Julius alzò le braccia in un gesto scherzoso di resa. -- E' quasi mezzogiorno, -- disse, -- e non ho ancora fatto la spesa. Beviamo e andiamo, caro amico, debbo preparare il pranzo.

Gore lo fisso, infastidito. -- Non ti trattengo, disse con voce che voleva essere indifferente. -- Ci vediamo nel pomeriggio, al Circolo.

-- Farò il possibile.

-- Assicurami che verrai.

-- Ho detto che farò il possibile.

Al mercato della città vecchia comprò due sogliole di media grandezza. Nora andava pazza per il pesce, e lui pregustò il sorriso di soddisfazione con cui la moglie avrebbe accolto il suo piatto preferito. Julius avrebbe voluto acquistare anche della frutta fresca. Ma la primavera era appena agli inizi, c'erano soltanto fragole di serra che costavano un occhio. Con molto buon senso ripiegò su una scatola di pesche sciroppate. Poi, a passo spedito, s'incamminò per il Lungofiume. Gli piaceva procedere rasente la spalletta, toccare con la mano libera le grosse pietre incorporate che ad intervalli regolari sporgevano dalla balaustra, e ogni tanto guardare giù nell'acqua giallognola che in alcuni punti vorticava minacciosa.

Il Lungofiume era quasi deserto, nonostante l'ora di punta. Pochi i rotocar che transitavano al centro della carreggiata, sotto il sole primaverile.

Quando giunse in Piazza della Ricostruzione, deviò a sinistra. Non aveva alcuna intenzione di attraversare il quartiere degli affari, con le sue strade sempre intasate da femmine che si agitavano impazzite. Imboccò il Ponte della Nuova Speranza e affrettò il passo perché il campanile della chiesa di Santa Susanna in quel momento scandiva le dodici.

All'uscita del ponte incrociò il prostituto.

Era un prostituto d'alto bordo e se ne stava appoggiato con ambo i gomiti alla spalletta del ponte, la testa arrovesciata all'indietro in pleno sole, con una sigaretta spenta tra le labbra. Era alto e robusto, portava un paio di pantaloni attillatissimi, una cintura di cuoio borchiato e un giubbotto di pelle con una frangia di listelle intorno alle maniche. Gli occhi strizzati, ridotti a due fessure, teneva il bacino proteso in avanti in una positura di sfacciata indolenza. Julius fu quasi costretto a sfiorarlo per evitare di scendere dallo stretto marciapiede, mentre un intenso sentore di lavanda e di cuoio lo aggrediva alle narici.

Un bel maschio, niente da dire. Prima o poi un rotocar si sarebbe arrestato sul ponte e una donna di mezza età, sicuramente una dirigente di primo o secondo grado, avrebbe preso a bordo il bellimbusto e lo avrebbe condotto a colazione da qualche parte, in un posticino poco frequentato, e poi...

Julius sentl una vampa di rossore salirgli al volto. Chissà se Madre O'Connel, quando dall'alto del suo pulpito predicava la virtù della sottomissione, teneva in debito conto l'umiliazione e il disgusto che l'uomo prova al solo sospetto che la propria moglie se la spassi con un altro, metti pure soltanto per un capriccio epidermico.

Si allontanò quasi di corsa, come inseguito da quel profumo di lavanda e di cuoio, un profumo violentemente maschile, volgare, tipico degli uomini da marciapiede.

A casa, benché in lieve ritardo, preparò i pesci con la massima cura. Terence non c'era, era andato a prelevare Tatiana all'uscita della scuola, e Loris se ne stava tranquillo nella stanza dei giochi. Sua moglie non sarebbe rientrata prima di un'ora.

Julius regolò il forno alla giusta temperatura, controllò la tavola che Terence aveva preparato nella sala da pranzo, poi andò a sprofondarsi in una poltrona del soggiorno con il libro di Donald Kusko tra le mani. Non aveva voglia di leggere, ma capì che se voleva partecipare alla riunione del pomeriggio un'occhiata al bro sarebbe stata più che necessaria.

Il risvolto, stampato in rosso, riassumeva la trama del romanzo: la discesa in un inferno immaginario, in un mondo capovolto dove i ruoli dell'uomo e della donna erano invertiti, con buona pace del sesso femminile inopinatamente relegato in posizione di subordine. C'era la foto dell'autore, un uomo di mezza età con lo sguardo scanzonato e sognante, e sotto, la didascalia con le notizie biografiche e i titoli dei suoi libri di maggior successo.

-- Povero idiota! -- mugugnò Julius tra sé. Un idiota sì, ma anche un gran furbacchione, uno che mostrava di saper sfruttare i fermenti e le confuse aspirazioni del maschio frustrato. La verve e il piglio inventivo non gli mancavano, ed anche una certa audacia blasfema se già nel primo capitolo osava permettersi di cambiare nome nientemeno che alla Dea Madre trasformandola in un nebuloso Dio Padre, come ad insinuare che alla Divina Onnipotenza confacessero di più gli attributi maschili che non femminili. Da quell'impianto assiomatico discendeva una lunga serie di corollari sacrileghi: Adamo creato prima di Eva, la tentazione del serpente indirizzata non più sull'uomo, ma sulla donna, e poi... suprema bestemmia, il sacrificio sulla croce offerto da un fantomatico Figlio, anziché dalla Figlia.