Viene riproposta da Fanucci in edizione tascabile ed economica l'antologia del 1995 Schegge d'America curata da Larry McCaffery che propone molti tra i più famosi scrittori contemporanei statunitensi e li inscrive tutti dentro una "nuova" categoria letteraria, l'Avant pop. Non essendo questo il luogo per discussioni lunghe e tediose di critica letteraria mi limito a poche osservazioni personali: gli autori considerati sono decisamente troppo eterogenei tra loro per essere compresi sotto un'unica etichetta (come accomunare Don DeLillo, Paul Aster con William Gibson e Bruce Sterling?); la definizione di avant pop non ha contorni ben definiti, è poco chiara e troppo vasta, sembra inglobare la completa produzione contemporanea americana senza le dovute distinzioni; la postfazione di McCaffery cita l'Odissea, la Bibbia, l'Inferno di Dante (definito "la madre di tutte le space opera"!) Rimbaud, i fratelli Marx, i Beatles, Kubrick, i Simpson ecc... come "opere che hanno contribuito a formare l'ideologia e l'estetica dell'Avant pop insieme a libri, dischi, film, programmi televisivi...": mi sembra che si esageri un po' nelle influenze... Infine, anche se magari è vero che tutti questi autori muovono da un background comune, da una società massificata, da degli stessi problemi e domande, ciò non significa che giungano a risultati uguali o almeno simili, tali da riunirli sotto una stessa categoria.

Tralasciando queste discussioni critiche di relativo interesse i racconti inseriti nell'antologia forniscono un panorama molto ampio della produzione statunitense degli ultimi anni: si passa dai nomi dei più conosciuti maestri del romanzo contemporaneo (i già citati Paul Auster, Don DeLillo, ma anche Tom Robbins) ai fondatori del cyberpunk (Gibson e Sterling) e ai loro successori (Paul Di Filippo e Marc Ladilaw) a quelle che vengono definite "scrittrici postfemministe" (Eurudice e Lynne Tillman) fino ai meno conosciuti Baldwin, Erickson, Coover, Pell, Padawer, per citarne alcuni.

Il livello dei racconti non è però sempre soddisfacente, anzi. I migliori sono i racconti di Leyner, Oh, Fratello! che ricostruisce il processo dei due gemelli Menendez colpevoli di aver ucciso i genitori a colpi di mitraglietta e la assurda difesa del loro avvocato difensore e Alibi pulp di Di Filippo dove invece si ricostruiscono gli immaginari alibi (tra il pulp, la fantascienza e l'assurdo) di O.J. Simpson, giocatore di football americano, accusato nel 1991 di aver ucciso la moglie con il suo amante. Altri racconti sono invece illeggibili, forse per il loro essere troppo sperimentali, come quelli di Baldwin o di Blair che propongono delle specie di composizioni miste di fotografie e testo ma che secondo me lasciano il tempo che trovano. Anche i testi di Gibson, DeLillo, Auster, Sterling non sono all'altezza della fama (meritata) di questi grandi scrittori, non sono esempio delle loro grandi capacità.

Nonostante queste critiche ritengo che sia comunque un antologia da vedere, di cui tenere conto e su cui discutere, sempre che si sia interessati al discorso critico e alle teorie del curatore (sia condividendole che negandole).