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Luigi Pachì


Fra i telefilm leggendari che a fianco di Star Trek, Doctor Who e pochissimi altri hanno lanciato la fantascienza in TV negli anni Sessanta, un ruolo importantissimo spetta a Lost in space. In Italia non è mai stato trasmesso ed è quindi poco noto, ma sta per salire alla ribalta col film che uscirà in novembre. Noi vi raccontiamo com'era l'originale.

L'astronave Jupiter 2 Chissà se Irwin Allen, quando iniziò a trasmettere Lost in Space nel lontani Anni Sessanta, pensava che sul finire del secondo millennio ci sarebbe stato un film su grande schermo con alcuni attori di Hollywood del calibro di William Hurt e Gary Oldman? Certamente no, anche perché lui stesso in qualità di produttore cinematografico dovette lasciare proprio il cinema per cimentarsi nel serial TV che oggi, dopo oltre trent'anni, lo festeggia con un film ricco di effetti speciali.

Il successo di questa serie televisiva lo si deve alla lungimiranza di James Aubrey della CBS, che vide in questa serie avventurosa spaziale quel qualcosa in più che altri serial non riuscivano a esprimere. Probabilmente giocò un ruolo importante l'argomento "famiglia nello spazio", un punto focale per riunire le famiglie americane davanti alla tv e divertirsi senza troppi preconcetti scientifici. Proprio quel senso di "prodotto commerciale" fu la molla che fece scattare Aubrey nello scegliere Lost in space, dicendo no poche settimane dopo al produttore Gene Roddenberry e al suo oggi celeberrimo Star Trek.

John e Maureen Robinson Il pilot fu realizzato nel 1964 con un budget allora impressionate di ben 600.000 dollari. Allen girò la storia scritta da Shimon Winchelberg principalmente nel deserto Mojave, vicino a una base militare. La storia riguradava il lancio della Gemini 12 in data 12 ottobre 1997. Il progetto, costosissimo (40 milioni di dollari d'allora), doveva portare nello spazio la prima famiglia americana al fine di colonizzare un pianeta del sistema di Alpha Centauri. La famiglia era così composta: il professor Robinson (Guy Williams, molto noto da noi nel ruolo televisivo di Zorro), sua moglie Maureen (June Lockhart), i loro figli Judy, Penny e Will (rispettivamente interpretati da Mark Kristen, Angela Cartwright e Billy Mumy). Pilota dell'astronave il maggiore Don West (Mark Goddard), clandestino il dottor Smith (Johnathan Harris).

Judy Robinson e il maggiore West Il seguito dell'antefatto è abbastanza noto, ed è ripreso molto fedelmente dal film che uscirà in Italia il mese prossimo, e ve lo riassumiamo in poche parole. prima della partenza dell'astronave il perfido dottor Smith si introduce sul veicolo e sabota il robot di bordo (il cui aspetto deve moltissimo al Robbie di Il pianeta proibito) programmandolo per distruggere gli strumenti e uccidere i Robinson. A causa di un imprevisto, però, non riesce a lasciare la nave, che decolla col dottor Smith a bordo. Il robot entra in azione, ripetendo con la ormai famosa voce metallica la frase "destroy Robinson family -- destroy", ma viene fermato in tempo. Tuttavia ormai la rotta è perduta, e la famiglia sarà costretta a vagare per lo spazio in cerca della via del ritorno. Fra strane razze alieni, pianeti misteriosi e ribellioni di vegetali giganti (episodio mitico nel quale gli attori, che si trovavano ad avere a che fare con carote di due metri con gambe e braccia faticavano a restare seri), si muovono il piccolo Will, genietto tecnologico, il maggiore West con la sua storia d'amore sempre in bilico con Judy Robinson, il dottor Smith che cerca di guadagnarsi la fiducia della famiglia ma continua nell'ombra a persuire le sue oscure trame, e il robot, continuamente programmato e riprogrammato da Will e dal dottor Smith, a volte prezioso aiuto a volte insidioso pericolo.

Il perfido dottor Smith con il robot Indubbiamente Irwin Allen era un talento, così come lo sono stati, Gene Roddenberry e Gerry Anderson, più volte presentati su Delos. Irwin Allen, nato a New York nel 1916, ha lasciato questa Terra il 2 novembre 1991, per un attacco cardiaco, pochi giorni dopo la scomparsa di un altro produttore certamente più noto ai fan di tutto il mondo: Gene Roddenberry. Allen aveva studiato giornalismo e pubblicità all'università della Columbia, diventando presto curatore della rivista Key Magazine. Poco dopo produsse una trasmissione radiofonica dalla durata di un'ora presso la KLAC. Scrisse, narrò e produsse per un programma che durò ben undici anni. Ebbe un buon successo anche come produttore di documentari, come ad esempio The animal world del 1956, dove vi sono degli effetti speciali creati dal grande Ray Harryhausen. Il suo lavoro venne sempre sottostimato, ma oggi, dopo trent'anni, gli appassionati lo stanno riscoprendo con grande stima e ammirazione. Per conoscere tutta la produzione di Irwin Allen vi rimandiamo al nostro articolo su un altro serial di Allen, Kronos, all'indirizzo: http://www.delos.fantascienza.com/delos30/kronos.html

Will e Penny Robinson Proprio dopo la morte di Allen, sua moglie Sheila, si adoprò per cercare nel mondo della cinematografia qualche casa di produzione disposta a realizzare un lungometraggio su Lost in Space: un importante sogno di Irwin che si sarebbe realizzato grazie alla New Line Cinema e alla Prelude Pictures.

Il serial tv continuò ad essere trasmesso in america fino ai primi Anni Settanta e soltanto nel 1973 iniziò a calare l'audience. Sempre nel 1973 vi fu anche il lancio da parte di Hanna & Barbera di un mediocre cartone animato trasmesso dall'ABC. Dal 1992 Lost in Space rientra nella programmazione del network tematico The Sci-Fi Channel.

Il primo club d'appassionati nacque a New York nel '73 e constava di 50 soci. Per la festa dei trent'anni di Lost in Space è stata recentemente organizzata una convention che ha visto l'iscrizione di circa 30.000 fan (un po' come alle Italcon ), dimostrando il grande affetto del pubblico fatto di diverse generazioni, nonostante un calo notevole in termini di audience televisiva.

Infatti, man mano che negli Anni Settanta cresceva il successo di Star Trek, le repliche di Lost in Space svanivano, e le poche apparizioni televisive avvenivano in fasce orarie assurde (come oggi avviene in Italia per Star Trek). Naturalmente Lost in Space non è mai giunto sul piccolo schermo nazionale e, considerato lo stampo della storia, le prime serie in bianco e nero, e la simpatica "pateticità" degli alieni (vedi episodi tipo The Great Vegetable Rebellion), non credo che mai li vedremo in Italia doppiati.

Alcuni improbabili alieni... Allen, agli inizi, era appoggiato nella sua produzione dalla NASA che vedeva in questo telefilm la possibilità di promuovere il loro programma spaziale, grazie al prime time di un telefilm che si basava, di fatto, sulla più classica delle Space Opera. Tutto questo nonostante gli ufficiali Nasa si rendessero conto che l'astronave Genimi 12, rinominata in seguito Jupiter 2, aveva grossissimi problemi di aerodinamicità. Ma la risposta pronta di Allen fu: "Cento anni fa, dicevano le stesse cose dei vostri razzi". E anche se la Nasa prese le distanze, Allen continuò il suo pilot facendo atterrare in maniera accidentale l'astronave dei Robinson su un pianeta alieno ricco di mostri, onde giganti e terremoti

La prima stagione (1965-1966) andò in onda a partire dalle 19.30 di tutti i mercoledì, ma il cambio di nome dell'astronave impedì al pilot girato nel 1964 di andare in onda. Quel progetto venne suddiviso nei primi cinque episodi, per cercare di contenere i costi che si erano già mostrati i più alti nella storia della tv americana (Star Trek incluso). Gli indici d'ascolto, grazie anche ad articoli positivi su testare come New York Times, The Los Angeles Times, ecc, si aggiravano tra il 16.9 e il 23%, portando Lost in Space tra le dieci trasmissioni più viste.

Ma sul finire del '66 il serial cominciò a fare i conti con la concorrenza della NBC, oltre alla stessa ABC che con Batman aveva raggiunto un rating di 39 contro i 18 di Lost in Space. E anche gli stessi cultori della SF cominciarono a distinguere tra la fantascienza adulta di Star Trek e l'approccio un po' ingenuo di Lost in Space, letteralmente sotterrando per tre decadi quest'ultimo.

Le grotte di cartapesta di Star Trek non mancano anche in Lost in space Infatti il rating medio della prima stagione di 20.5 punti passò a 19.1 nella seconda stagione e a 17.5 nella terza. Oltretutto l'audience medio era fatto principalmente da bambini e gli sponsor si lamentavano con la CBS in quanto quel tipo di pubblico non poteva comprava il detergente per i piatti o lo shampoo. Perry Lafferty, dirigente della CBS, intervenne direttamente dando ad Allen soltanto undici ore di tempo per presentare un piano che contenesse idee innovative per la quarta stagione. Naturalmente Allen esordì dicendo che la quarta stagione sarebbe stata la migliore di sempre e che avrebbero tutti amato un nuovo personaggio. Una sorta di lama telepatico di nome Willoughby. L'animale avrebbe dispensato consigli, umorismo e filosofia con un forte accento inglese. Ma piuttosto che rischiare un altro disastro la CBS decise di rimpiazzare Lost in Space con un altro show (che però generò soltanto un rating di 9.0)..

Come molte altre serie di sf, anche Lost in Space non è stato risparmiato dalle pagine della demenziale testata a fumetti Mad. In quel numero ci sono frecciatine satiriche che riassumono la dimensione del fenomeno televisivo d'allora. Per esempio uno dei figli dei Robinson (diventati Boobinson per l'occasione) chiede a sua madre: "Mamma, non faremo mai nulla d'intelligente, una volta tanto?" E la madre risponde: "No caro, questa è la fascia televisiva del Prime-Time!" Oppure il perfido dottor Smith chiede: "Dispiace se vengo con voi?" Il professor John risponde: "Dottore, ci ha chiesto questa stessa cosa per ben trentotto missioni. Ogni singola volta ha cercato di ammazzarci. Dobbiamo davvero crederla per la trentanovesima volta?" "Dai, forza" gli risponde il dottore "Non vuole dare, a un ragazzo come me, una seconda chance?"

Irwin Allen Questa in breve la fotografia di un telefilm che si è conquistato un posticino nel cuore di molti appassionati americani negli Anni Sessanta e che, ancora oggi, viene trasmesso in replica da molti network. L'avvento del film non potrà far altro che alimentare l'interesse dei nuovi fan verso questo serial tv che, secondo una recente critica apparsa sulla rivista inglese SFX, risulta essere una vera e propria opera d'arte comparata al lungometraggio oggi nelle sale cinematografiche. Forse i critici sono stati troppo cattivi con questa produzione e, certamente, Irwin Allen non avrebbe voluto che il film di Lost in Space venisse trattato così male dalle riviste specializzate.

Foto tratte dal sito www.lostinspacetv.com