Tre romanzi, i primi due divisi ognuno in quattro volumi, e l'ultimo, Il dio nudo, in due, usciti in questi ultimi due mesi con due enormi volumi di dimensioni (e prezzo) mai visti per una collana da edicola mondadoriana. Urania ha così concluso la grande, infinita saga del ciclo dell'Alba della notte di Peter F. Hamilton, iniziata nell'agosto di due anni fa.

Ha impiegato sei anni, Hamilton, per scrivere questi tre enormi romanzi. Il primo, The Reality Disfunction (La crisi della realtà) era uscito in prima edizione nel 1996, e su Urania nel 2002. Poi era seguito nel 1997 The Neutronium Alchemist (L'alchimista delle stelle) e infine nel 2000 The Naked God (Il dio nudo).

L'autore comprò la sua prima macchina da scrivere nel 1987 e racconta che nel primo periodo di attività collezionò una lunga lista di rifiuti da parte delle case editrici per i suoi primi racconti. Dopodiché ebbe più fortuna e fu pubblicato il primo dei romanzi del ciclo di Greg Mandel, detective privato con un impianto telepatico che agisce in un'Inghilterra dal clima similtropicale a causa del riscaldamento del pianeta. Anche in questo caso si arriva alla trilogia. La serie di L'Alba della Notte è ambientata in un futuro assai più distante e lascia il pianeta Terra per avventurarsi in giro per l'intera galassia. Battaglie spaziali, armi superpotenti e imperi galattici sterminati, gli appassionati di Space Opera allo stato puro hanno certamente di che essere stuzzicati. "Ho ricordi vivissimi di quando leggevo EE Doc Smith all'età di circa tredici anni, l'età migliore per leggerlo" racconta Hamilton "sono sicuro che se lo leggessi adesso non reggerebbe altrettanto bene, ma ho sempre amato le sue space opera." Hamilton è affascinato dalle possibilità della scienza ma ama mescolarle con elementi di altri generi. "Le contaminazioni tra generi portano nuovi approcci, differenti angolazioni e aspetti freschi che possono essere usati per esplorare l'essere umano. Qualcuno mi ha definito un incolla-generi, una grande definizione." L'autore ammette che quando ha cominciato a scrivere La crisi della realtà non si aspettava che sarebbe venuto così lungo: "Pensavo che sarebbe venuto circa di 750 pagine ma poi situazioni e personaggi sono cresciuti..." e sono diventate circa mille pagine. Questo da molto più spazio per sviluppare concetti e personaggi. "In definitiva probabilmente parla della fede. Fede in se stessi e fede nella natura dell'uomo. (...) In effetti c'è stato un bel ridimensionamento tra il manoscritto originale e quello che poi è stato pubblicato. Abbiamo tagliato circa 35.000 parole... ringraziate il mio editore per esservele risparmiate !" Ovviamente scrivere tutto questo richiede un lungo periodo di tempo. I tre volumi della Trilogia in questione, in originale The Night's Dawn Trilogy, hanno richiesto ciascuno tra i 18 e i 20 mesi per essere messi a punto. "E' una bellissima sensazione di realizzazione quando si finisce qualcosa di queste dimensioni, ma scrivere in modo solido per così a lungo è anche prosciugante. Non credo che scriverò ancora trilogie così corpose." Gli va comunque reso atto di non aver certamente cercato di allungare il brodo in modo gratuto e artificioso come fanno molti altri autori (specie nel genere fantasy). "Una delle ragioni per tale lunghezza è anche che non mi concentro esclusivamente su eroi e cattivi. C'èanche la gente comune, con le loro storie non meno interessanti. Quali sono gli effetti di un grande conflitto sulle persone comuni ? E' qualcosa che mi sembra spesso nel genere venga un po' sorvolato, come gente normale è coinvoltra negli eventi." Tra i suoi autori preferiti Hamilton cita anche Tolkien, Asimov, Clarke e Heinlein. Anche alcune cose di Larry Niven, soprattutto quello che ha scritto negli anni '70. In tempi più recenti ha apprezzato i lavori di Julian May, Joe Haldemann e Ian McDonald.