Tutto combacia nel secondo capitolo delle avventure de 'La sposa' interpretata da Uma Thurman e anche se la dimensione narrativa del Volume 2 è più intimista e rallentata Kill Bill 2 è - in un certo senso - perfino migliore del predecessore, perché incentrato sulla forza emotiva dei personaggi di cui conosciamo virtù e debolezze.

Ritroviamo nuovamente la Sposa dove l'avevamo lasciata e lei ci racconta come - il giorno del 'massacro ai due pini' - avesse incontrato sorprendentemente Bill. Sappiamo del suo rapporto con quest'uomo, veniamo a conoscenza delle motivazioni che l'hanno spinto a fare quello che ha fatto e comprendiamo la natura del loro rapporto. Scopriamo anche come la donna è diventata una killer letale con il soprannome di Black Mamba e la seguiamo nel suo spettacolare addestramento con il potentissimo e collerico maestro Pai Mei. Ma - alla fine - abbiamo la consapevolezza che i due episodi di Kill Bill vanno apprezzati come i due tempi di unico film piuttosto che come due pellicole separate. Anche in questo secondo volume Quentin Tarantino dimostra il suo genio con un utilizzo intrigante del bianco e nero e l'esaltazione di tutte le qualità di attrice e di donna di una Uma Thurman decisamente perfetta nel suo essere icona di una femminilità moderna e al tempo stesso forte e fragile. Kill Bill Volume 2 è un ottimo film in cui le seduzioni del noir, le suggestioni del cinema di Hong Kong si fondono in una visione nuova gestita da Tarantino con equilibrio e dinamica eleganza. In più veniamo a conoscenza del lato più privato de 'La sposa' e la vediamo colpita al cuore nel profondo dall'arma più letale di tutte: l'amore. In questo senso Tarantino gioca con lo spettatore donando alla narrazione una dimensione più alta e matura, accantonando spade e colpi di kung fu, mettendo piuttosto a fuoco l'anima dei personaggi. Non mancano i duelli e i momenti di grande tensione, che fanno comunque anche di questo film un capolavoro di genio ed originalità in virtù di un'arte della contaminazione di generi e situazioni che sembra una sintesi ed una celebrazione di tanto grande e meno noto cinema degli ultimi sessanta anni. Da non perdere!