Per anni questo libro è circolato clandestinamente in Unione Sovietica. Si narra che i fratelli Strugatzki s'incontrassero in un caffè a metà strada fra Mosca e Leningrado: "Oggi il caffè porta il loro nome" (The Spicer, n. 6 (2002), p. 16). Nel 1980 Andrej Tarkovskij girò Stalker, selezionando dal romanzo alcuni elementi: mancavano solo sei anni al disastro di Cernobyl. A quel cinema-cervello - così come al testo degli Strugatzki - si potrebbero applicare le riflessioni elaborate da Gilles Deleuze a proposito di Resnais (Cinema 2. L'immagine-tempo (1985), trad. it., Milano 1997, cap. 8, pp. 226 sgg.), ma questa è un'altra storia.

Veniamo alle vicende del romanzo. Il radiante Peelman - dall'omonimo Nobel per la fisica - indica le sei Zone interessate della Visita aliena: "Come se qualcuno avesse sparato sulla Terra sei colpi di pistola". In esse operano le istituzioni scientifico-militari, ma anche gli stalker: novelli "contrabbandieri" (Alessandro Bertante, in Pulp, 42 (2003), p. 35), "quei giovani disperati, a proprio rischio e pericolo, penetrano nella Zona e si portano via tutto quello che trovano". Infatti, anche se nelle Zone "il sole splende come su qualsiasi altra terra e sembra che nulla sia cambiato", vigono in esse inesplicabili leggi non-euclidee e pullulano gli oggetti dotati di misteriose qualità. E' ancora Peelman a suggerire un'eloquente metafora per spiegare la Visita, "un picnic sul ciglio della strada cosmica": quegli strani fenomeni sono l'equivalente di ciò che, agli occhi degli insetti, sarebbero i rifiuti abbandonati da qualche bivaccatore. Così, oggetti come l'inesauribile etak col quale vengono alimentate le automobili, "sono risposte piovute dal cielo a domande che ancora non siamo in grado di porre".

L'atipico stalker protagonista è Redrich Schouart di Marmont, piccolo centro industriale alla cui periferia c'è una Zona. La posizione di Roscio è estremamente chiara: "Se una persona lavora, lavora sempre per qualcuno, è uno schiavo e basta". Per questo, dopo un ennesimo soggiorno carcerario e tragiche vicende familiari, avrà enormi difficoltà a integrarsi nella nuova situazione: se "il vecchio stalker era un uomo infelice e derelitto, che con ostinazioni animalesca strisciava a pancia in giù per la Zona a guadagnarsi millimetro dopo millimetro il suo gruzzoletto", grazie alla cibernetica "il nuovo stalker è un figurino in cravatta, un ingegnere [che] se ne sta seduto da qualche parte a un chilometro dalla Zona". Anche la Zona si fa ancora più ambigua: "Ora nessuno sa più che cosa sia, se una ferita, un tesoro, una seduzione infernale, il vaso di Pandora, il demonio, il diavolo...".

Grazie al binomio Strugatzki-Tarkovskij, la Zona e la Visita sono divenuti archetipi della science-fiction. Ma non solo: insieme allo Stalker, essi sono vere e proprie "icone verbali contemporanee" (Emanuele Trevi, "Il fascino perverso dell'off limits", in il manifesto, 30 gennaio 2003, p. 14), perché rappresentano un preciso approccio etico e politico al rapporto con l'Altro (parlare di extra-terrestri significherebbe procedere per via negativa), con la tecnologia e il controllo sociale. Non è un caso che Jean-Luc Nancy scriva: "... l'esasperazione ritorna in modo diverso, dalle bidonville si è avvicinata verso i sobborghi e le periferie, verso le zone di ogni specie. (...) La città si dissolve in una conflagrazione o in un groviglio di zone, nella loro geometria variabile che sfida la geografia, che serpeggia in tutte le direzioni" (La città lontana (1999), trad. it., Verona 2002, p. 35).

Sostituiremo allora il motto "Ognuno per sé e Dio per tutti" con quello di Werner Herzog "Ognuno per sé e Dio contro tutti" (come recitava il titolo originale dell'Enigma di Kaspar Hauser)?

Boris (1925-1991) era un astronomo e viveva a Leningrado. Arkadi (1933), esperto di cultura giapponese, resiede a Mosca.