Da qualche giorno è in tutte le fumettterie d'Italia il volume Tom Strong (208 pp., a colori, 16 euro), che raccoglie le prime 7 storie di uno dei personaggi più riusciti dell'intero universo narrativo ABC (acronimo per significare - tra la burla e la dichiarazione d'intenti - "America's Best Comics") ideato dallo sceneggiatore inglese Alan Moore (da molti considerato nientemeno che il migliore al mondo) e apparso negli Stati Uniti dal giugno 1999. In Italia le sue avventure sono apparse nel trimestrale ABC della Magic Press (di cui è appena uscito un numero speciale, strapieno di chicche fumettistiche ma non solo) e ora vengono raccolte per una fruizione più omogena.

Nato su un'isola deserta agli albori del Novecento (proprio nel 1900), oggi Tom vive con la moglie Dhalua, la figlia Tesla, lo scimpanzé King Solomon e Pneuman, un robot senziente agghindato a maggiordomo. Stabilitosi a Millennium City, Tom Strong ne diventa subito il protettore e con la sua famiglia sventa gli attacchi di diversi nemici dell'umanità. Forse stanco di esplorare le nevrosi dei supereroi (dopo la plumbea saga-capolavoro Watchmen e la scanzonata serie di Supreme, prima di radunare i personaggi più celebri della letteratura dell'Ottocento nella geniale Lega degli Straordinari Gentlemen, presto su grande schermo con Sean Connery), con questo personaggio Alan Moore rivolta la frittata (sbizzarrendosi con improbabili villain dai nomi di Uomo Modulare, Pangea o Svastica Girls), per di più giocando contemporaneamente con diversi generi, miscelando lo steampunk più strambo all'avventurosa più classica, dosando sapientemente cambi di scena, suspense e dialoghi: segnaliamo in particolare il primo episodio, esemplare per chiunque voglia introdurre i personaggi di una fiction seriale, introducendo protagonisti con un loro spessore e le loro motivazioni in sole 32 pagine.

Pur non rinunciando a dotare la vicenda di un certo humor, qua e là si affrontano argomenti come "il dilemma del prigioniero" nella Teoria dei Giochi di Nash o la possibilità di un'intelligenza artificiale capace di autoreplicarsi...

Una nota di plauso va anche al disegnatore Chris Sprouse, già collaboratore di Moore nella serie Supreme (anche quella un chiaro omaggio al capostipite Superman, pubblicato in USA nel 1938), capace di destreggiarsi tra il registro comico e quello drammatico, dalle scene d'azione a quelle più di riflessione, quasi impegnato a gareggiare con lo sceneggiatore a rendere scorrevole e piacevole la lettura, senza dimenticare le esperte chine di Alan Gordon e gli sgargianti colori di Tad Ehrlich..