Mediante l'osservazione con lo spettrometro a ultravioletti SPICAM, la Mars Express ha rilevato per la prima volta delle aurore su Marte. La straordinarietà della scoperta sta nel fatto che, essendo le aurore fenomeni che comunemente nascono dalle interazioni delle particelle cariche del vento solare (elettroni, protoni, ioni) e i campi magnetici planetari, non ci si aspettava che Marte potesse dare luogo a manifestazioni luminose di questo tipo, non essendo dotato di campo magnetico. Nel Sistema Solare, infatti solo la Terra e i quattro pianeti giganti, Giove, Saturno, Urano e Nettuno possiedono sia l'atmosfera sia campi magnetici planetari e su tutti quanti sono state osservate le caratteristiche aurore polari.

Del resto è anche vero che Venere, pur non possedendo un campo magnetico, presenta ugualmente delle aurore originate nel suo caso dall'energizzazione diretta delle molecole atmosferiche di ossigeno da parte del vento solare, fenomeno favorito soprattutto dalla vicinanza di Venere al Sole e dall'elevata densità dell'atmosfera.

Su Marte, tuttavia, entrambi i meccanismi sono da escludere, anche perché nel caso del Pianeta Rosso le aurore non sono state osservate ad alte latitudini come accade per gli altri copri celesti, bensì in altre zone del pianeta. Le conclusioni di Jean-Loup Bertaux del Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica (CNRS) francese e dei suoi colleghi, autori della scoperta, sono che il fenomeno si manifesta in corrispondenza di aree della crosta planetaria nelle quali è presente roccia magnetizzata. Gli scienziati chiamano queste regioni "anomalie magnetiche crostali" e presumibilmente sarebbero residui dell'antico campo magnetico, attivo quando il pianeta era più giovane. Secondo quanto apparso sulla rivista Nature, il fenomeno osserato aveva un diametro di circa trenta chilometri e si è manifestato a un altitudine di centotrenta chilometri dalla superficie.