Delos 27: Invasione alternativa di Silvio Sosio

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E' il ciclo di maggior successo degli ultimi mesi: durante la Seconda Guerra Mondiale, la Terra viene invasa da una bellicosa razza aliena, i Rettili. Gli Stati Uniti di Roosevelt, la Germania Nazista e l'Unione Sovietica di Stalin si alleano per respingere il nemico comune. Uno scenario grandioso che Harry Turtledove descrive in tre grossi volumi. E questo mese esce il quarto.

Quando ho iniziato a leggere il ciclo dell'Invasione di Harry Turtledove, ho subito notato una certa rassomiglianza, nell'idea di fondo del romanzo, con Independence day: anche qui ci troviamo a dover affrontare, con armamento tecnologicamente inferiore, un'invasione aliena; anche qui i terrestri accantonano i propri dissapori unendosi contro il nemico comune. C'è uno scostamento temporale, rispetto al film: là i terrestri usufruivano della tecnologia attuale contro armi da Star Trek; nel libro di Turtledove, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, l'arsenale a disposizione dei terrestri è molto primitivo, ma in compenso gli alieni non sono dotati di scudi di energia e di raggi distruttivi, ma di normali carri armati, caccia a reazione e armi nucleari.

Già dopo le prime cinquanta pagine mi sono quindi detto: caspita, non sarebbe male l'idea di trarre un film da questo libro.

Ma man mano che le pagine scorrevano, portandomi a conoscere i vari protagonisti della storia, sparsi su tutto il pianeta, ho cominciato a cambiare idea. Turtledove mette in campo decine di personaggi, dei quali segue la storia, un po' alla volta, portando il lettore dalla steppa della Russia alle campagne cinesi, dalla periferia di Chicago alle scogliere di Dover, dal ghetto di Varsavia fino all'astronave madre del corpo di invasione aliena. Con questa tecnica le pagine scorrono rapidamente, senza che succeda gran ché. Alla fine del primo volume, insomma, ho pensato che più che un film, forse era il caso di trarne una telenovela.

La struttura narrativa del ciclo infatti è proprio quella della soap opera: seguire la vita di tanti personaggi, portare il lettore a immedesimarsi nei loro problemi quotidiani, nella loro storia personale, e poi, dopo qualche pagina, spostare la scena su di un altro personaggio. Ogni tanto le storie si incontrano. Ogni tanto, uno dei personaggi viene ucciso. Ogni tanto, un nuovo personaggio viene inquadrato dalla telecamera.

Intendiamoci, paragonare il ciclo dell'Invasione a una telenovela non vuole essere un giudizio sulla qualità dell'opera. Una cosa è certa: come l'amico di Nanni Moretti in Caro Diario, che non aveva sentito il bisogno di vedere la televisione per trent'anni e poi cade nella dipendenza da Beutiful, così anch'io, che in genere evito le saghe e cerco di evitare anche i libri più grossi di trecento pagine, sono rimasto intrappolato nella ragnatela di Turtledove, finendo per divorarmi tre volumoni di oltre cinquecento pagine in breve tempo. E ora attendo con impazienza l'uscita del capitolo finale, previsto per questo mese.

Perché il ciclo dell'Invasione ha un fascino non indifferente. Non accade molto, è vero, ma ciò che conta non sono gli eventi, quanto la capacità di trascinare il lettore nell'ambientazione della guerra, del Secondo Conflitto Mondiale. Nonostante la realtà storica sia inevitabilmente mescolata con la fantasia distopica dell'invasione aliena, il lettore non può fare a meno di imparare molte cose interessanti sul periodo trattato.

Ma c'è di più.

Turtledove riesce a creare un punto di vista del tutto nuovo dal quale osservare la Seconda Guerra Mondiale. Un periodo sul quale, se ci riflettiamo un attimo, la nostra opinione è inevitabilmente influenzata dalla mitologia creata dal cinema americano del dopoguerra. Insomma, siamo abituati a vedere la seconda guerra mondiale con gli occhi dei vincitori: alleati buoni e senza macchia e tedeschi malvagi e inumani. Persino un po' stupidi, invariabilmente giocati dalle gesta eroiche dei furbi americani.

Qui la situazione è diversa: in questa guerra che unisce l'umanità contro l'invasore alieno, anche i tedeschi sono un valido alleato. Certo, si può discutere molto sul punto di vista di Turtledove: ma uno degli aspetti della fantascienza più interessanti è proprio la capacità di indurre a vedere le cose da un punto di vista diverso, e non è tanto importante se il nuovo punto di vista sia giusto, quanto il fatto che questo stimola la riflessione. E in questo Turtledove riesce senz'altro, soprattutto grazie alle molte idee personali che, di soppiatto, inserisce nella storia.

Per esempio, partiamo dai tedeschi.

La Germania di Turtledove è l'avversario più pericoloso per l'esercito dei Rettili: è dall'ingegno tedesco che arrivano, una ad una, le nuove armi che sono in grado di mettere in seria difficoltà gli alieni. Il grande cannone Berta che distrugge due astronavi; i primi aerei a reazione e i primi missili; i gas nervini; e infine, subito dopo gli Stati Uniti, sono proprio i tedeschi a gettare le prime armi nucleari.

I soldati tedeschi di Turtledove sono gli unici veri eroi del ciclo. Il maggiore Jäger e il colonnello Skorzeny sono i protagonisti di imprese al limite dell'implausibilità, e riescono invariabilmente a far passare i potentissimi alieni per stupidi allocchi. Ma attenzione: sono essenzialmente soldati, non nazisti. Il loro atteggiamento nei confronti di Hitler, del massacro degli ebrei, è un sordo senso di colpa che oscilla fra l'incredulità e l'orrore.

Non ci sono mai scena di violenza tedesca contro gli ebrei. Turtledove pone la sua attenzione sul ghetto di Varsavia nel momento in cui questa viene conquistata dai Rettili. Quasi a voler ristabilire l'equilibrio dei piatti della bilancia della correttezza politica, Turtledove ripete fino alla noia il concetto che gli se ebrei accettano la venuta dei Rettili e collaborano con l'invasore alieno è per puro spirito di sopravvivenza: meglio sottomessi che uccisi dai nazisti. Ma, seppure in un clima di tensione, Turtledove riesce a far collaborare partigiani ebrei russi e polacchi con soldati nazisti in varie occasioni, e l'unico caso di violenza gratuita fra le due parti è l'uccisione di un soldato nazista da parte di ebrei inferociti.

Ben diverso è l'approccio di Turtledove con i comunisti, russi e cinesi, che vengono dipinti come ridicole macchiette, tutti presi dal proprio conflitto interiore nel cercare di conciliare gli istinti di esseri umani con la dialettica marxista. Terrorizzati, soprattutto i russi, dallo spettro della purga tanto da riuscire a confidarsi solo con soldati tedeschi o inglesi.

In un affresco così globale, che attraversa gli Stati Uniti, l'Inghilterra, la Polonia, la Russia, la Cina, il Giappone, la Germania, la Francia e persino la Jugoslavia, viene spontaneo chiedersi cosa accada nelle altre aree del pianeta. Forse, essendo aree meno evolute tecnologicamente, sono state semplicemente conquistate dai Rettili senza colpo ferire.

Come accade all'Italia, dove un Re e un Papa collaborazionisti nel modo più viscido accettano l'arrivo dei Rettili senza scomporsi, anzi esortando la gente ad accettare il nuovo padrone. Mussolini si oppone e viene imprigionato, per essere poi liberato dall'eroe tedesco Skorzeny. Lo si rivede per un attimo negli Stati Uniti, in compagnia di Albert Einstein.

Turtledove annota brevemente come, comunque, gli italiani si siano organizzati in bande partigiane che si oppongono ai rettili, e sabotino regolarmente le fabbriche e le basi aliene. In ogni caso, nulla impedisce ai tedeschi, al termine del terzo romanzo, di eliminare un bel po' di Rettili e un Re e un Papa scomodi (oltreché un bel po' di popolazione civile e un patrimonio artistico insostituibile, ma né i tedeschi né Turtledove sembrano ricordarsene) nuclearizzando la stessa Roma.

Curiosa, tutto sommato, anche la visione che Turtledove ha degli stessi americani. Quasi per caso, molti dei protagonisti statunitensi sono giocatori di baseball: macchiette popolari, gente semplice che vede la vita con gli occhi dello sportivo. Fra questi personaggi c'è Yeager, un lettore di fantascienza, che proprio grazie all'abitudine a trattare con gli alieni sulle pagine di Astounding riesce a rendersi prezioso per l'esercito americano nell'accudire i prigionieri di guerra. Tutti i personaggi americani di Turtledove vengono dalla campagna, e sembrano usciti da un film di Frank Capra.

Dove sono finiti i sofisticati abitanti di New York o di Los Angeles? E' presto detto: sono gli invasori alieni. I Rettili, avanzati tecnologicamente, sofisticati e potenti, ma dall'intelligenza così poco vivace, così privi di forza interiore da non essere in grado di affrontare i cambiamenti, pronti a collaborare senza alcuna resistenza una volta fatti prigionieri. Deboli persino di fronte alla droga, il cui uso rapidamente si diffonde fra la truppa. Insomma, perfetti esemplari della decadente moderna civiltà urbana americana. Il paragone fra i Rettili e gli Americani della guerra del Vietnam è fin troppo facile.

Il tentativo di Turtledove di tracciare un affresco globale va, probabilmente, oltre le sue forze. Alcuni personaggi sono ben delineati, ma altri appaiono sagome di cartone e altri ancora fin troppo simili ad altri. Non di rado capita di notare due personaggi che ad angoli diversi del globo fanno ragionamenti molto simili. Tuttavia, bisogna ammetterlo, le pagine stringono il lettore in una presa ferrea. Una volta iniziato, semplicemente non si riesce più a smettere. E con tutti i limiti della visione del mondo di Turtledove, o forse proprio grazie ad essi, lo stimolo a pensare, a riflettere, a rielaborare le proprie idee è forte. E, tutto sommato, spingere un lettore a pensare è il miglior risultato che possa essere raggiunto da un libro.

Invasione Anno Zero, Collana Narrativa, Editrice Nord 1996, L. 26.000

Invasione Fase II, Collana Narrativa, Editrice Nord 1997, L. 26.000

Invasione Atto Terzo, Collana Narrativa, Editrice Nord 1997, L. 26.000

Invasione Atto finale, Collana Narrativa, Editrice Nord 1997, L. 26.000