L'osservatorio a raggi X Chandra della NASA, dopo aver tenuto sotto controllo un singolare sistema composto da due nane bianche in orbita molto stretta, ha suggerito ai ricercatori capeggiati da Tod Strohmayer, scienziato del Goddard Space Fligth Center, una conclusione alquanto notevole: le caratteristiche della coppia lasciano infatti pensare che il loro abbraccio mortale le porterà prima o poi a fondersi in un unico oggetto stellare. Questa fine spettacolare sarebbe solo una conseguenza di un fenomeno che per gli scienziati racchiude una rilevanza cruciale per la ricerca, essendo connessa alla perdita di energia delle due stelle sotto forma di onde gravitazionali. Le onde gravitazionali, corrispettive delle ben più familiari onde elettromagnetiche che raggruppano fenomeni consueti come la luce e le trasmissioni radio, in virtù della loro capacità di sottrarsi alle misurazioni rappresentano una delle più significative sfide tecnologiche di questo inizio di secolo. La teoria generale della relatività di Einstein prevede che un sistema stellare binario sia una sorgente di onde gravitazionali che producono un costante avvicinamento delle stelle. L'avvicinamento comporta una riduzione del periodo orbitale che può essere misurato da Chandra, mettendo quindi l'osservatorio nella possibilità di fornire una stima indiretta dell'emissione di queste elusive quanto comunissime onde. Secondo gli esperti il periodo del sistema in oggetto, noto con la sigla RX J0806, si sta abbassando di 1.2 millisecondi ogni anno, una stima consistente con la teoria. Il sistema, situato a 1600 anni-luce nella costellazione del Cancro, è noto agli astrofisici fin dal 1994. Distando soli 80mila chilometri (cinque volte meno della distanza media della Luna dalla Terra), la coppia di nane bianche potrebbe avere l'orbita più piccola di ogni altro sistema binario conosciuto. Le due nane bianche, stelle antichissime ormai agli stadi finali del loro ciclo vitale, concentrano ciascuna una massa pari circa alla metà di quella del sole in un volume paragonabile a quello della nostra stella: la densità straordinaria di questi oggetti li rende importanti sorgenti di onde gravitazionali. Tod Strohmayer, autore della ricerca i cui risultati sono stati presentati al convegno dell'American Astronomical Society tenutosi nei giorni scorsi a Minneapolis, ha dichiarato che se i dati dovessero essere confermati saremmo in presenza di una delle più luminose sorgenti di onde gravitazionali della galassia. Il che candiderebbe RX J0806 all'esame dell'ormai imminente missione spaziale congiunta ESA-NASA denominata LISA (Laser Interferometer Space Antenna). Prevista per il 2012, LISA coinvolgerà tre veicoli spaziali distanziati approssimativamente 5 milioni di chilometri l'uno dall'altro ad occupare i vertici di un ideale triangolo equilatero. La loro formazione realizzerà un interferometro Michelson in grado di misurare la distorsione dello spazio causata dalla propagazione delle onde gravitazionali. Opportuni laser saranno usati per misurare il minimo cambiamento nelle distanze di separazione di masse inerziali collocate nei tre veicoli, rilevando le increspature prodotte dalle onde gravitazionali.