Il discorso di Aldani sull'alienazione, come nota il critico francese Gilbert Lascaut sulla rivista "Esprit" trova in questo racconto tre distinti livelli:

In primo luogo, il protagonista soffre dell'insistenza con cui il problema della salute gli è imposto come unico pensiero giustificato; in casa propria, al lavoro, sui mezzi pubblici, manifesti e controllori della C.M.G. lo obbligano a nutrirsi, a portare una pancera, ad ingurgitare vitamine, a non fumare, a non bere; i consigli del medico si impongono a tutti senza eccezioni; le preoccupazioni ipocondriache sono obbligatorie; le gioie dell'esistenza sono irrimediabilmente sterilizzate.

Ad un secondo livello, l'alienazione è di carattere economico; l'eroe lavora soprattutto per pagare alla C.M.G. le rate stabilite e le multe che puniscono la sua rivolta, le sue infrazioni alla prudenza medica, la sua volontà di vivere sul serio.

Infine, ad un terzo livello, l'alienazione che egli prova si confonde col senso di colpa che la rivolta risveglia in lui. La dittatura medica si serve di un'assurda coscienza del bene. Essa vuole solo la salute del paziente, e lo punisce solo per non doverlo curare. D'altronde - e qui si svela l'aspetto diabolico dell'alienazione medica - l'adesione alla C.M.G. è libera; chiunque può annullare il contratto, vivere la propria vita, e condannarsi a soffrire senza medicine, a morire senza medico.

Quest'ultimo punto è in realtà sconvolgente, per quanto sia subdolo, e per le ripercussioni che può avere. Ed è qui che dobbiamo cercare un importante significato di questo racconto.

Due protagonisti provano a sottrarsi alla morsa della Convenzione, entrambi, però, senza successo: verranno entrambi sconfitti, uno dal terrore su cui fa leva la Convenzione, l'altro direttamente dai mostri che la Convenzione agita come spauracchio ai suoi iscritti.

Uno è il vecchio professor Crescenzo, un personaggio che appare amabile e ragionevole, il quale, uscito da molti anni dalla Convenzione vive nel terrore. Egli è consapevole del fatto che anche la minima distrazione sanitaria lo porterebbe alla morte (o almeno, questo è quello che è portato a credere nello stato di fobia in cui ormai vive). La sua vita è assolutamente e irrimediabilmente rovinata dalla consapevolezza che in caso di necessità egli sarebbe assolutamente solo e gli verrebbe negata ogni assistenza poiché non più iscritto alla Convenzione. Il suo gesto non gli ha donato nuova libertà, e in via indiretta, la Convenzione continua a giocare sempre su di lui il suo ruolo oppressivo anche se su Crescenzo non riesce più ad amministrare alcun ruolo di tutela della sua funzione sociale, che ne risulta anzi compromessa dalle sue paure che non gli permettono di esercitarla. Da questo punto di vista mi pare quasi di vedere gli uomini della Convenzione guardare con disprezzo a questo professorucolo che in nome di una propria indipendenza si è tirato fuori dai suoi doveri di cittadino e non vive più come parte funzionale del macroorganismo sociale. Organismo che, in ultima analisi, è l'unica cosa che la Convenzione si prefigga di curare e assistere veramente, con affetto e devozione. La società nel suo insieme va tutelata, non le sue parti. Dove ciò deve essere letto con un retropensiero di stampo nettamente capitalista attento agli equilibri socio economici.

L'altro grande sconfitto di questa storia è il giovane Nico. Egli vuole a tutti i costi comprare un'automobile nuove ed esce dalla C.M.G. per evitare di pagare le rate dovute (tirandosi fuori dal ricatto economico, per incappare subito in un altro) e morirà poco dopo per il tetano dovuto ad un banale graffio.

Nella storia di Nico si esemplificano le spinte opprimenti cui viene sottoposto ogni individuo. Da un lato la C.M.G. con le sue leggi rigidissime per la tutela del cittadino e della funzione sociale in lui insita. Contemporaneamente le spinte capitalistiche ad una vita sfrenata di consumi ed edonismo che risulta però in contrasto con i dettami che essa stessa impone attraverso la C.M.G., ed inoltre uno stile di vita sostanzialmente insostenibile visti i dissanguamenti economici cui ognuno è soggetto a causa delle rate dovute alla Convenzione. Da qui la generazione di attriti psicologici di vasta portata.

Coglie abilmente il chiaro significato della storia Curtoni: "in una società alienata, che non obbedisce ai dettami del più elementare rispetto umano, la ribellione del singolo individuo non può concludersi positivamente. La lotta deve essere condotta a livello di massa, deve essere una presa di coscienza collettiva, altrimenti si resta la punto di partenza.

"Questa presa di posizione contro l'individualismo è una costante dell'opera di Aldani, e costituisce l'indice più esplicito della sua fede socialista, che riesce ad affermarsi anche in un contesto che non offre nessun indizio di positività".

Dopo qualche anno, nel 1972, Aldani propone con Scacco doppio un altro feroce capitolo del suo lavoro di denuncia e distruzione di un sistema alienante.