La prima l’incongruenza si nota guardando con un po’ d’attenzione la copertina: un monumentale ingresso circondato da simboli nazisti da dove sta uscendo un uomo, un comune impiegato, stride con gli elementi contemporanei, rappresentati da un’antenna parabolica e due auto decisamente moderne che si intravedono appena. L'immagine potrebbe rappresentare un momento della vita quotidiana di un qualsiasi abitante di Berlino, se solo la seconda guerrra mondiale fosse andata in maniera diversa, beninteso. Nel vasto settore delle storie alternative la vittoria dell’Asse è uno dei temi più trattati, e con In presenza del nemico l’autore californiano Harry Turtledove, probabilmente lo scrittore che più di ogni altro ha esplorato l’universo infinito delle ucronie, si cimenta con questo difficile tema. Il romanzo non appartiene a una delle serie, a volte paragonate a telenovelas, caratteristiche di Turtledove, anche se lo splendido racconto Il terrore e la fede, ambientato una settantina di anni prima, dove i nazisti hanno conquistato l’India e si trovano a confrontarsi con il Mahatma Gandhi, potrebbe esserne considerato un prologo. Lungo questa linea temporale i tedeschi portarono a termine l’operazione “Leone marino”, conquistando la Gran Bretagna e sconfiggendo l’Unione Sovietica, priva degli aiuti delle potenze occidentali. Qualche anno dopo i nazisti, nel corso della terza guerra mondiale, sconfissero con l’impiego di armi atomiche gli Stati Uniti, ponendo il mondo intero sotto il dominio delle potenze dell’Asse. Il romanzo di Turtledove inizia nel 2010, in un’Europa molto diversa da quella che conosciamo, dove intere popolazioni sono state sterminate nel nome della purezza razziale e un ferreo controllo di polizia soffoca ogni voce di dissenso con terribile efficienza. Il regime ha piegato anche la ricerca scientifica alle sue necessità, Marte è stato conquistato ma la telefonia mobile non esiste, e internet non è mai uscito dai ristretti ambiti militari e polizieschi. Gran parte degli stati europei sono dittature fasciste, o stati fantoccio del potente Reich tedesco, mentre gli Stati Uniti devono mantenere una forza di occupazione e pagare pesanti tributi che ne impediscono ogni possibilità di ritornare a essere una grande potenza. Ma nel cuore stesso dell’impero tedesco, a Berlino, alcune famiglie di ebrei sono riuscite a sopravvivere, trasmettendo la loro fede di generazione in generazione, sempre sull’orlo della catastrofe ma sempre presenti. La storia racconta come Heinrich Gimpel, appartenente a una di queste comunità, viva un periodo di fermenti e mutamenti, tra la necessità di nascondersi, ormai diventata una seconda natura, e il desiderio di partecipare al cambiamento che sembra imminente. In presenza del nemico è un romanzo “à la Turtledove”, dove l’enfasi è posta più sui rapporti tra le persone che sull’azione e sui colpi di scena, che in effetti non sono molti. I fans dell'autore californiano ne resteranno affascinati, ma potrebbe rivelarsi una piacevole lettura anche per chi preferisce l’azione pura, nonostante la vita scorra normalmente per gran parte della storia la tensione resta sempre alta, Turtledove riesce a rendere molto bene lo stato d’animo di chi deve dissimulare in ogni momento, e che con ogni minima frase, anche la più innocente, potrebbe tradirsi e rovinarsi. Nato in California nel 1949 Harry Turtledove è uno studioso di storia bizantina con uno spiccato interesse per gli universi paralleli.In altre sue opere ha immaginato mondi dove gli Stati Confederati del sud hanno vinto la guerra di secessione, dove l’Islam non è mai nato, dove l’invincibile armata è riuscita a soggiogare l’Inghilterra, ma anche universi ancora più improbabili, come nel ciclo dell’invasione, dove la seconda guerra mondiale viene interrotta dall’arrivo di una razza di rettili conquistatori.Ha al suo attivo anche diverse opere fantasy, la maggior parte delle quali ambientata nell’impero di Videssos, controparte immaginaria dell’impero bizantino.