la cronanca di questi ultimi mesi? Non hanno marciato prima a Seattle, poi a Praga, poi a Genova, centinaia di migliaia di persone che denunciano quanto scritto dalla fantascienza negli anni Ottanta? E chi ha attaccato per primo il consumismo e ne ha svelato gli intrenseci obiettivi politici se non la generazione di Galaxy? Chi ha dato parole e forma al totalitarismo se non George Orwell, definendo come le dittature utilizzano la cultura e i media, come sia per loro indispensabile riscrivere in ogni momento la storia (un contributo che spiega Stalin e Hitler, ma che consente di leggere il ritorno del nazionalismo e della retorica nell'Italia di oggi)? Non è stata la fantascienza, con Zelazny, Delany, Moorcock, Disch e Spinrad, a divulgare la cultura della contestazione che altrimenti sarebbe rimasta circoscritta al rock? Non è stata la fantascienza di Asimov e Heinlein a interpretare le modificazioni geopolitiche del mondo, quando, anche attraverso la partecipazione alle guerre mondiali, gli Stati Uniti modificavano la loro politica estera e la loro sfera d'influenza internazionale?