Aldani e la tecnologia

Innanzitutto chiariamo che Aldani è un uomo con una buona preparazione scientifica. A questa si aggiunge però una solida preparazione umanistica che gli ha permesso di superare gli stilemi di un genere che all'inizio non accettava molta espressività letteraria. La tecnologia in Aldani è sempre fonte di alienazione. Lo slogan che più o meno suona "il lavoro alle macchine e il tempo agli uomini"; l'indubbio innalzamento della qualità della vita dovuto al progresso tecnologico; ed altri fattori porterebbero a veder come poco fondata una simile tesi. Ma avviciniamo lo sguardo...

La prima cosa che devo rilevare in un simile atteggiamento è una precisa presa di posizione contro il capitalismo, e la premessa è molto marxiana a questo punto: in una società capitalista, le macchine in mano ai grossi produttori servono solo ad abbassare il costo della merce aumentando il plusvalore, non servono ad aumentare il tempo libero, il tempo dell'uomo.

I protagonisti di Aldani un qualche lavoro lo svolgono sempre, quanto meno come funzione di controllo sul loro tempo libero e sulla loro capacità d'acquisto.

La problematica del lavoro è complessa e la ritroveremo parlando della schizofrenia dei suoi personaggi, dell'esaltamento della funzione primaria e della condanna dell'individualismo.

Per ora limitiamoci a rilevare che la tecnologia non costituisce mai il novum (il novum potete intenderlo come un operatore che applicato ad un'opera ci fornisce o meno la sua appartenenza alla fantascienza; il novum è quell'elemento che caratterizza un'opera come fantascientifica), ma serve spesso per ribadire una necessità di trovare dentro l'uomo certe capacità per uscire da situazioni tragiche.

Non ho mai letto La luna dalla venti braccia, però dalla critica letta a proposito mi pare che in questo racconto del primo periodo ci fosse molto ottimismo in Aldani.

Sulla Terra scoppia un'epidemia terrificante; l'unico rimedio è la xemedrina, un vegetale delle lune di Saturno. L'unica speranza è andare a prendere questo vegetale, e tornare sulla terra per bloccare il flagello. Una moderna nave raggiunge il satellite in poco tempo, ma, per problemi tecnici, prima di ripartire deve necessariamente liberarsi di 950 kilogrammi di materiale in più. Dopo aver eliminato tutto l'eliminabile rimangono ancora sessantaquattro chili in eccesso per poter effettuare il decollo. A questo punto, nota Curtoni, "la soluzione non può essere tecnica, ma umana: il comandante della nave decide di far tagliare a tutti i membri dell'equipaggio, compreso se stesso, il braccio sinistro per eliminare gli ultimi sessantaquattro chili di troppo".

Ed è sempre così, la soluzione non sta mai all'esterno, la soluzione sta dentro l'uomo, anche quando ciò viene profondamente narrato in metafora le cose non cambiano: la soluzione, come i problemi, stanno dentro e la soluzione è sempre umana e mai tecnologica.

La tecnologia può essere fonte di alienazione, diretta o indiretta, mai soluzione.

Indiretta quando attraverso l'uso degli onirofilm distrugge l'umanità di Buonanotte Sofia. Aliena direttamente l'uomo quando in racconti come Tecnocrazia integrale un super computer che controlla tutto impone uno stile di vita in cui il rigore scientifico e l'esattezza matematica sono i valori fondamentali e distruggono l'equilibrio interno di ogni uomo.