Quando nell'autunno dello scorso anno, Mike Brown, Chad Trujillo e David Rainbowitz scoprirono Sedna subito si accorsero di una sua strana caratteristica: ruotava su se stesso molto lentamente. Il tempo di rotazione era stimato in almeno venti giorni, e questo fece supporre l'esistenza di una luna la cui interazione gravitazionale abbassasse la velocità di rotazione del planetoide. Ma sembra proprio che così non sia. L'esame di 35 immagini riprese recentemente dal telescopio spaziale Hubble non ha mostrato la presenza di alcun satellite, almeno di dimensioni superiori a un sesto del diametro del planetoide stesso, tale è la risoluzione di Hubble a quella distanza. E questo rende Sedna ancora più singolare. "Sono sconcertato dall'assenza di una luna," ha affermato Mike Brown dopo aver visto i risultati ottenuti dall'HST. Sedna, lo ricordiamo, è il corpo celeste più lontano del Sistema Solare che sia mai stato osservato finora. Del diametro di circa 1500 chilometri, è stato osservato quasi al suo perigeo, ovvero nel punto in cui è più vicino al Sole (e anche a noi) a una distanza di circa 76 Unità Astronomiche, ovvero a oltre 11 miliardi di chilometri dal Sole, ma la sua orbita fortemente ellittica lo porterà fino a una distanza massima di 1000 UA, ovvero a oltre 149 miliardi di chilometri da noi tra circa 5.000 anni. Una sua rivoluzione intorno al Sole dura infatti ben 10.500 anni e la sua distanza media risulta così molto maggiore di quella degli oggetti della Fascia di Kuiper, la zona oltre Nettuno in cui si trovano oggetti di piccole dimensioni tra cui Varuna, Quaoar e il recente 2004DW. Per i suoi scopritori, Sedna sarebbe quindi da ritenere piuttosto un oggetto appartenente al margine interno della Nube di Oort, la "fabbrica" delle comete. Questo nuovo indizio sulle caratteristiche di Sedna potrebbe fornire ulteriori informazioni sulla natura e l'origine degli oggetti che si trovano nelle regioni più remote del nostro Sistema Solare.