Aldani e le citazioni

Eco scrisse che i libri parlano di Libri; la Willis parafrasandolo sostenne che i libri parlano con i libri. E per far tutto ciò un autore cita spesso altri, per richiamare un universo di significati e sensazioni che egli vorrebbe evocare nel lettore, per richiamare e ricreare quel complesso di emozioni che egli ricorda in tranquillità scrivendo (e, giusto per tenersi, in tema questa è una citazione; esattamente del tipo che si può usare in letteratura). Aldani ha frequentemente usato delle citazioni, in modi e con finalità di vario genere. Le citazioni altro non sono che degli ammiccamenti al lettore, da Aldani stesso sono state definite un po' come i canditi nel panettone, la ciliegina sulla torta. Un abbellimento, qualche volta un alibi. La citazione può in estremi casi usarsi per non essere accusati di plagio. "Ma spesso" dice Aldani "è soltanto un comodo espediente, una scorciatoia, per rendere più agile e incisiva la narrazione, confidando sull'esperienza culturale del lettore".

Il rischio è di non essere capiti, e per questo lo scrittore deve correre al riparo. Tuttavia lo scrittore, nell'atto dello scrivere non può prescindere dalla figura del lettore modello. Perché, sebbene non si voglia negare la libertà interpretativa, lo scrittore ha bisogno di mettere dei paletti affinché la sua opera sia interpretata con un certo margine di univocità.

La letterarietà dei molti personaggi aldaniani, il continuo rimbalzo di certe figure letterarie, serve a questo: ci dà un'idea dell'universo in cui dobbiamo andare a cercare i significati di quell'opera. Possiamo muoverci liberamente lì dentro, ma delle precise indicazioni da parte di Aldani il lettore attento le trova, e sa cosa vuol comunicare Aldani, sa quali emozioni Aldani sta tentando di ricreare dentro di noi.

Tutto ciò provando a non inficiare più di tanto la godibilità di una storia, e la possibilità di entrarvi dentro.

Un caso emblematico potrebbe essere Doppio psicosomatico che molto si rifà a La stanza di Jean Paul Sartre. Il racconto è denso di significati al di là dei suoi legami con l'opera di Sartre. Però, risulterà sicuramente più incisivo per chi già conosce l'opera del filosofo francese (La Stanza è un'opera di narrativa di Sartre che potete trovare in un'antologia di racconti Il muro edita nei tascabili Einaudi). 

Aldani, lo straniamento cognitivo e il pensiero fantascientifico

Mettetevi a guardare i fenomeni del nostro mondo come fossero nuovi ed inconcepibili. Siete sulla buona strada per far scaturire od intuire le leggi che li governano. Di mele ne sono cadute molte, ma di gente che si è posta dinanzi al fenomeno come fosse nuovo ed inconcepibile non se n'è vista molta. La fantascienza ha questo gusto del porsi dinanzi alle cose con quest'atteggiamento, con voglia di scoprire, di far scaturire leggi, di descrivere il "come" di certe cose e, se necessario, di prepararsi a combatterlo. Badate bene, in Aldani è presente solo la parte distruttiva. In lui l'analisi del mondo attraverso questi occhi nuovi serve solo a far emergere le ingiuste leggi e il grado di necessità di rifare il mondo che sono presenti. Ma questa presa di coscienza è essenziale perché una rivoluzione possa attuarsi e forse anche l'introdurre questo straniamento cognitivo come costume ha in sé qualche speranza.

Lo straniamento cognitivo attraverso cui opera la fantascienza appare molto evidente in quei racconti che poco sembrerebbero aver a che fare con la SF.

In Visita al Padre la fantascienza sta in quel bambino che non è capace di riconoscere una lucertola, una quercia. Lì Aldani guarda al mondo con occhi fantascientifici, si pone con occhi nuovi di fronte alla realtà e nota che se le cose cambiassero in un certo modo (se cioè si verificassero le tragiche condizioni sociali indicate nel racconto) la nostra capacità di afferrare certi fatti che oggi ci appaiono scontati verrebbe fortemente pregiudicata. Non si tratta come in tanta fantascienza (Asimov in testa) di zoo in cui troviamo in mostra cani e mucche divenuti ormai rarissimi, si tratta di tutto un mondo che domani potrebbe sparire davanti ai nostri occhi. Di un universo di valori che domani potrebbe non valere più nulla, di un padre che giudica obiettivamente brutto il figlio e che ci appare distante anni luce dal nostro universo sociale. Questo, Aldani, l'ha visto guardando a quel mondo che tanto poco sembra differire dal nostro, osservandolo con occhio fantascientifico, osservandolo con occhi nuovi, e scoprendo quali solo le leggi che potrebbero stare sotto ad un simile deterioramento interiore della nostra umanità che fuori appare così in salute e civilizzata.

Questa è quella fantascienza che si pone i problemi e poi guarda dove questi portano. La fantascienza non si propone di spiegare l'essenza di alcun fenomeno, li pone come problemi, e guarda dove portano, guarda le leggi che vi stanno sotto. 

Aldani, il punto di vista e la prospettiva

Autori che hanno pesantemente influenzato Lino Aldani sono certamente, e anche per sua ammissione, Henry James e Hemingway con la loro religione del punto di vista. Il punto di vista e la prospettiva, per quanto siano intimamente connessi, restano comunque distinti: il punto di vista è l'angolo visuale in cui si colloca il narratore o il personaggio per percepire o per "vedere" la realtà; la prospettiva è l'esito di questa percezione. Aldani nella gestione del punto di vista è sempre stato ferreo senza ammettere sbavature: l'angolo visuale da cui riprendere la scena è sempre stabile e determinato, e rimane coerente a se stesso lungo l'arco di tutta la narrazione. Di Aldani ho molto sentito parlare come uomo attento fino all'inverosimile ai minimi dettagli delle sue opere, e il risultato sono opere in cui non sono mai presenti espressioni che possano lasciar intravedere un punto di vista differente da quello che lui vuole mantenere. Lo stesso potrebbe dirsi per il punto di vista ideologico che rimane fermo e costante per tutta la sua opera, intendendo ciò in senso letterale, poiché Aldani si è mantenuto coerente durante l'arco di tutta la propria produzione letteraria.