Delos 31: Memories of green Memories of green

di Vittorio Curtoni

i miei più

celebri editoriali (2/2)

Non sappiamo se Delos sia entrato nella storia della fantascienza italiana, ma sicuramente la storia della fantascienza italiana è entrata in Delos. Vittorio Curtoni, già direttore delle mitiche riviste Robot e Aliens - e comunque un bel po' mitico già di suo - ha accettato di portare sulle nostre pagine una collezione di gustosi aneddoti del fandom e dell'editoria italiana. Ah, per sua volontà, il sottotitolo di questa rubrica è "i farneticanti ricordi del vecchio Vic". Almeno sapete cosa aspettarvi...

Ed eccoci al secondo, fatidico mio editoriale rimasto famoso (più che altro infame) nella storia della sf italiana. Nessuno prima di me, e nemmeno dopo, a quel che mi risulta, ha mai osato insultare in modo così sanguinario i propri lettori... Be', adesso leggetelo. Poi farò i miei commenti. Questo singolare brano è apparso sul n. 9/10, luglio-agosto 1980, del mensile Aliens, Armenia Editore, Milano.

avviso importante per i necrofili

E' ormai un fatto accertato che il fandom italiano vive soprattutto in funzione di due grandi amori: la presunzione e la necrofilia. Dire quale rivesta maggiore importanza è difficile, e mi sia concesso di non sbilanciarmi asserendo che entrambi hanno un peso determinante.

La presunzione si esplica, non sempre ma molto spesso, attraverso i giudizi saccenti del tipo "voi non capite niente, adesso vi spiego io e vi faccio vedere come sistemo tutto", rivolti in genere agli operatori professionisti del settore fantascienza. Oltre a ciò, il fan saccente medio capisce sempre le oscure manovre che stanno dietro le decisioni editoriali, intuisce i "veri" motivi che hanno spinto un editore a fare una certa cosa (mentre l'editore, poveretto, si basa su altri; ma è un ignorante), dimostra una competenza enorme in un campo di lavoro che per lui è lontano quanto la più remota galassia, e infine si guarda bene dal tenere in considerazione la professionalità di chi questo lavoro lo fa sul serio (leggi per campare, non per masturbarsi il cervello). Anzi, il fatto che qualcuno operi nel settore da, poniamo, un decennio o un ventennio, che magari alcune cosettine le abbia combinate, che abbia presentato qualche idea nuova sul mercato, è fonte di sacra indignazione: ma come, sempre lui? E quando crepa? Eccoci quindi alla necrofilia, che si evince dagli accorati, disperati rimpianti per le riviste-che-furono-e-non-sono-più, cioè per tutto ciò che è morto, defunto, kaput. Le riviste e le collane di vario genere che ancora esistono, invece, vanno prese a pesci in faccia, dato che il loro carattere non mortuorio mal si addice alle propensioni del fandom.

E' quindi con legittimo orgoglio, e con la salda convinzione di fare un piacere grosso così a tutti i veri fan, che ho l'onore di annunciarvi che questo che avete fra le mani è l'ultimo numero di Aliens, una delle tante riviste che grazie alle vostre cure e al vostro affetto cessano le pubblicazioni.

Ciò sarà per voi motivo di feconda soddisfazione. Così come oggi, sulle pagine delle vostre fanzines, scrivete "ahimé com'era bello Robot", e dato che tutti lo dicono, lo scrivono e lo pensano non si riesce a capire perché mai ai suoi tempi Robot non vendesse le copie necessarie a garantirgli la sopravvivenza (in inglese esiste una magnifica frase per situazioni del genere: "Dov'eri quando avevo bisogno di te?"); così dal mese prossimo potrete scrivere, dire e pensare "Ahimé com'era bello Aliens", e dignitosamente cullarvi nella convinzione che in Italia le riviste di sf non sopravvivono.

Giusto, oh quanto giusto. Non sopravvivono perché la necrofilia del vero fan ne esige la morte. Tanto per fare qualche nome, potrei ricordare altre imprese notevoli che hanno preceduto Aliens nell'assunzione all'empireo dei defunti, dopo agonie più o meno lunghe: Oltre il Cielo, Interplanet, Futuro, Gamma, Fantascienza Ciscato, Robot. Non vi bastano? Ho citato solo i casi più celebri e più riusciti. I cadaverucoli da due soldi persi distrattamente per strada non si contano, non entrano nella mitologia del fandom. Più che giusto.

Intendiamoci: non è che Aliens chiuda per soddisfare le vostre cupe brame. Figuriamoci. Il fatto è che proprio non vende. E' vero, sì, che eravamo partiti dal presupposto di livelli di vendita modesti, quel tanto che bastava per continuare a uscire; ma non li abbiamo raggiunti. Avete ragione voi: le riviste, in Italia, devono morire.

Però, se ci permettete, vorremmo fare una considerazione di qualità sul tipo di pubblico che in Italia legge sf. Aliens è stata accusata di essere una rivista sciocca, superficiale, ludica (perché infarcita di troppe fotografie), insomma, una delle tante "imprese commerciali" del diabolico Armenia. E' stato detto che ci vogliono articoli "veri", che la sola critica che ha peso è quella accademica, quella dura, difficile, il cui linguaggio è penetrabile solo da pochi iniziati.

Allora spiegateci come mai, se siamo tanto commerciali, non vendiamo. E spiegateci anche come mai Urania sia la pubblicazione da sempre più vituperata dagli appassionati e al tempo stesso la più venduta, tanto da arrivare a svariate decine di migliaia di copie la settimana. La conclusione ci pare ovvia: in realtà, Urania è ciò che volete, ciò che amate, ciò che bramate. E allora tenetevela. Ma piantatela, per favore, di insultare Fruttero e Lucentini. Questi due signori conoscono benissimo i loro polli, confezionano il prodotto tenendolo al livello del pubblico che lo recepisce, fra alti e bassi più o meno consistenti; e vendono allegramente ciò che vendono. Fanno bene, fanno benissimo.

Unicuique suum, cari amici del piffero.

Quindi, addio. Entriamo nell'olimpo. Ne siamo tutti molto contenti, e certo voi lo sarete più di noi. Attendo con ansia di leggere sulle più dotte fanzines le follie che scriverete per spiegare la chiusura di Aliens; perché sono già certo di non averne afferrato i veri motivi, ma ho la certezza matematica che voi mi spiegherete tutto. Il che mi conforta e lenisce il dolore.

Nel frattempo, a nome dell'editore e mio personale vi porgo un cordiale "spettabile pubblico, ci hai rotto i coglioni", e mi firmo,

mortalmente vostro

Vittorio Curtoni

Rieccomi qui. On line nel presente. Back to the Future.

Che era accaduto nel lontano 1980? Come mai tanto furore?

Nel 1979, poco dopo la defunzione di Robot, a Giovanni Armenia venne l'idea di Aliens: una rivista di grande formato, divisa in varie sezioni (Critica, Cinema, Fadom, Fantasy, eccetera) ciascuna affidata a un suo curatore. Il sottoscritto si occupava della critica. A essere onesto, io avevo cercato in tutti i modi di dissuadere Giovanni dall'iniziativa, andando contro i miei stessi interessi. Il mio ragionamento era semplice: ma come, Robot è finita com'è finita e adesso tu vuoi fare una rivista con ancora meno narrativa e più saggistica? Sarà una catastrofe! Niente da fare, lui non ci sentì. E si partì. E si arrivò alla catastrofe. Con una velocità impressionante: messo in edicola l'ottavo numero, Giovanni decise di chiudere col decimo. I dati di vendite erano talmente bassi da lasciare allibiti.

Quel giorno ero in redazione per seguire l'impaginazione del numero, come facevo tutti i mesi. A un certo punto, mentre controllo gli impaginati, mi arriva Armenia come una furia e mi fa (più o meno): "Vittorio, ma non diciamo niente? Io ne ho piene le palle di questi che non comperano le riviste di fantascienza!" Mi invitava a nozze! Lo guardo e gli dico: "Vuoi che mi scateni?" E lui: "Scatenati!" Non doveva dirlo. Infilo un foglio in una delle potenti macchine per scrivere elettriche dell'Armenia Editore e in un quarto d'ora partorisco questo pezzo di insulti per i lettori. Lo porto a Giovanni che lo legge, si illumina, e dice: "Subito in tipografia con l'impaginato!" Detto fatto.

Più tardi passò in redazione il vecchio Giuseppe Caimmi, al quale feci leggere il pezzo con molto entusiasmo. Giuseppe mi scongiurò di non pubblicarlo. Ah! Carissima persona, uomo mirevole, ma quando mi scateno io...

Oggi non lo rifarei più. E credo che nemmeno Armenia mi chiederebbe più di farlo. Siamo più vecchi & più saggi entrambi. Insomma, io adesso ho quasi cinquant'anni, e all'epoca ne avevo trentuno; e un po' perché temo di avere ereditato per via genetica la fragorosa tendenza alle incazzature di mia madre, un po' perché credo di avere subito l'influenza di Roberta Rambelli e della sua sacrosanta irruenza di editor fantascientifico, a lungo ho sentito il dovere di spiattellare chiaro e tondo in pubblico quel che mi passava per i precordi. Anche a rischio di sbagliare, com'è ovvio in questo caso.

Non si può scrivere un editoriale per insultare i pochi audaci che ancora comperano una rivista. Non si possono stabilire paragoni tra Urania e una rivista che al settanta per cento conteneva saggistica e informazione. Non si può pretendere che esista uno "zoccolo duro" di appassionati di fantascienza più consistente di quel che sia mai esistito. In realtà, non pensavo allora e non ho mai pensato molte delle cose che ho scritto in quel pezzo. Ma eravamo così pieni di delusione, di tristezza, di rabbia... Detto tutto questo, siccome non vorrei fare la figura del pentito, mi premuro di aggiungere che le critiche che la rivista ricevette (l'eccesso di materiale fotografico e la scarsa "accademicità ", ovvero l'eccessiva leggibilità, degli articoli) mi paiono ancora scerebellate. E per quel che ricordo, il fandom dell'epoca andò giù piuttosto pesante su questi tasti.

Non l'ho capito allora, non lo capisco oggi. Ma da qui a esibirmi in uno sfogo di quel calibro ne corre.

Però, per chiudere, consentitemi almeno una soddisfazione: è un editoriale ben scritto, no?: )

Ciao da Vic

Per chi volesse saperne di più, la rubrica di Delos Numeri 1 ha trattato di Robot nel numero 19 e di Aliens nel numero 25.