Dopo Il sesto senso ogni nuovo film di M. Night Shyamalan è per i critici un invito a nozze, nel senso che possono parlarne male o malissimo senza tuttavia addentrarsi più di tanto in dettagli e spiegazioni per non svelare il colpo di scena che è ormai il marchio di fabbrica di questo nuovo regista culto del cinema fantastico. Il rito si ripete anche per The Village, il nuovo horror in costume del regista, che ha fatto storcere il naso a molti recensori. Dice di lui L. Lumenick del New York Post: "Un cineasta di talento e di grande stile visivo, purtroppo le sue sceneggiature stanno diventando progressivamente sempre più farraginose." R. Ebert sul Chicago Sun Times rivela che dopo aver visto il film "i critici erano soddisfatti di non dover rivelare i segreti della trama. Questo non perché avrebbero rovinato il film ai lettori ma perché se si fossero rivelati non avreste voluto vederlo." A.O. Scott sul New York Times confida che "l'ultima cosa che voglio è rovinare il divertimento, per quanto magro sia." S. Hunter sul Washington Post ci informa con un pizzico di inutile vanità di aver indovinato il finale a sorpresa "piuttosto in fretta, ed il 75 per cento di voi che è più furbo di me ci arriverà anche prima" e per J. Matthews del New York Daily News il film è semplicemente "un noioso pasticcio". Dopo questa bordata distruttiva passiamo a coloro che invece hanno apprezzato The Village. Per C. Rickey del Philadelphia Enquirer è "una storia che fa rizzare i capelli. Shyamalan trasforma con maestria questa storia fiabesca in un agghiacciante racconto di paura" mentre E. Harrison sull'Houston Chronicles afferma che si tratta "del miglior film di Shyamalan dopo Il sesto senso." Critica quindi quantomeno perplessa: solo il 42% delle recensioni positive con un voto medio di 5.5/10, quindi sufficienza sfiorata ma non raggiunta. Il pubblico ha voluto comunque vedere questa insolita vicenda che si svolge in un placido villaggio nel 19esimo secolo alle prese con fatti misteriosi che si svolgono nei boschi li vicino: 65 milioni di dollari d'incasso nella prima settimana di programmazione hanno già fatto recuperare per intero i costi di produzione. Una boccata d'ossigeno per la Disney, reduce da una stagione di tonfi clamorosi quali King Arthur e il rifacimento di Il giro del mondo in 80 giorni e che non ha neanche permesso alla sua divisione Miramax di distribuire quel Fahrenheit 9/11 che invece ha già superato i 100M$ d'incasso, un record assoluto per un documentario. Per la Disney si tratta del miglior debutto di un proprio prodotto del mese di luglio, migliore anche dei 46M$ incassati lo scorso anno da La maledizione della prima luna.

Dando un'occhiata al resto della top ten americana della scorsa settimana troviamo al quarto posto I, robot che incassa altri 10M$ e raggiunge i 115M$ d'incasso complessivo (col 63% di recensioni positive, media 6/10), mentre gli 8 di Spider-man 2 lo portano in totale a 344M$, confermando la popolarità del personaggio (93% di recensioni positive). Deludente invece il risultato di Catwoman di Pitof che, uscito solo la settimana scorsa, già scivola al sesto posto con 29M$ totali. Ai minimi sindacali anche le recensioni positive (solo il 10%, media del 3.1%). Uscita italiana il 27 agosto.

Disastroso invece il debutto di Thunderbirds, diretto da Jonathan Riker Frakes, versione dal vivo della serie a pupazzi inglesi degli anni '60 recensita positivamente dal 21% dei critici, con una media di 4.2/10. Nel suo primo week end nelle sale americane ha incassato appena 2.7M$. I Thunderbirds atterreranno in Italia l'8 ottobre.