Delos 25: Racconto racconto di

Andrea G. Colombo

nuovi inquilini

Di Andrea Colombo abbiamo già pubblicato un breve racconto tempo fa (Le grida non smettono mai, numero 20), e questo racconto è stato accettato subito dopo, prima di investire Franco della responsabilità della selezione della narrativa. Sono racconti che ci ricordano certi episodi di Ai confini della realtà, un horror sottile e arguto alla Richard Matheson. Un autore che, a nostro avviso, potrà crescere ancora molto.

-- Silvio Sosio

Il campanello lancia il suo appello straziante lacerando l'atmosfera di attesa che grava sulla casa. Lui sorride. Si ricomincia; al lavoro, presto, al lavoro! Lascia la grande poltrona rosso cardinale annegata nell'aurea pozza di luce sotto la vetrata e raggiunge la porta attraversando il salone silenzioso. Afferra la grossa maniglia di ottone lucido. Il metallo è piacevolmente fresco contro il suo palmo. Inspira a fondo e il suo viso s'illumina. E' ora che inizino le danze.
La chiave scatta tre volte nella serratura.
Bonne chance.
Apre la porta. Uno sbuffo d'aria fresca gioca con i suoi fini capelli bianchi. Si ricompone con un gesto distratto ma elegante. Di fronte a lui, sulla soglia, la coppia di giovani sposini.
"Oh, prego, accomodatevi."
Loro bofonchiano un'impacciata presentazione mentre li fa entrare. Si fermano sul tappeto, due perfette statuine di porcellana, occhi sgranati che spaziano entusiasti nel soggiorno anni luce da ogni loro più sfrenato sogno architettonico. Si bea di quel tacito complimento al suo buongusto e, distaccato quel tanto che basta per ingolosirli, propone di iniziare subito la visita della casa. Entusiasti cenni d'assenso degli sposini. La sua voce morbida inizia ad illustrare gli innumerevoli pregi della casa mentre, con grande discrezione, i suoi occhi scivolano sui loro corpi studiandoli con attenzione.
Lei - graziosa nella sua aureola di capelli biondi - si complimenta per la raffinatezza delle finiture. E' affascinata dalla tinta calda delle pareti e dagli splendidi pavimenti in doghe di noce scuro, tanto lucido da riflettere la luce dei lampadari. Li trova adorabili. Non è meraviglioso?
"La capisco perfettamente, signora. Anch'io avverto il fascino particolare di questa singolare magione. La definirei quasi," sguardo ispirato, voce ridotta ad un sussurro complice, "una malia, se mi è concesso il tono un po' melodrammatico. Lei non trova?" Sorriso a trentadue denti, affabile e rassicurante. E' un grande venditore.
Completano il tour e finalmente tornano nel soggiorno. La luce infiammata del tardo pomeriggio invade la stanza come un fiume di lava. La grande vetrata ad Ovest è una lastra di metallo incandescente. Lui continua a parlare. La sua voce è calda e suadente, perfettamente intonata alla qualità della luce.
"So che vi stupirete quando vi dirò l'ammontare dell'affitto," lascia cadere distrattamente nel placido stagno della loro conversazione, "ma il fatto è che ormai sono vecchio e questa casa è cos" grande..." Alza lo sguardo al soffitto con un'espressione appena malinconica ad addolcirgli il volto scavato. Come da copione, i due sposini non concordano con la sua languida confessione. Lei non è affatto vecchio... avrà al massimo ** anni... li porta splendidamente... Sorride divertito e finge di sentirsi lusingato. Ormai è avvezzo a quegli slanci di magnanimità nei suoi confronti. Cos'altro fare se non piegarsi alla loro gentilezza fasulla e ringraziare? "Comunque, come vi dicevo, preferisco ritirarmi in un'abitazione di più modeste dimensioni e lasciare che due bei giovani come voi riportino la vita fra queste mura." Tace per un attimo carico di attesa, poi fissa la donna dritto negli occhi, un ottico e letale affondo di fioretto. "Spero proprio che abbiate in programma di ampliare la vostra famiglia, se mi è concesso l'ardire. Sapete, questa casa ha proprio bisogno di qualche bimbo che scorazzi a velocità folle lungo i corridoi."
Loro ridono divertiti, inteneriti.
Lui li osserva soddisfatto. Bene. Molto bene.
"Allora, tornando agli affari, l'affitto ammonta a..." li vede spalancare gli occhi e dischiudere le labbra mentre scandisce bene la risibile cifra, poi si gusta la loro espressione quando si fissano stupiti, con i volti raggianti e la voglia di scoppiare trattenuta a stento. "L'unica condizione che mi permetto d'includere nel contratto," continua mentre i piccioncini si prendono per mano, "è quella di mantenere inalterato l'arredamento. Sapete, ci tengo in modo particolare... Piccole manie di un povero vecchio, capite?"
Capiscono. A quella cifra sono in grado di capire questo e molto altro.
"Oh, ma che ospite inqualificabile sono stato! Non vi ho ancora offerto nulla. Cosa gradite, miei cari?" Qualche convenevole di rito, poi cedono: un succo di frutta e dell'acqua minerale.
I gusti sono gusti.
Li lascia soli nel salone per recarsi in cucina. Una ritirata strategica, sa che ne approfitteranno per discuterne tra loro. Prima di accettare hanno bisogno di rassicurarsi a vicenda, poveri piccoli, attenti che le idee dell'una non prevarichino quelle dell'altro, che i gusti di lui non soffochino i desideri di lei. Non è più come una volta, quando bastava una robusta stretta di mano con il capofamiglia perchè tutto fosse deciso. Tempi complicati questi, eppure aveva saputo adattarvisi ugualmente. E dannatamente bene.
Torna con un vassoio d'argento poggiato in perfetto equilibrio su una mano e tre bicchieri di cristallo colmi di bevande diverse. La sua è vino. Rosso. Un brindisi, tintinnio giocoso di vetri. Il vino è fresco e dolce. Adora questo lavoro.
Il maritino nota le fotografie appese alla parete nelle loro cornici di mogano tutte perfettamente uguali. Una trentina in tutto. Le prime - nella fila più in alto - virate in seppia, foglie ingiallite cadute dall'albero del tempo.
"Quelle? Sono preziosi cimeli, il ricordo di alcuni amici, carissimi amici. Anche voi lo diverrete venendo ad abitare in questa magnifica dimora, sapete? Sareste, quindi, veramente gentili se mi permetteste di aggiungere il vostro ritratto in questa galleria di giovani volti sorridenti." Mugolii di piacere. Giovani petti che si gonfiano di orgoglio.
"Ne ero certo," un lampo di golosa cupidigia illumina i suoi occhi, "ecco il contratto ed ecco la penna. Si appoggi qui, sul pianoforte; splendido pezzo non trova?"

dal Corrierere di *** del 16/6/96
MISTERIOSA TRAGEDIA COLPISCE
FAMIGLIA DI ***
Ieri notte, in una delle più belle case di via Delle Rimembranze, un'ancora oscura vicenda ha cancellato drammaticamente una giovane famiglia.

Con un gesto fluido, gli porge la stilografica d'oro dal pennino intarsiato; antica. Antichissima. Una firma vergata con estrema sicurezza, inchiostro nero che urla la sua presenza sulla candida carta bianca. "Magnifico!" Lasciate ogni speranza... "Avete fatto un vero affare e non potrete che esserne assolutamente soddisfatti." Sguardo affabile. Sorriso crudele. Un'energica stretta di mano come suggello alla transazione. Le vecchie abitudini sono dure a morire. "Ve lo assicuro, non potrete pentirvene." Ne sono assolutamente convinti e ci tengono a farglielo sapere. Sono felici. Beh, non sono i soli.

I particolari non sono ancora stati resi noti ufficialmente, ma da fonte attendibile è stato possibile ricostruire le fasi salienti della tragedia che ha sconvolto l'intera comunità, ancora memore dall'incidente di due anni or sono accaduto - coincidenza a dir poco sconcertante - nella stessa casa occupata dalla giovane coppia.

"Signori, direi di completare questo splendido incontro con una fotografia. Immortaleremo l'inizio di una lunga amicizia. Vedrete, sarà assolutamente charmant poter ammirare la vostra foto incastonata fra tutte le altre." Gli sposini hanno un attimo d'incertezza. La timidezza, che inguaribile male. Una breve ricerca della luce migliore ed ecco il luogo ideale: la grande vetrata del salone, splendente della luce sanguigna del tramonto. Daccordo, forse un po' scontata (e incredibilmente simile alle altre affisse al muro), ma tremendamente romantica.
Impossibile resistere alla tentazione.
Impugna la sua fedele macchina fotografica. Non è uno di quei freddi mostri automatici che si usano oggi - oh, no - è un apparecchio vero il suo, roba per gente in gamba. Con questa macchina si fa dell'arte! Li inquadra nella finestrella, regola l'obbiettivo per metterli a fuoco, imposta l'esposizione. "S", cos", più vicini, ancora un po'... perfetto. Fermi cos". S", perchè no?" Cos" tenero il bacio di lei sulla guancia appena irsuta di lui.
Impossibile resistere alla tentazione.
"Un solo secondo..." dietro la macchina si allarga un sorriso vorace. Appoggia il dito sul pulsante dello scatto e lo cala sul loro destino. "Fatto."

La giovane coppia, per motivi ancora sconosciuti, ha preferito non recarsi in ospedale, optando per un discutibile parto non assistito nella casa presa in affitto giusto nove mesi prima. Nella camera al primo piano sono state ritrovati numerosi asciugamani intrisi di sangue, una pentola colma d'acqua e un coltello: l'arcaica attrezzatura usata per il parto. Al momento nessuno è in grado di dire con certezza cosa abbia spinto i due giovani ad intraprendere una pratica tanto insolita quanto rischiosa; le autorità contano su un rapido chiarimento dei fatti.

"Le farò avere quanto prima la stampa, signora, e se sarà tanto cortese da fidarsi di me, mio immenso piacere sarà farle dono della cornice più consona."
La signora è sufficientemente cortese.
"Non mi resta che salutarvi e lasciarvi godere questo nido d'amore. Due giovani sposi come voi avranno di che occuparsi in una serata splendida come questa, se mi è concesso l'ardire!" Strizzatina d'occhio da vecchio viveur.
Risatina imbarazzata della sposina.
Maschio grugnito d'assenso dello sposo.
Fuochi d'artificio nell'aria quella sera... bene, perfetto. Auguri e figli. Maschi o femmine poco importa, l'importante è che questi figli arrivino. "Godetevi questa splendida casa e ricordate," inchioda gli occhi prima in quelli di lui, poi in quelli della donna, "questa casa adora i bambini. Quando sarà ora... fategli un regalo. Pensateci." Loro lo osservano senza parlare, il viso di cera senza espressione, non un solo battito di ciglia. Lo sguardo fisso. Uscendo di casa chiuse la porta. Tre mandate. Non resta che attendere.

L'accaduto è stato scoperto grazie alla solerzia di un'anziana vicina dei coniugi *** che, preoccupata dalle grida udite nel cuore della notte, ha subito avvisato la polizia. La pattuglia - giunta sul posto dopo pochi minuti - forzata la porta d'ingresso, si è trovata di fronte uno spettacolo agghiacciante. Il marito è stato trovato ai piedi delle scale nell'ingresso con il collo spezzato, mentre il cadavere della moglie è stato rinvenuto nel letto dove ha avuto luogo il parto. Ad un primo esame pare che la donna sia morta d'infarto. Elemento ancora oscuro e inquietante è la scomparsa del neonato che, nonostante gli sforzi delle forze dell'ordine, non è ancora stato ritrovato.

Il campanello urla. Finalmente. Si solleva dalla grande poltrona rosso cardinale rivolta verso l'ampia vetrata. Il cielo è limpido e il sole è generoso nell'elargire i suoi brucianti favori. E' passato tanto tempo dall'ultima volta, pensa avviandosi verso la porta. Troppo clamore. La sua innata prudenza. Ma ora i tempi sono maturi e lui è di nuovo in affari. Si sfrega le mani ossute, eccitato.
La chiave scatta tre volte nella serratura.
"Prego, accomodatevi, siete in perfetto orario." Sorride. Sono assolutamente perfetti. E' proprio un uomo fortunato. Li fa accomodare deliziandoli con la sua perfetta ospitalità. La sposina nota subito le fotografie sulla parete. Poco male, cambio di programma. "Simpatiche, vero? Tutti miei cari amici. Sapete, sono un sentimentale inguaribile oltre che un amante delle belle cose, come potrete constatare voi stessi visitando questa splendida casa."
Visi allegri nelle fotografie. Li osserva mentre parla, mentre intesse arazzi di parole e incanta con il tono morbido della sua voce. La luce rossa del tramonto. I loro occhi felici. I loro visi felici. Speranze.
Ah, la vita, che meraviglioso gioco d'azzardo.
Come la vendita.
E lui è il miglior venditore al mondo.

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