L'attività di Aldani come scrittore prese il via nel 1960 sulle pagine di Oltre il Cielo, rivista professionale romana, diretta da Cesare Falessi il quale imponeva ai suoi collaboratori una sorta di amichevole dittatura. In poche parole per Falessi un racconto era accettabile solo se conteneva almeno un'astronave, seguendo, quindi, i canoni della tradizionale fantascienza americana.

Aldani i cui veri interessi si indirizzavano alla struttura sociale, alla dimensione tecnologica del nostro futuro, allo studio delle relazioni individuali di fronte alla pazzia collettiva, poté esprimere le sue tesi su Oltre il cielo solo in forma indiretta.

Conseguenza diretta di questa situazione è che i suoi primi racconti non hanno eccessivo spessore, e il loro valore risulta assai relativo.

Aldani è stato capace di superare questa prima fase, e di portare a maturazione un lungo discorso che viene sviluppato nell'arco di tutta la propria opera. Un lungo dialogo interiore che riaffiorerà in tutti i suoi scritti, anche quando tenterà di ricacciarlo dentro (basti il caso di Eclissi 2000 di cui parleremo più avanti). La sua battaglia fantascientifica, Aldani, ha iniziato a vincerla quando si è rivelato capace - e di più: non ne poteva fare a meno - di assurgere a prospettive di lavoro più meditate. Riflessione che gli ha permesso di rispolverare situazioni e idee non nuove e di riproporle con nuova sensibilità e con tagli la cui validità gli ha permesso di rimanere fortemente comunicativi e attuali dopo trent'anni.

 

D'altronde la buona stoffa finirà comunque per realizzare un vestito decente. E racconti come XXII secolo - meglio noto con il titolo Doppio Psicosomatico delle successive edizioni rivedute, e che rappresenta un elevato momento dell'indagine nell'alienazione individuale - o La Luna dalle venti braccia, risalenti ai primi anni di attività di Aldani (entrambi i racconti risalgono al 1960, anno di esordio dell'autore), sono sicuramente la prova che ci si trova di fronte ad un autore la cui speculazione non ha un valore solo epidermico, né per il lettore, né, tanto meno, per l'uomo che scrive.

Nell'opera di Aldani la battaglia dell'uomo è sempre presente. Spesso l'uomo si trova solo a combattere contro se stesso, a combattere la battaglia contro uno strano male di questo secolo, quell'alienazione che troviamo tanto a livello sociale, quanto a livello individuale.

Circa il problema dell'alienazione sono molto interessanti le note proposte da Vittorio Curtoni nel suo saggio Le frontiere dell'ignoto. Seguendo il tracciato dello studio critico lì affrontato ritroviamo in un gruppo di racconti del 1963 una attenta analisi del problema dell'individuo alienato. Si tratta di Nemico Invisibile, Doppio psicosomatico e Harem nella valigia.

In Nemico Invisibile, partendo da una argomento molto sfruttato come la colonizzazione di Marte, Aldani viene a proporre quasi una sorta di realismo fantascientifico. Un racconto in cui, riferisce Curtoni, "la storia spogliata dei caratteri più esterni si riduce alla cronaca di una sconfitta umana; e l'oggettività con cui vengono presentati i fatti ne fanno un documento realistico. Un risultato piuttosto nuovo per la SF, che potrebbe essere assunto a modello dagli interessati all'essenza dei fatti più che al loro aspetto esteriore." La storia basa la sua tensione sul clima di sospetto che si è creato nella base marziana a causa di un paio di inspiegabili avvenimenti tragici. Ma superate le prime necessità narrative, e creato il minimo dei presupposti di interesse nel lettore, Aldani si pone altri obiettivi da perseguire nello scrivere. Nel racconto il protagonista si imbarca nell'impresa di tenere un diario degli avvenimenti (attraverso cui noi apprendiamo i fatti narrati), e questo non fa altro che metaforizzare l'idea di Aldani dello scrittore che debba saper tener in pugno il proprio impulso creativo, si intravede in questa scelta il suo desiderio di riflettere criticamente sull'attività dello scrittore. "Per Aldani" dice chiaramente Curtoni "è necessario mantenersi obiettivi, distaccati, senza mai affidarsi ciecamente all'impulso creativo. Il momento dell'ispirazione, dunque, deve essere seguito dal momento della verifica intellettuale".