di

Silvio Sosio

Da Omni a Event Horizon:

intervista con Ellen Datlow

La storia della fantascienza è costellata di grandi editor, curatori di riviste che hanno dato la loro impronta guidando il genere nella sua maturazione. Da John Campbell a Horace Gold, da Michael Moorcock a Gardner Dozois. E anche Ellen Datlow, rinomata antologista, curatrice della narrativa di Omni e fondatrice della prima rivista web professionale di narrativa, Event Horizon, si è guadagnata un posto fra questi grandi.

Delos: Per diversi anni ha scelto la narrativa per la rivista Omni, un tempo una pubblicazione bestseller e poi costretta a passare su web. Cosa ne pensa di questi anni, del suo lavoro a Omni e della fine di questa rivista?

Ellen Datlow: All'inizio Omni aveva una visione molto forte e precisa, emanazione del suo fondatore ed editore, Kathy Keeton, e guidata da una serie di direttori, fra i quali Frank Kendig, whe aveva lavorato sul lancio della rivista, e poi Ben Bova e Dick Teresi. Io ho cominciato quando Kendig se ne era appena andato. Ben Bova mi ha assunta quando è stato nominato direttore e in seguito mi ha promossa curatrice della narrativa dopo la partenza di Robert Sheckley, che lo era stato per circa un anno e mezzo. All'inizio dovevo mostrare a Ben ogni storia che sceglievo, ma dopo qualche mese mi lasciò fare, fiducioso che mi sarei presa cura del settore che curavo come avevo mostrato di saper fare. Quando ho cominciato avevo ben impressa l'idea che certe cose era racconti "Omni", altri no, e c'erano alcuni bellissimi racconti che non potevo acquistare perché secondo Ben non erano adatti. Ma più avanti, quando mi lasciarono briglia sciolta, sono stata in grado di spostare la narrativa più nella direzione che mi attirava (coscientemente o no) e alla fine mi sono resa conto che un racconto "Omni" in fondo era qualsiasi cosa io avessi deciso di comprare. Avere compreso questo fatto mi diede la possibilità di scegliere il tipo di racconti che volevo, ma non di cambiare il numero di racconti per numero: fin dall'inizio io potevo pubblicare solo due racconti per numero, con qualche extra occasionale, ma a volte capitava anche che ne potevo inserire solo uno.

L'impaginazione di Omni era sempre sbilanciato in favore della saggistica, e questa era una precisa scelta editoriale. Proprio questa limitazione mi ha portata alla cura di antologie. Mi piace scegliere narrativa, e ne volevo scegliere di più.

L'ultimo numero stampato di Omni uscì nel dicembre del 1995. In quel numero pubblicai il racconto Radio waves di Michael Swanwick, che in seguito vinse il World Fantasy Award.

L'edizione italiana di Omni Prima di andare su internet, Omni fu portata su America Online (all'epoca c'era ancora anche l'edizione stampata). Il direttore Keith Farrell e io commissionammo molti racconti originali, sponsorizzati da un'azienda automobilistica. Ma il sito non era molto attivo per diverse ragioni, in particolare per la mancanza di supporto da parte dell'editore, il che significa niente marketing e niente pubblicità, non avere un piano economico, e in definitiva non avere una visione del sito. Kathy Keeton, che aveva dedicato tutta la vita a Omni, era purtroppo in cattive condizioni di salute, e per vari anni poté dare un apporto molto limitato. La casa editrice (con la benedizione di Kathy) decise allora di lanciare Omni sul web, tirandoci fuori da AOL. Pamela Weintraub fu promossa da caporedattore a direttore e le fu chiesto di stilare un piano di sviluppo, e le fu affidato il compito di portare Omni su internet. Rob Killheffer fu nominato caporedattore ma finì per occuparsi di questo, e del design e della programmazione. Così c'erano quattro curatori, uno interno senza stipendio, e un assistente editoriale che creava l'intero sito, centinaia di pagine, più interviste serali online su vari argomenti. Ci fu dato un budget minimo e pochissimo supporto tecnico. C'era uno sforzo nominale per portare pubblicità, ma nessuno per cercare di vendere il sito in quanto tale, fatta eccezione per ciò che facevamo noi sei. Finché non domandamma troppo l'azienda ci lasciò fare. Sapevamo di avere i giorni contati ma decidemmo di trarre vantaggio da quell'esperienza per imparare tutto ciò che potevamo su internet e creare la miglior webzine che potevamo in quelle condizioni molto meno che ottimali.

Poi, il 31 marzo del 1998, meno di sei mesi dopo la morte di Kathy Keeton, l'azienda staccò la spina e mise fine a Omni Internet.

Delos: Nonostante la fine di Omni Internet lei si è lanciata nell'avventura di Event Horizon, la prima rivista online professionale americana dedicata alla narrativa. Quindi lei crede davvero in internet, nonostante tutto. Ci può parlare un po' di questo?

La simpatica copertina della rubrica di recensioni di Omni Internet Ellen Datlow: Io e i miei vecchi colleghi di Omni decidemmo di usare tutto ciò che avevamo imparato producendo Omni Internet per creare una webzine professionale, vitale ed eccitante. Tre su quattro di noi erano a paga ridotta fino alla fine di settembre, quindi avevamo un po' di tempo per capire cosa volevamo fare. Decidemmo che eravamo un'ottima squadra, e che volevamo creare e costruire una agenzia per la costruzione di siti web che avrebbe creato anche contenuti originali nelle arti e nelle scienze e creato eventi. Chiamammo l'agenzia Event Horizon Web Productions. Un po' più tardi decidemmo che avremmo prodotto, all'interno dei progetti dell'agenzia, una webzine di alto livello dedicata a fantascienza, fantasy e horror. Avevamo imparato dall'esperienza di Omni Internet che questo poteva essere fatto, e credevamo anche che poteva essere fatto in modo remunerativo. Decidemmo di lanciare una rivista sul web, piuttosto di una rivista stampata su carta, soprattutto a causa della differenza di costi. Lanciare una webzine richiede molto meno denaro. L'abbiamo costruita dal nulla con nient'altro che la nostra reputazione professionale di curatori. Abbiamo investito un pochino di denaro per fondare la società ma da quel momento in poi si è pagata da sola. Oggi la società deve cominciare a pagare di più, per garantire il mantenimento di quattro persone. La webzine invece è concepita per mantenersi da sola grazie alla pubblicità.

Delos: E' già possibile in qualche modo fare dei bilanci su Event Horizon? Come sta andando?

Ellen Datlow: Siamo un mensile, il che significa che usciamo verso la metà del mese precedente a quello dichiarato in copertina. Ma sul web bisogna dare l'impressione di un cambiamento e aggiornamento costante, così distribuiamo i nuovi contenuti durante tutto il mese. Per esempio, il 14 ottobre pubblicheremo un racconto inedito di Howard Waldrop e una nuova rubrica di commenti di Lucius Shepard, e due settimane dopo pubblicheremo la ristampa di un racconto lungo di Carter Scholz e qualche recensioni. Inoltre per tutto il mese, ogni giovedì, abbiamo un chat moderato con importanti scrittori di fantascienza, fantasy e horror. Finora abbiamo avuto Matt Ruff, Elizabeth Massie, Kim Stanley Robinson e Brian Evenson. Fra gli ospiti previsti per il futuro ci sono Robert Silverberg, Pat Cadigan e Neil Gaiman.

Ho commissionato Superstrings, un racconto scritto in collaborazione da quattro scrittori, in cui ogni autore scrive per tre turni. Il primo, che terminerà il 17 ottobre, è stato scritto da Gwyneth Jones, Scott Baker, Garry Kilworth e Susan Casper. Ne inizieremo un altro il 1 novembre. Abbiamo anche un quiz con premi in libri. In un paio di mesi abbiamo fatto fuori libri per diverse centinaia di dollari. Abbiamo anche Camera Lucida, una sezione di link scelti da me. In questo modo aggiungiamo costantemente materiale al sito, e tutta la narrativa, le rubriche e le interviste pubblicate restano comunque disponibili in archivio.

Delos: Omni era una rivista molto legata alla scienza, ma lei ha curato anche molte antologie del Meglio di fantasy e horror. Cosa pensa in realtà del rapporto fra la fantascienza e la scienza e fra fantascienza e fantasy?

Ellen Datlow: Credo che scienza e fantascienza si siano molto influenzate a vicenda negli anni. C'è sempre stata una straordinaria e utile sinergia fra loro: gli scienziato sono cresciuti leggendo sf e alcuni sono stati ispirati proprio dalle loro letture nella creazione di nuove tecnologie. E alcuni dei migliori scrittore di fantascienza usano elementi trovati sulle riviste scientifiche o ascoltati in qualche conferenza per estrapolare affascinanti futuri per i loro lettori. C'è una storia ben precisa e molto importante di questo vicendevole scambio.

La fantascienza è parte dell'insieme più grande della narrativa fantastica. Molta fantascienza tende al fantasy. Ci sono due estremi: fantasy alta e hard science fiction, ma in mezzo c'è una larga area di sovrapposizione. Ho curato una serie di antologie di fiabe per adulti insieme a Terri Windling, ma non mi sono occupata io della parte fantasy di The year's best fantasy and horror. Io mi sono occupata dell'horror.

Delos: Lei ha riscosso grande successo e ottenuto diversi premi grazie al suo lavoro come antologista. Qual è il segreto per costruire un'antologia di successo?

Ellen Datlow: Duro lavoro ed essere disposti a leggere e rifiutare molti racconti, a prescindere da chi sia l'autore. Amare il processo di selezione e modellare qualcosa che rifletta completamente il gusto del curatore. Amo fare il curatore di fantascienza, e le antologie su un particolare argomento sono una sfida particolarmente divertente. Creare libri vari ma coerenti da diversi punti di vista, restando quanto possibile all'interno di una linea precisa.

Delos: Negli ultimi anni in Gran Bretagna e in misura minore negli Stati Uniti sta crescendo il fenomeno della narrativa media-related, ispirata a serie televisive di successo. Anche grandi autori del passato come Robert Sheckley sono stati trascinati in questo business. Crede che sia un pericolo per il mercato non certo enorme della science fiction tradizionale?

Ellen Datlow: E' un disastro da ogni punto di vista. L'accostamento ai media danneggia il campo rastrellando scrittori di talento nel fiore degli anni e scoraggiando i nuovi autori dal creare i propri nuovi mondi. Viene perpetuata l'idea che la fantascienza sia una narrativa di serie B e solo per adolescenti.

Delos: Per finire, su questo numero della nostra rivista abbiamo i risultati di un'inchiesta che abbiamo portato avanti chiedendo ai lettori di dare una propria definizione di fantascienza. Ce ne darebbe una sua?

Ellen Datlow: La fantascienza è letteratura che tratta del futuro e del suo impatto sulla terra e i suoi abitanti.