Rileggere un libro che ci era piaciuto tanti anni fa comporta sempre una certa dose di rischio, si è sempre esposti alla delusione, al pericolo di scoprire che l’opera non regge a una rilettura.

Non è stato il caso di Cristalli sognanti, questo romanzo di Theodore Sturgeon non ha un filo di grasso a più di cinquanta anni dalla prima pubblicazione, rileggendolo mi è sembrato appassionante e sottilmente affascinante come la prima volta.

Uno dei temi ricorrenti nelle opere di Theodore Sturgeon è la figura del mutante, non visto come una minaccia per la vita delle persone “normali” ma come essere rifiutato dalla società perché diverso, reietto eppure superiore al resto dell’umanità.

Il fascino di tanti romanzi e racconti di questo autore sta proprio nel saper descrivere il mondo visto attraverso gli occhi di persone rifiutate, fragili ma incredibilmente ricche in gentilezza e umanità, che anelano a essere accettate dai "normali" ma che spesso trovano consolazione solo presso i loro simili.

 

Anche il protagonista di Cristalli Sognanti è un emarginato, un orfano adottato da una famiglia dalla quale non è compreso e neppure accettato.

Quando viene sorpreso a fare un atto disgustoso nel cortile della scuola (ha mangiato alcune formiche) il patrigno lo punisce brutalmente e il piccolo fugge di casa, portando con se solo un pupazzo di nome Junky, al quale è estremamente affezionato.

Sia il rapporto tra il bambino che il motivo per cui egli mangia le formiche hanno una spiegazione che vi lascerò il piacere di scoprire, ma si tratta solo di uno degli elementi di interesse di questo ricchissimo romanzo.

Subito dopo la fuga Horty Bluett, questo è il nome del bambino, viene accolto in un luna park itinerante, diretto da un uomo detto Cannibale, dove niente è quello che sembra.

I nani e gli altri freaks che popolano questo mondo hanno strani poteri e straordinarie doti empatiche, e ben presto si scopre che il Cannibale raccoglie alcuni cristalli, dalle caratteristiche molto peculiari, che sono in realtà esseri viventi provenienti dallo spazio.

Tra i cristalli e le straordinarie creature del luna park esiste un rapporto molto particolare, scoperto dal Cannibale in circostanze straordinarie, quando Horty comprenderà la natura di questo legame capirà anche il pericolo che i cristalli, del tutto inconsciamente, rappresentano.

 

Questo romanzo è una riflessione profonda su molti temi, sulla diversità vista come ricchezza, sulla cattiveria e sulla bontà degli uomini, sull’innocenza dell’infanzia e su come le cose che ci circondano abbiano un’unità profonda che a noi può facilmente sfuggire, ma che pure esiste.

La capacità di Sturgeon nel narrare la storia è straordinaria, immedesimarsi con il piccolo protagonista diventa una cosa naturale, le varie storie che si sovrappongono e si fondono riannodando tutti i fili sospesi compongono una trama affascinante dalla prima all’ultima pagina.

Theodore Sturgeon nasce il 26 febbraio 1918 a State Island (New York) come Edward Hamilton Waldo.

Dopo il divorzio della madre e il nuovo matrimonio con William Sturgeon egli assume il cognome del Patrigno e cambia il suo nome per renderlo uguale al suo nomignolo Ted.

Dopo un’infanzia difficile, segnata dai contrasti con il patrigno, egli fece una lunga serie di lavori in giro per il mondo, prima di iniziare una fortunata carriera letteraria, iniziata nel 1938 con un racconto non di fantascienza venduto a un giornale del McClure's Syndicate.

Pubblicato il primo racconto di fantascienza nel 1939 Sturgeon divenne ben presto uno degli autori di punta del “periodo d’oro”, pubblicando le sue opere principalmente sulle riviste Unknown e Astounding, e successivamente su Galaxy.

Con il romanzo Più che umano (More Than Human) Sturgeon vinse il prestigioso International Fantasy Award, mentre con il racconto Scultura lenta (Slow Sculture) si aggiudicò sia il premio Hugo che il Nebula, nel 2000 è stato inserito nella Hall of Fame.

Il suo influsso sulla fantascienza fu enorme, autori importanti come Hellison, Bradury e Delany ne furono influenzati.

Sturgeon ci ha lasciati l’otto maggio del 1985.