Numeri Uno

di Luigi Pachì

luigi.pachi@fantascienza.com

Omni

Numeri Uno, la column dedicata alle pubblicazioni di fantascienza apparse in Italia nel corso degli anni attraverso la disamina del loro primo fascicolo, continua alla caccia di pezzi rari. Un'occasione unica per i curiosi e i potenziali collezionisti per vedere le copertine dei mitici numeri 1 di molte delle testate che hanno tracciato la storia della science fiction nel nostro paese. Restate sintonizzati su queste pagine tutti i mesi perché le sorprese non mancheranno di certo.

Era la fine del 1981, proprio nel mese di dicembre, quando in tutte le edicole nazionali esordì la versione italiana di una delle riviste più prestigiose in america: Omni.

Omni venne lanciata in Usa da Bob Guccione nel 1978 come consorella di Penthouse con una tiratura che raggiunse anche il milione di copie. Interessante ricordare che nella qualifica di fiction editor che hanno fatto sì che la qualità dei racconti fosse sempre alta si sono alternati Ben Bova (Ottobre 1978-Dicembre 1979), Robert Sheckley (Gennaio 1980-Settembre 1981) e Ellen Datlow (a partire dall'Ottobre 1981). Ben Bova è stato anche direttore dell'intera testata dal gennaio 1980 ad agosto 1981.

Un progetto editoriale, quello italiano, a cura di Alberto Peruzzi Editore che, non certo esperto del mercato in questione, si trovò subito a fare i conti con il blando interesse suscitato dall'iniziativa, nonostante fosse stata anche sospinta da una buona dose di pubblicità, avvenuta attraverso i media gestiti dallo stesso editore (al tempo Rete A).

Sulla copertina che raffigura il primo numero di Omni, diretta in Italia dal prof. Giorgio Tecce, il primo commento da fare è relativo al suo prezzo. Per essere nel 1981, le 3.000 lire di costo sono davvero elevate per molti borsellini. Certamente la qualità della carta, le tantissime immagini a colori al suo interno non possono paragonarsi alle classiche riviste di SF di sola narrativa che uscivano in quel periodo, altrimenti sarebbe stato un disastro. Basti pensare che Urania nel 1981 costava solo 1200 lire. Inoltre Omni non è da considerarsi una vera e propria rivista di SF, in quanto offre ampio spazio alla scienza, all'innovazione e alle tecnologie emergenti.

Interessante, per l'appassionato di SF, è scoprire nel primo numero di Omni molte pubblicità estranee al "solito mondo" della fantascienza. Abbiamo infatti profumi, sigarette, computer per giocare a scacchi, Hi-Fi stereo e superalcolici. Naturalmente si tratta della tipica pubblicità di chi aspira ad essere un prodotto di massa.

Per l'esordio di Omni edizione italiana, nell'angolo della posta, troviamo interventi ricchi di auguri da parte di Alberto Bevilacqua, Tito Stagno, Enzo Biagi, Giorgio Strehler e altri personaggi del mondo scientifico e culturale.

I pezzi forti di questo fascicolo sono un articolo sui misteri del cosmo a cura di Isaac Asimov, un articolo sugli effetti speciali nel cinema del fantastico di Ettore Zocaro e un profilo dell'artista Robert McCall e dei suoi meravigliosi scenari spaziali.

Purtroppo Omni esordisce anche con uno spazio dedicato agli UFO (fotoincontro del terzo tipo), rammentandoci che qualsiasi argomento è valido pur di trovare un sufficiente numero di lettori per andare in break-even in tempi celeri.

Tra le rubriche fisse la più seguita è senz'altro Continuum, che offre al lettore notizie scientifiche curiose (es. patatine solari, musica preistorica, ecc.)

Per la narrativa, lo spazio fantascientifico è lasciato prima all'abile penna di Ian Watson che ci presenta il suo racconto Una trappola per la regina nera, ottimamente illustrato da Marshall Arisman, poi a Robert Haisty con L'incidente del Madagascar.

Chiude questo fascicolo, oltre allo spazio buon umore e giochi, un articolo su Luigi Colani (ingegnere, scultore, architetto tedesco), il cosiddetto Leonardo 2001 per via delle forme futuristiche che realizza.

In Italia Omni resiste davvero poco, e molti anni dopo la stessa edizione americana è costretta a lasciare il mercato della carta stampata, per migrare soltanto su Internet, nel cosiddetto cyberspazio, salvo poi sospendere le pubblicazioni anche lì, proprio di recente.