oggi dunque, Mark ha dunque iniziato col pedone di donna. Dunque. Ma questa volta non ho risposto con la difesa indiana, non voglio che Mark mi annienti secondo la regola di moda, meglio è tentare la strada insolita, forse le macchine ignorano la storia, Cristo Gesù, così ho sospinto anch'io il pedone secondo l'antica prassi e quando poi Mark è uscito di cavallo in f3 io ho avanzato il pedone d'un passo, fante in e6, forse una mossa rinunciataria, Mark ha rimescolato infatti i suoi ingranaggi con un grugnito di soddisfazione, ha subito risposto, la scritta si è accesa prima che scadessero i rituali dieci secondi, io ho sfilato il suo alfiere dalla casa di partenza e l'ho inserito nella quinta del cavallo di re, come voleva lui, ma adesso sono fermo, giro in folle, e mi mangio le unghie, e mi dà fastidio la luce, il silenzio incomprensibile giù nella strada, come se tutti fossero morti, mi dà fastidio la luce che lampeggia nei pannelli di questa macchina imbattibile, l'aria il ronzio le imprecazioni che mi rimbalzano nel cranio, basta per carità

io sono un imbecille, un imbecille emerito, meglio sarebbe prendere una mazza e fracassare tutto. Tutto. Ma prima bisognerebbe ricercare, appurare come e perché, stabilire le vere istanze, le motivazioni. Io sono calmo, sono padrone del mio pensiero, io posso indirizzarlo dove mi pare, posso tenere a fuoco le immagini, scacciare quelle che danno il crepacuore. Se voglio, posso pensare che esiste solo questa scacchiera... Intanto, la mossa dell'alfiere in g5 mi sembra stumperzug, un tratto da imbecilli, indegno di un così costoso apparecchio, però non è la prima volta che Mark si lascia andare a questi scherzi, sembra che giochi distrattamente e invece sotto sotto elabora combinazioni che all'improvviso schizzano veleno. Bisogna diffidare, sempre. Ora, ad esempio, il tratto più spontaneo (Elena) mi sembra (Elena) la spinta in f6, mi sembra insomma

mi sembra insomma che così facendo blocco l'azione dell'alfiere e lo costringo, Elena, in h4 oppure, Elena Elena, lungo la diagonale di partenza.

Elena. Oggi, quando si è ripetuta la scena del maquillage e la guaina e le calze e i tacchi bassi, un mostro che saltellava giù per la rampa delle scale, è andata via, cretino è andata via, la cartolina dava l'indirizzo, una strada al diciottesimo agglomerato, almeno cento volte ci sarò passato e non sapevo, io non sapevo

l'hanno chiamata là, uno di quei cinquanta palazzi tutti uguali, duemila appartamenti, forse è come un ufficio e ci sono anche altre donne, una specie di ambulatorio, o forse è come un grande salotto con la seta e i velluti, dove le fanno spogliare, guardano da uno spioncino e scelgono...

Non è vero.

La settimana scorsa il mio collega di scrivania ha detto che non è vero niente, ha detto che sua moglie l'hanno convocata già tredici volte e quasi sempre l'hanno rimandata via subito, solo una volta l'hanno tenuta tre o quattr'ore, ma non è successo mai niente, proprio niente, c'erano anche altre cinque o sei donne e a un certo punto hanno servito il tè coi biscotti, non era un ambulatorio, era come un salotto, ma non è vero che le fanno spogliare, il controllo è così, consiste in questo, che ogni tanto mandano a chiamare le donne sposate, quasi sempre quelle sposate, e qui forse ha ragione l'altro collega, quello coi capelli rossi, quando dice che secondo lui è un ufficio medico e che le donne le sterilizzano, lui dice che nel tè c'è una polverina che non fa nascere i figli, insomma quello che fanno è il controllo delle nascite perché ormai siamo sette miliardi e non si può continuare così, non c'è più posto, però questo è un discorso che fila fino a un certo punto, io so di donne che sono rimaste incinte subito dopo la convocazione, forse perché il controllo non funziona sempre, e poi c'è un'altra cosa, mandano a chiamare più spesso le più giovani, quelle più belle, la conosco la musica. Elena infatti ha sempre avuto paura, soltanto oggi ha cercato di minimizzare, non succederà niente, smettila con queste stupidaggini, sarà l'affare d'un quarto d'ora, ma sì, chi dice niente, ecco, alla spinta in f6 Mark ha risposto ritirando l'alfiere, dice f4, i capi sanno perfettamente quello che vogliono, del resto nessuno ha mai sollevato obiezioni, io faccio così, metto l'alfiere in d6, se fanno i controlli un motivo deve pur esserci, e infatti c'è, minchione, minchione che altro non sei, il motivo è quello che tutti sospettiamo, ora sta' zitto, pensa a muovere i pezzi, il gioco degli scacchi si esercita sopra un piano quadrato che si chiama scacchiera (adesso bevo) diviso in sessantaquattro quadratini trentadue bianchi e trentadue neri che si chiamano case, i pezzi sono il Re, la Donna... I pezzi sono il Re, la Donna, Torre, Cavallo e Alfiere. E i pedoni. Cioè la fanteria. I1 gioco è una lotta in cui ciascuno degli avversari cerca di far prigioniero il re dell'altro. Imbecille, Elena è fuori, bevi, non è successo mai niente ma intanto ancora non arriva è gia tardi è fuori è via è laggiù per la resa dei conti ogni precauzione è stata inutile qualcuno ha indovinato la bella donna nel fagotto di stracci bevi imbecille bevi e se Mark retrocede in g3 falla finita una volta per tutte con quell'alfiere, accoppalo