Delos 28: Memories of green Memories of green

di Vittorio Curtoni

il festival di trieste

(tomo primo)

Non sappiamo se Delos sia entrato nella storia della fantascienza italiana, ma sicuramente la storia della fantascienza italiana è entrata in Delos. Vittorio Curtoni, mitico direttore della mitica rivista Robot, ha accettato di portare sulle nostre pagine una collezione di gustosi aneddoti del fandom e dell'editoria italiana. Ah, per sua volontà, il sottotitolo di questa rubrica è "i farneticanti ricordi del vecchio Vic". Almeno sapete cosa aspettarvi...

Il Festival Internazionale del Film di Fantascienza è esistito a Trieste per vent'anni, dal 1963 al 1982. Ormai è solo un ricordo nella memoria di non molte persone, e non ha lasciato tracce significative al livello strettamente cinematografico: era un festival abbastanza povero, o forse solo gestito con criteri provinciali. Di certo le grandi produzioni cinematografiche (che so, 2001 o Guerre stellari, per citare due titoli) non vi sono mai approdate. Dall'America arrivavano in genere le opere di serie B, filmacci come Inseminoid (l'unico film di sf che io abbia mai visto in cui appaia un primo piano di un rapporto sessuale tra un alieno e una donna terrestre!), e spesso il grosso del programma delle pellicole in concorso era costituito da film dell'Est europeo*. I film migliori che io ricordi erano quelli prodotti nell'ex Cecoslovacchia, storie fantastiche spesso assai divertenti che però in Italia sono arrivate solo in rarissimi casi. Le cose migliori sono state espresse da alcune delle retrospettive organizzate di anno in anno, come le straordinarie Fant'Italia e Fant'America curate da Lorenzo Codelli e Giuseppe Lippi, nonché dalla cineteca La Cappella Underground.

Però il fatto è che a Trieste si andava non tanto per vedere bei film quanto per passare una decina di giorni immersi nella fantascienza da mattina a sera, fra amici. Come rimpiango le mie incursioni annuali in quella bellissima città, nella seconda metà di luglio... Per me era l'oasi più attesa nell'intero arco di un anno. Ho considerato fin dal primo momento un lutto personale la morte del festival triestino, e non ho ancora cambiato idea.

Nel 1963, alla prima edizione, io non c'ero. Ero troppo giovane. Quel che vi accadde, però, mi è stato raccontato da varie persone dell'ambiente e ha rappresentato una svolta decisiva (o meglio, la sanzione ufficiale di uno stato di fatto) per la sf italiana. Gli organizzatori, alla prima esperienza, ebbero la malaugurata idea di invitare diversi autori italiani, e nel corso di una torrida tavola rotonda si celebrò lo scontro ufficiale tra rambellidi e antirambellidi**, cioé tra i sostenitori del gruppo Galassia, Galaxy, SFBC e i sostenitori del gruppo Futuro, Interplanet, Oltre il Cielo (con, s'intende, tutte le possibili sfumature intermedie). Fu, a quanto mi è stato narrato, il caos! Una colossale litigata in diretta di fronte agli occhi attoniti dello staff del festival. Tra i partecipanti alla bagarre, se non ricordo male, Roberta Rambelli, Sandro Sandrelli, Lino Aldani, Inisero Cremaschi, Luigi Berto. A scanso di equivoci e querele preciso subito che potrei anche sbagliare su qualche nome, ma comunque i due schieramenti erano perfettamente definiti nella realtà e sulle pagine delle rispettive pubblicazioni. Costoro se ne dissero di tutti i colori, e il risultato fu che quella che poteva diventare una sede stabile per gli incontri degli autori italiani non lo fu mai, almeno a livello ufficiale. Di tavole rotonde con i nostri scrittori non si parlò più per almeno un decennio. A Dio piacendo, almeno quella volta non fui io a scatenare i cozzi stellari per i quali vado giustamente celebre.

Il mio primo festival fu nel 1965. Terza edizione per Trieste, e mia prima, violentissima emozione, a sedici anni, nell'entrare in contatto diretto con personaggi che conoscevo soltanto di nome (anche se con alcuni di loro già intrattenevo un'imberbe corrispondenza), autori che magari leggevo da anni, fans che non sapevo nemmeno esistessero ma assunsero immediatamente ai miei occhi lo status di esseri superiori, saggissimi, e degni della massima venerazione. Cito in ordine sparso l'immane truppa che ebbi il privilegio di conoscere d'un botto, in poco più di una settimana, e di frequentare con la cordialità tipica degli antichi commilitoni: Sandro Sandrelli, Luigi Naviglio (che per me sino ad allora era Louis Navire, l'autore francese pubblicato da Cosmo dell'editore Ponzoni), Luigi Cozzi, Franco Fossati, Adalberto Cersosimo, Massimo Pandolfi, Riccardo Leveghi (che arrivò a Trieste portando la prima fanzine della mia vita, L'Aspidistra), i triestini Luigi Berto, Gogo Tao (alias Gianfranco) Carrara, Fabio Pagan, Gianfranco Battisti... E senza dubbio ho dimenticato qualcuno. Chiedo scusa a priori. E' che sono ricordi troppo ricchi, una cornucopia di persone e di emozioni di quelle che capitano molto di rado nella vita.

Non fu una convention a livello ufficiale, ma lo fu nella realtà. Io, che venivo dalla provincia piacentina e sino ad allora mi ero sempre trovato completamente isolato nella mia passione, non riuscivo a capacitarmi di tanta fortuna, non sapevo nemmeno da che parte girare la testa, tale era l'abbondanza di materiale umano dal fascino assoluto. Uno shock, sinceramente, però uno shock per il quale sarei stato pronto a vendere l'anima. E nessuno me la chiese, oltre tutto! Fu da quel festival del 1965 che nacque, in effetti, il primo fandom italiano: esisteva già, come ho detto, L'Aspidistra, ma da quell'incontro globale presero vita, nell'autunno dello stesso anno, i raduni qua e là per l'Italia***, e il diluvio apocalittico di fanzines che cominciarono a piovere per ogni dove.

Che festival fecondo! A parte Sandrelli, Naviglio e Berto, eravamo tutti giovanissimi, tra i sedici e i vent'anni o qualcosa del genere, tutti pieni di entusiasmo e di sacro furore fantascientifico. In un modo o nell'altro, riuscimmo a farci accreditare come "giornalisti" e a ricevere il sacro tesserino che concedeva l'accesso gratuito alle proiezioni. Così si instaurò il rituale che per me è poi proseguito per tanti anni: al mattino, di buon'ora, di corsa a un cinema del centro per vedere in anteprima (e in lingua originale, ovviamente; nessuno ci capiva una mazza!) film e cortometraggi della giornata; al pomeriggio, la retrospettiva con le care vecchie pellicole del bel tempo andato; la sera, spesso e volentieri si saliva al castello di San Giusto a rivedere i film della mattina, soprattutto perché lì c'era la traduzione simultanea e finalmente si riusciva a cavare un minimo di senso dai film. Nel tempo libero, chiacchierate interminabili, grandi discorsi, immani progetti, dialoghi sui massimi sistemi della fantascienza. Ragazzi, se non avete mai vissuto qualcosa del genere non potete farvene un'idea. E non sapete cosa vi siete persi! Io ho ancora documentato quell'indimenticabile anno in una serie di fotografie in bianco e nero, una parte delle quali pubblicai su un numero di Robot. All'epoca, come i giapponesi di oggi, giravo sempre armato di una primitiva macchina fotografica, che non ha mai lavorato tanto come quella volta. Poveraccia.

Nel 1966 tornai. Debbo dire che quelli dell'ufficio stampa ci vedevano come il fumo negli occhi, senza dubbio ci odiavano di tutto cuore, ma non riuscirono a tenerci testa. Si riformò la stessa banda, a volte con esiti clamorosi: ricordo sempre Franco Fossati mentre, al Circolo della Stampa, nucleo pulsante delle nostre giornate, chiacchierava con un regista iraniano (del quale ahimè mi sfugge il nome), dandogli a bere il fatto di essere un accreditato critico cinematografico... Il regista era esterrefatto: non avrebbe mai pensato che in Italia ci fossero critici così giovani! Franco, che era un demonio, riuscì addirittura a convincerlo a spedirgli a casa una copia della sceneggiatura del film (che tra l'altro era infame, ma tant'è, Fossati era un collezionista maniaco di ogni cosa): son cose che non tutti potrebbero permettersi!

Ciao da Vic

(Continua, non temete, purtroppo per voi continua sul prossimo numero di Delos)

NOTE

* Va detto che anche qualche film notevole è approdato a Trieste. Tra i titoli più interessanti vorrei ricordare L'uomo dagli occhi a raggi X di Roger Corman, Agente Lemmy Caution, missione Alphaville di Jean-Luc Godard, Hallucination di Joseph Losey, Chi vuole uccidere Jessie? di Vaclav Vorliceck, Fase IV di Saul Bass, Gladiatorerna di Peter Watkins, La Jetée di Chris Maker (dal quale è stato tratto L'esercito delle 12 scimmie, n.d.r.), La morte in diretta di Bertrand Tavernier.

** Sulla genesi e il significato di questi termini tornerò in futuro.

*** Vedi Delos 26.