Se oggi, mentre state leggendo queste righe, la mattina dell'8 giugno 2004 sta ancora nel vostro futuro, significa che siete ancora in tempo. Se invece sta irrimediabilmente nel vostro passato, può voler dire che avete perso per sempre un'occasione unica nella vostra vita. Per quanto le frontiere della medicina e della genetica possano aiutarci, in effetti è abbastanza difficile pensare che saremo ancora da queste parti tra 243 anni! L'occasione cui ci riferiamo è il Transito di Venere, ovvero il passaggio del pianeta Venere davanti al disco del Sole, un evento che, per la particolare configurazione delle orbite della Terra e di Venere, ha una ciclicità ultrasecolare e che, per questo, è ancora più affascinante e suggestivo. Pensate che l'ultima volta che si verificò, negli Stati Uniti Geronimo guidava l'ultima grande rivolta dei suoi Apache per opporsi al sconfinamento nelle riserve e alla sottrazione del loro territorio da parte del governo americano, mentre in Italia nasceva il primo governo Giolitti. Era il 1882. Il Transito di Venere acquista dunque un significato che va oltre il dato puramente scientifico o spettacolare, perché avvicina idealmente epoche e personaggi della storia umana molto distanti tra loro, non solo in termini cronologici, ma anche in termini culturali, sociali e tecnologici. Senza contare che i Transiti osservati in epoca telescopica, ovvero dall'invenzione del telescopio fino a noi sono soltanto cinque (sarebbero sei, ma pare che nessuno abbia visto il primo!). Il primo Transito di Venere fu previsto da Giovanni Keplero nel 1629. Nel suo Admonitio ad astronomos (lett. Avviso agli astronomi), egli disse che sia Mercurio che Venere sarebbero passati di fronte al disco del Sole rispettivamente il 7 novembre e il 7 dicembre 1631, ma non poté osservarli perché morì nel 1630. Pierre Gassendi riuscì effettivamente a osservare il transito di Mercurio da Parigi, ma non riuscì a fare la stessa cosa con quello di Venere perché quel transito non era visibile dall'Europa. Così il transito del 1631 passò inosservato e il primo che riuscì a osservare il passaggio di Venere davanti al disco del Sole fu, nel 1639, il giovanissimo Jeremiah Horrocks il quale, per la prima volta nella storia, documentò l'osservazione di un transito di Venere il 4 dicembre dall'Inghilterra. Prima dell'invenzione del telescopio, ovvero prima del 1610, non è invece dato sapere se qualcuno sia mai riuscito ad assistere a un transito, e questo per un duplice motivo. Innanzitutto, a differenza delle eclissi di Sole che sono manifestazioni palesi, il transito di Venere occulta solo lo 0,5% della luce solare, per cui passa certamente del tutto inosservato a un osservatore inconsapevole. In secondo luogo, il transito di Venere può essere osservato solo mediante l'utilizzo di appositi filtri solari che schermino sia la luce che le radiazioni nocive, per cui è assai difficile che osservatori dell'antichità possano essere riusciti nell'impresa, se non all'alba o al tramonto in cui è effettivamente possibile l'osservazione diretta del Sole a occhio nudo. Ma in tal caso il pianeta Venere avrebbe potuto essere scambiato per una semplice macchia solare particolarmente estesa, fenomeno di cui alcuni popoli come ad esempio i cinesi, erano consapevoli e di cui avevano spesso lasciato traccia nelle loro registrazioni. Anche i Babilonesi, i quali tra i popoli antichi erano tra i maggiormente devoti al culto di Venere/Ishtar e che per questo erano arrivati ad avere una notevole conoscenza del moto celeste del pianeta, non hanno lasciato alcuna testimonianza dell'osservazione di un transito di Venere. L'osservazione pre-telescopica di un transito di Venere che gode del maggior credito tra gli storici è quella che sarebbe potuta accadere il 25 maggio 1518 ad opera di Montezuma. Il capo del popolo Maya era infatti solito osservare ogni giorno il sole a scopo divinatorio, sia all'alba che al tramonto, ed è quindi possibile che abbia osservato la silhouette di Venere che, visibile dal Sud America, quel giorno attraversò il disco del sole al tramonto. Inoltre al British Museum è conservata anche una statuetta di giada che raffigura il dio Quetzalcoatl nella personificazione di Venere che porta al collo il Sole come ornamento. E questa potrebbe essere l'effettiva testimonianza di quell'evento straordinario. Certo è che, se così fu, a Montezuma il transito di Venere non dovette risultare granché di buon auspicio, visto che solo due anni dopo sarebbe sbarcato Cortès... continua