Delos 9: Cyberscopio

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Da questo numero Delos Cyberzine e Urania avviano una rubrica in comune: Cybescopio, ovvero il vostro osservatorio sul mondo della scienza e della tecnologia.

di Franco Forte

L'era dei computer, la telematica, l'affascinante ipotesi del villaggio globale hanno disegnato nuove mappe nella cartografia narrativa della fantascienza, e l'hanno fatto partendo dalla continua e inarrestabile evoluzione della tecnologia, nel cui vortice diventa ormai quasi impossibile riuscire a orientarsi con perfetta padronanza e conoscenza di tutte le novità quotidianamente sfornate dagli scienziati e dai tecnici di tutto il mondo. Eppure le idee di gran parte degli scrittori di fantascienza, anche quelli che navigando sull'onda del successo di Neuromante hanno scelto di approfondire il cyberpunk e tutta la cultura underground che da esso è derivata, si basano su spunti colti nel gigantesco maelstrom della tecnologia in evoluzione, e più spesso di quanto non si creda ipotesi, teorie, esperimenti e conclusioni della scienza moderna sconfinano apparentemente nella materia dell'immaginario narrativo. In questa rubrica, che viene contemporaneamente diffusa attraverso le pagine di Delos, la prima rivista telematica italiana di fantascienza, e quelle di Urania, la più prestigiosa rivista cartacea, cercherò di dimostrare come in alcuni casi non solo il fantastico si è posto come precursore di molte invenzioni tecnologiche, ma di come talvolta la scienza stessa sia andata ben oltre le più moderne speculazioni fantascientifiche.

Una tastiera nella mente

Mentre i tecnici e i designer della Microsoft hanno appena terminato di studiare quella che definiscono la tastiera ideale, ovvero una console pensata per soddisfare anatomicamente la configurazione di braccia e mani degli esseri umani (quello che ne è venuto fuori è un obbrobrio scoordinato più simile a una tavolozza di Van Gogh che a una tastiera per computer), il neurofisiologo americano Jonathan Wolpaw ha messo a punto un'apparecchiatura in grado di leggere gli impulsi mentali inviati dal cervello e codificarli in segnali comprensibili a un elaboratore elettronico. Il che significa, in poche parole, riuscire a controllare un cursore sullo schermo di un computer facendo uso soltanto del pensiero. Tutto nasce dagli studi di Wolpaw eseguiti sui tracciati degli encefalogrammi. Le onde alfa emesse da un cervello umano quando è vigile ma rilassato, vengono registrate da alcuni elettrodi, amplificate e inviate all'elaboratore che le analizza. In base a questa analisi, c'è la possibilità di inviare comandi come attraverso una tastiera virtuale installata nella mente. Questa affascinante speculazione scientifica non è stata sviluppata solamente a livello cattedratico. Sono stati eseguiti degli esperimenti che hanno un gustoso sapore fantascientifico.
Jonathan Wolpaw e i tecnici della sua equipe hanno collegato un volontario all'incredibile apparecchiatura per la lettura della mente, e l'hanno invitato a muovere un cursore che brillava al centro di uno schermo. Ogni volta che uno degli angoli dello schermo si illuminava (secondo una sequenza randomizzata), il volontario doveva far muovere il cursore in quella direzione. Ebbene, non solo l'esperimento è perfettamente riuscito, ma a sentire il volontario, una volta capiti certi trucchi per rilassare la mente e predisporla all'operazione, si è trattato di un giochetto semplicissimo, come bere un bicchiere d'acqua.
Incoraggiato dal successo, Wolpaw è andato oltre. A essere collegato alla sua macchina è stato un aviatore dell'areonautica americana, che attraverso il simulatore di volo di una base militare dell'Ohio, è riuscito a mantenere il velivolo in assetto costante manovrando i comandi esclusivamente con il pensiero.
Per il momento la portata della scoperta di Wolpaw è ridotta dalle difficoltà di interpretazione di tutti i milioni di impulsi neurali emessi dal cervello, ma lo scienziato sembra fiducioso nel futuro, e assicura che presto ci sarà la possibilità di utilizzare la mente al posto del classico mouse per spostare il cursore sullo schermo, entrare nei menù e avviare i programmi.
Siamo solo nel 1995, e già ci siamo arrivati. Meglio di quanto non abbia saputo predire la più coraggiosa fantascienza.

Sesso nella rete

Dovevamo aspettarcelo. Quale poteva essere l'argomento più diffuso, più abusato e di maggiore interesse nelle ingarbugliate autostrade telematiche di Internet, dove la libertà di movimento, di espressione del pensiero e di gusto personale sono ai massimi livelli, lontano dalle limitazioni di leggi e burocrazie mastodontiche? Il sesso, naturalmente. E con l'avvento delle immagini nei comuni circuiti on-line, il cyberspazio e le autostrade telematiche sembrano irrimediabilmente destinati a soccombere alla valanga di materiale erotico scaricata dagli utilizzatori. In America le riviste Playboy e Penthouse hanno pensato bene di cavalcare l'onda della novità e dell'entusiasmo, e hanno subito aperto degli spazi in Internet affollandoli con le immagini provocanti delle loro migliori pin un. Il risultato? Record di affluenze da capogiro. La sola Penthouse ha avuto nel giro di 24 ore qualcosa come 850 mila visite. E quando Playboy ha chiesto alle ragazze americane di comunicare le loro misure e di proporsi alla rivista attraverso la posta elettronica, è accaduto il finimondo: hanno risposto all'appello in 620 mila solo il primo giorno.
Ecco il vero sesso senza frontiere.

I discepoli di Pavlov

Ricordate lo scienziato russo e la sua famosa tecnica, secondo cui il condizionamento ripetitivo sugli animali attraverso suoni, rumori e scariche elettriche era in grado di istruirli a ben determinati comportamenti? Ebbene, non è stato il solo Frederick Pohl a sfruttare queste teorie scientifiche per architettare il suo bel romanzo Le navi di Pavlov. Un allevatore americano ha pensato bene di dotare le sue mucche di apparecchi acustici legati al collare, e di addestrarle al rientro nella stalla per il pranzo al suono di un cicalino telecomandato. E a quanto pare, dopo qualche iniziale perplessità, le mucche si sono dimostrate perfettamente disposte a collaborare.

La frase più lunga del mondo

Probabilmente lo diventerà fra poco, quando sarà abbastanza diffusa in Internet da catturate l'attenzione dei suoi milioni di frequentatori. Si tratta fondamentalmente di un'opera d'arte, escogitata dall'americano Douglas Davis. Avrete già avuto modo di sentir parlare dei romanzi sequenziali, ovvero di quelle opere iniziate da un autore, continuate da un altro e così via fino a quando il quarto o il quinto (ma a volte anche molti di più) non si decide a elaborare un degno finale. Davis ha architettato qualcosa del genere, ma il suo non è un romanzo o un racconto con una storia da raccontare. La sua è una semplice frase, che tutti possono contribuire ad allungare aggiungendo termini, parole, punteggiatura (ma niente periodi completi) liberamente, tendendo in un ideale crescendo all'infinito, e contenendo dunque tutti i concetti, tutte le frasi di tutti i libri esistenti e di quelli che saranno scritti. Davis tiene tutto registrato e aggiornato su disco, ma credo che se il successo della sua iniziativa continuerà all'attuale velocità, sarà presto costretto a cercare un sistema di archivio più capace e potente. Per chiunque volesse mettersi in caccia della World's First Collaborative Sentence di Douglas Davis sul World Wibe Web di Internet, potrà farlo seguendo queste coordinate: http://math240.lehman.cuny.edu/art.
Il presente testo può essere letto in linea o scaricato, e può essere diffuso per via telematica senza limitazioni. Il testo è però di proprietà dell'autore e non può essere utilizzato per scopi commerciali, pubblicato su riviste commerciali o inserito in CD-Rom, senza la previa autorizzazione dell'autore. Inizio pagina | Sommario | Thread | Feedback | Cyberscopio | Update | Matrix | Views | Script | Delos Home