Stanchi e un po' annoiati, otto anni dopo il primo 'frizzante' episodio tornano i due poliziotti di Miami interpretati da Will Smith e Martin Lawrence, diretti da un Michael Bay tutto incentrato sulla spettacolarizzazione estrema della storia, a discapito della 'commedia'. Tra spari, botti, corse in motoscafo, esplosioni, cadaveri e proiettili, Bad Boys 2 sembra essere un film sostenuto da un'idea sottilissima e molto anni Ottanta in stile 'Miami Vice'. Un signore della droga cubano, spietato, ma devoto, ha deciso di impadronirsi del mercato dell'ecstasy della città della Florida. Tra lui e il suo sogno si mettono soltanto due poliziotti tenaci e pasticcioni. Soltanto che - stavolta - la 'strana coppia' composta dal tutto casa e famiglia Lawrence e dal 'fighetto' Smith non crea l'alchimia del primo episodio. Questo perché a gettare benzina sul fuoco dell'esilarante contrasto di caratteri del primo film (l'esordio del regista di The Rock, Armageddon e - purtroppo - di Pearl Harbor) manca un personaggio 'forte' come quello di Tea Leoni, sostituita - dal punto di vista pratico - da un'anonima sebbene 'appetibile' Gabrielle Union.

Certo il film non manca di dinamica di ripresa e del riflesso dello stile di un Michael Bay sottotono. Eppure, quello che davvero sconcerta, è il fatto che per la seconda volta consecutiva dopo il film dedicato all'attacco giapponese, Bay - autore noto e apprezzato per la compattezza narrativa delle sue storie - aggiunge una 'codina' al film con i 'nostri' poliziotti metropolitani che diventano marines. Come se questa parte (posticcia nella sceneggiatura) fosse quella che interessa di più al regista che negli ultimi minuti riacquista improvvisamente il suo 'tocco' fatto di rallenties e di un montaggio elegante e suadente. Una pellicola prodotta dal repubblicano Bruckheimer che - sorprendentemente - ha bisogno di un finale politico con un nemico 'cattivo' per una franchise che nel corso degli anni ha perso di vigore e - chissà - anche di appeal.