Che la storia non si faccia con i se e con i ma è un vecchio pregiudizio a cui nemmeno gli storici di professione credono più, anche se può capitare di sentirlo ripetere in qualche aula scolastica. La storia infatti non è un affastellarsi di avvenimenti da A a B a C, ma un percorso incerto e sempre passibile di cambiamento, in cui spesso il discrimine tra un esito e il suo opposto è, davvero, legato solo a un tenue filo sempre in procinto di spezzarsi. E dunque, la storia potrebbe andare diversamente; potrebbe anche essere andata diversamente; e cosa sarebbe successo se la storia, a un certo punto, avesse imboccato un altro percorso?

È su queste premesse che nasce l'antologia Se l'Italia, un coraggioso esperimento della casa editrice Vallecchi che raccoglie diciannove racconti di autori italiani, ambientati nel Belpaese, che fanno alcune ipotesi di fantastoria e speculano appunto su come si sarebbe svolta la storia italiana se certi snodi chiave fossero andati diversamente rispetto a come ce li descrivono i libri di scuola. Un progetto ambizioso e, almeno nel campo della cosiddetta ucronia, unico nel suo genere per l'italianità e l'organicità dell'operazione.

Dopo la simpatica prefazione di Franco Cardini e un'introduzione esaustiva del curatore Gianfranco De Turris, ogni capitolo di questo "manuale" di storia alternativa riporta uno snodo storico con la relativa data, un breve trafiletto in cui si riassume la storia così come è andata veramente e quindi il racconto vero e proprio. Particolare interessante è che i racconti, pur essendo presentati in ordine cronologico rispetto allo snodo cui si riferiscono, possono essere ambientati anche molto tempo dopo l'evento, per mostrarne le conseguenze sul lungo periodo: il pezzo di apertura, per esempio, si chiede cosa sarebbe successo se Roma fosse stata fondata da Remo invece che da Romolo, e descrive nel tempo presente i cittadini di "Rema" su automobili e aeroplani. Nei racconti fanno capolino talvolta anche elementi fantastici, vuoi per spiegare il diverso corso della storia, vuoi come espediente narrativo per giustificare la possibilità di conoscere nel dettaglio alcuni dettagli storici, per esempio tramite visioni soprannaturali: questi elementi fantastici, comunque, nella maggior parte dei casi non stonano con il realismo che si deve a un'operazione di fantastoria, e anzi rappresentano quasi sempre un grazioso valore aggiunto.

Altre due caratteristiche di rilievo che meritano di essere citate; la prima è la presenza di una sintetica bibliografia al termine di ogni racconto, un gioco nel gioco in cui a libri realmente esistenti sono affiancati testi provenienti dalla linea temporale alterata, per esempio saggi di studio pubblicati a Rema; insomma, una chicca per i cultori della bibliofilia. Altra caratteristica rilevante è che, a parte qualche eccezione, gli snodi storici presentati in questo volume non sono i primi che verrebbero in mente, non sono insomma i più scontati o abusati dalla narrativa (come il classico "e se i nazisti avessero vinto la Seconda Guerra Mondiale?"); inoltre nella maggior parte dei casi non riguardano nemmeno guerre e battaglie, bensì eventi anche piccoli o piccolissimi, oseremmo dire "privati", che hanno però la capacità di influenzare le sorti di un intero paese.

Gli autori di questa operazione, tra nomi noti e meno noti, sono scrittori, giornalisti, autori di giochi e di fumetti; molti provengono dal Premio Tolkien, alcuni si cimentano per la prima volta nell'ucronia, per altri essa è già il genere di riferimento. Facciamo ora una rapida panoramica sugli snodi proposti.

753 a.C.: Se Roma fosse stata fondata da Remo (Fabio Calabrese). Il racconto di apertura è un classico della storia alternativa, se di storia si può parlare visto che le vicende intorno alle origini di Roma sconfinano facilmente nel mito. Ci viene mostrato un impero romano - anzi, remano - che è proseguito ininterrottamente fino al giorno d'oggi grazie ai buoni auspici (letteralmente) del suo fondatore. Una buona introduzione a questa antologia: il what if da svolgere davvero non poteva essere diverso! Giudizio: buono

62 a.C.: Se Catilina avesse vinto lo scontro con Cicerone (Mario Farneti). Anche in questo caso ci viene presentato un impero romano che è proseguito indenne fino ai giorni nostri. Il protagonista indaga su un giallo archeologico riguardante le Catilinarie e riuscirà ad avere un'idea molto precisa di come fu che Catilina sconfisse Cicerone. Efficace il colpo di scena finale, che chiude il cerchio in maniera perfetta. Giudizio: ottimo

208: Se le isole britanniche fossero state interamente conquistate da Settimio Severo (Errico Passaro). Una spy story in piena regola ambientata a ridosso di un conflitto mondiale molto simile a quelli del Novecento, con la non trascurabile differenza che uno degli attori principali è, anche qui, un impero romano che non ha mai avuto termine e ha anzi allargato i suoi confini fino alle isole britanniche. Un racconto godibile, il cui limite principale è la sua collocazione: si tratta pur sempre della terza variazione sul tema "l'impero romano non è mai finito", anche se per motivi diversi. Giudizio: buono

451: Se Attila avesse invaso l'Oriente invece dell'Occidente (Filoteo Maria Sorge). Si parla di guerra, è vero, ma l'ambientazione di questo particolarissimo racconto non è un campo di battaglia, bensì un banchetto. Un racconto apparentemente semplice che rifiuta la via semplice di ammiccare al lettore citandogli versioni diverse di nomi e fatti che già conosce, e che invece propone un taglio intimista della storia, per mostrare come i cambiamenti epocali si possano percepire meglio tramite cose piccole e piccolissime, come per esempio... un menù afrodisiaco. Un gioiellino, uno dei racconti migliori dell'antologia. Giudizio: eccellente

1268: Se Corradino di Svevia avesse vinto la battaglia di Tagliacozzo (Donato Altomare). In questo racconto si ipotizza che le sorti degli Svevi siano state favorite da un intervento soprannaturale, consentendo a questa dinastia di avere una durata molto maggiore rispetto a quella che la storia ufficiale le ha riservato. L'autore, già Premio Urania, è un narratore di professione e si vede. Giudizio: ottimo

1293: Se Dante non avesse scritto la Divina Commedia (Giulio Leoni). L'autore è ben noto per aver scritto una serie di gialli storici in cui il detective di turno è nientemeno che il Sommo in persona; il racconto presentato in questa antologia è una sorta di prequel, che mostra Dante per la prima volta alle prese con la risoluzione di un delitto che lo riguarda da vicino e segnerà profondamente la sua carriera successiva. È divertente vedere il poeta che si improvvisa agente del CSI ante litteram e prende il calco di un morso con l'ausilio di cera fusa! Giudizio: ottimo

1354: Se fosse riuscito il colpo di stato del Doge Marino Falier (Renato Pestriniero). Un'ambientazione tutta veneziana per questo racconto che simula la proiezione di un documentario, e trova forse proprio in questa scelta stilistica il suo limite maggiore. Interessante l'uso di una neolingua fortemente contaminata dall'inglese ("sono io che managerizzo la baracca, friendo!"). Giudizio: discreto

1485: Se Cristoforo Colombo avesse scoperto il Nuovo Mondo finanziato dai banchieri genovesi (Andrea Angiolino e Paolo Corsini). Siamo nei dintorni dello spionaggio industriale con questo racconto che segue le imprese di un infiltrato che cerca di capire da dove vengano le improvvise ricchezze di Genova, nonché tutti quegli strani ortaggi che di recente hanno popolato i mercati... una narrazione efficace sostenuta da una robusta conoscenza dei piccoli dettagli della storia, che riesce a non sconfinare mai nell'accademico. Giudizio: ottimo

1494: Se Leonardo da Vinci non avesse fatto il pittore (Francesco Grasso). Tra diario personale e resoconto di battaglie epocali, questo è probabilmente il racconto più fantascientifico in senso stretto. Il genio leonardesco, non più dedicato alle arti figurative, viene infatti indirizzato completamente alla costruzione di macchine e congegni... Giudizio: ottimo

1503: Se Papa Alessandro VI non fosse morto e Cesare Borgia fosse diventato Re d'Italia (Luigi De Pascalis). Un gran bel racconto con un punto di vista "laterale" rispetto alla storia fatta dai grandi personaggi che siamo abituati a conoscere, in cui il tormento interiore di un giudeo può davvero fare la differenza tra un'intossicazione di massa a un banchetto papalino oppure no. Uno dei racconti scritti meglio tra tutti quelli dell'antologia. Giudizio: ottimo

1849: Se Napoleone III fosse rimasto innamorato della Principessa di Belgioioso (Franco Cuomo). Ancora una volta, un racconto che prende le mosse da eventi privati che portano a grandi cambiamenti storici. In questo caso abbiamo una vera e propria storia d'amore all'ombra della Carboneria, i cui rituali sono descritti con estrema dovizia di particolari. D'altronde da un autore come Cuomo (Il codice Macbeth), bene introdotto nel romanzo storico, era lecito aspettarsi un tale livello di dettaglio. Giudizio: buono

1859: Se il Granducato di Toscana non avesse aderito al Regno d'Italia (Enrico Rulli). Né più né meno che una pagina di manuale scolastico. Ben ragionato, indubbiamente, ma in un'antologia di racconti risulta decisamente difficile da digerire. Giudizio: mediocre

1917: Se l'esercito italiano avesse sfondato il fronte della Valsugana e avesse raggiunto Trento (Marco Cimmino). Una storia ricostruita attraverso un fitto scambio epistolare, in questo quindi molto vicina alla realtà della corrispondenza da e per il fronte della Prima Guerra Mondiale. Interessante per i vari livelli di lettura tra comunicati privati e annunci pubblici ufficiali. Giudizio: buono

1940: Se gli italiani avessero occupato Malta (Carlo De Risio). Anche questo pezzo è in effetti una pagina di manuale scolastico ucronico e paga quindi lo scotto di una certa aridità. Giudizio: mediocre

1943: Se Mussolini fosse stato ucciso il 25 luglio dopo l'udienza con il Re (Tullio Bologna). Un racconto decisamente strano, in cui si mescolano la vita privata di un soldato italiano, la storia della sua nazione e l'emergere decisamente brusco di un elemento narrativo fantastico come il Santo Graal (!). Tre componenti di per sé interessanti ma non pienamente amalgamate tra loro. Giudizio: discreto

1947: Se il Grande Torino non fosse scomparso nell'incidente di Superga (Alessandro Bottero). Il racconto migliore di tutta l'antologia, senz'ombra di dubbio: un'esemplificazione del metodo ucronico applicato a un evento apparentemente solo secondario ma foriero di possibili cambiamenti epocali. L'ascesa mondiale del Grande Torino è un sentito omaggio a questa squadra tragicamente perita nell'incidente aereo di Superga; la cronaca delle partite è degna della storia del calcio. A tratti commovente. Giudizio: eccellente

1962: Se Enrico Mattei non fosse morto precipitando con il suo aereo a Bascapé (Danilo Arona). Arona è una vecchia volpe e in questo racconto mescola intelligentemente la morte di uno dei più potenti uomini italiani del dopoguerra a un altro evento decisamente poco noto, ossia l'intercettazione da parte di due giovani delle ultime disperate comunicazione radio da parte di cosmonauti russi. Il risultato è lo spaccato convincente di un'Italia di servizi segreti e molteplici interessi segreti. Giudizio: ottimo

1981: Se l'attentato a Giovanni Paolo II fosse riuscito (Giuseppe Magnarapa). L'antologia è stata preparata prima della scomparsa di Wojtyla e quindi offre un interessante punto di vista alternativo sulla fine di questo pontefice. Il racconto cuce assieme vari spunti - da Alì Agca al sequestro Orlandi, dal Terzo Segreto di Fatima alle Profezie di Malachia sui papi che verranno - e risulta molto intrigante. Giudizio: ottimo

1986: Se l'Unione Europea fosse stata realizzata quindici anni prima (Pierfrancesco Prosperi). Chiude l'antologia questo breve pezzo che non perde l'occasione per stigmatizzare tutti gli attuali politici italiani e mostrare, perlomeno, un'Unione Europea in grado di fare la voce grossa anche con gli Stati Uniti. Giudizio: buono

Il limite principale di questa raccolta (a parte il peccato veniale dell'indice errato) è quello tipico di ogni antologia, ossia l'estrema varietà nella qualità dei racconti presenti; in questo caso però la media resta comunque molto alta, con frequenti punte di eccellenza. Dove l'antologia dà il meglio di sé è nei pezzi in cui la Storia con la S maiuscola (sia quella reale sia quella fantastica) viene messa al servizio della storia da raccontare e non diventa solo un pretesto per illustrare un what if accademico. In conclusione dunque un esperimento riuscito, in grado anche di sollevare qualche domanda "seria" sul nostro rapporto con la storia.