dal nostro inviato speciale

Marco Spagnoli


Jim Carrey Vagamente ispirato (o forse solo somigliante) al romanzo di Philip Dick L'uomo dei giochi a premio, il nuovo film del regista di Attimo fuggente è fantascienza pura, come vorremmo vederne più spesso.

The Truman Show (The Truman Show, 1998) - Regia: Peter Weir - Sceneggiatura: Andrew Niccol - Cast: Jim Carrey, Laura Linney, Noah Emmerich, Natascha McElhone, Ed Harris - Distribuzione: UIP - Durata: 103'

Truman alle porte del cielo... Che il Truman Show sia un capolavoro questo è fuori dubbio.

L'intelligenza della storia, la sua forza narrativa, la bravura degli attori e il disprezzo del mondo televisivo che si vuole raccontare, costituiscono un unicum per il modo intenso e astuto con cui vengono amalgamati e mostrati al ludibrio dello spettatore che - spesso - non può fare altro che rispecchiarsi nella propria immagine riflessa e rovesciata.

Brutti telespettatori, crudeli e fintamente animati da buoni sentimenti seguono per ore e da anni la vita di un uomo nato sullo schermo e che - a sua insaputa - interpreta da sempre la più lunga e avveneristica telenovela della storia della televisione. Truman Burbank - interpretato da un Jim Carrey da Oscar - è nato e vive in un gigantesco studio televisivo. La sua vita normale, i suoi sogni, le sue aspirazioni sono date in pasto e sacrificate a un pubblico famelico che preferisce guardare ventiquattro ore al giorno l'esistenza di Truman, piuttosto che viverne una propria. E così - spalleggiato da attori e da un numero indefinito di comparse - il regista e ideatore dello show guida i fili della vita del giovane, scegliendo per lui come vivere, chi amare, cosa fare. Un facente funzione di Dio, insomma, incarnazione diabolica della televisione, che si permette di privare dalla vita del giovane Truman la realtà, scrivendo contemporaneamente uno spettacolo e il destino di un uomo.

Laura Linney Il personaggio interpretato da Jim Carrey è solo, alla mercé di un mondo indifferente nella sua surreale dedizione al tubo catodico. Non ha genitori veri, non ha amici veri, non ha niente di vero, se non un ipotetico amore perso qualche anno prima. Una ragazza che voleva "forzare" la sceneggiatura scritta per Truman, ispirando in lui sentimenti che non fossero studiati a tavolino.

Cercando - inutilmente di salvarlo da quella vita umiliante e incomprensibile agli uomini ragionevoli.

Nonostante la mancanza di aiuti esterni, Truman sarà capace di cambiare astutamente le carte in tavola con un afflato degno dello spirito dei navigatori moderni che sfidarono l'ignoto. Riecheggiando - addirittura - passi meno conosciuti dell'epica greca in cui l'eroe riesce a modificare il suo Fato contro la volontà dei suoi stessi dei.

Peter Weir Un film, insomma, dai numerosi risvolti, diretto con poesia, sagacia e lungimiranza da quel Peter Weir autore di numerosi film di successo degli ultimi anni. Da Picnic a Hanging Rock a The Witness, da L'attimo fuggente a Un anno vissuto pericolosamente il regista australiano ha saputo raccontare con notevole maestria storie che sono rimaste profondamente impresse nell'immaginario collettivo. E possiamo dire con assoluta certezza che questo film rimarrà nella storia del cinema a lungo.

Non solo per la forza della sua corrosiva satira del sistema televisivo e delle finte vite che esso costruisce, ma anche per avere saputo mostrare a tutti noi tutte le nefandezze e le ipocrisie che si nascondono dietro il sistema televisivo. Tutto questo in maniera molto elegante e dolce, colpendo il sistema al centro della propria folle autocelebrazione. La vita è sempre migliore della TV, qualsiasi vita sia, e il controllo che la società può esercitare su di te, va ben oltre il tubo catodico.

Weir, senza compromessi e senza salvare niente, ha utilizzato la sceneggiatura realizzata da Andrew Niccol (Gattaca) costruendo personaggi profondamente esecrabili e puntando al ribaltamento dello spettatore cinematografico nel suo doppio televisivo, affamato di vite altrui, perché incapace di vivere le proprie.

In maniera surreale, forse, ma per nulla esagerata. Molte persone sarebbero disposte a uccidere per un indice d'ascolto. Anche oggi nella nostra realtà mediatica.

Un film duro e intelligente che porta un colpo mortale nel cuore del sistema televisivo. L'apologo di Weir, infatti, impedirà per sempre alle persone intelligenti la naturalità dell'utilizzo del mezzo televisivo.

La regia del Truman Show Come in un abile gioco di specchi e di sollecitazioni vicendevoli tutti noi ci identifichiamo nel personaggio di Truman, estromesso e espropriato dalla propria vita, "per esigenze di diretta". Temendo in cuor nostro, però, di riuscire ad assomigliare solo al pubblico dello show globale, capace di celebrare la gloria di un personaggio a prezzo della propria esistenza. In un mondo di celebrazioni Truman rifiuterà la gloria e la fama, infischiandone della televisione pur di rimpossessarsi della sua vita. E noi ottenebrati dalla fama e dalle sue seduzioni, saremmo in grado di fare lo stesso?