Ancora una volta Steven Spielberg si avvicina sensibilmente alla zona Oscar con una pellicola che al di là dell'elemento biografico resta essenzialmente una riflessione sulla paternità e sul senso stesso del rapporto tra gli esseri umani. Frank Abagnale Jr. nella sua biografia racconta come da adolescente qualunque, seppure dotato di un'intuizione innata per la conoscenza delle debolezze del prossimo, traumatizzato dal divorzio dei suoi genitori, sia diventato in poco tempo il falsario più temuto d'America, emettendo assegni per diversi miliardi di dollari prima di avere compiuto ventuno anni. Così, Spielberg con un senso straordinario dell'equilibrio tra dramma e commedia, costruisce una storia a metà tra le avventure di Arsenio Lupin e "senza famiglia", incentrando la storia di Abagnale sul suo rapporto con l'agente dell'FBI pronto a tutto nel dargli la caccia. Forte di una buona alchimia tra Dicaprio e Tom Hanks, Prova a prendermi diventa una pellicola emozionante e coinvolgente in cui oltre a ricostruire il climax dell'America degli anni Cinquanta, Spielberg insiste sul tema della paternità e sul senso di abbandono che può segnare (nel bene o nel male oppure in tutti e due), la vita di ogni essere umano.