Roma, 24 settembre 2002. La Galleria Esedra, a un tiro di fionda da Piazza della Repubblica, è gremita oltre ogni aspettativa nonché, evidentemente, oltre ogni previsione degli organizzatori. Si dibatte di Philip K. Dick con opinionisti d'eccezione, nientemenoché (udite udite e credeteci) Sergio Cofferati e Lucia Annunziata. Tra il numerosissimo pubblico, si profila un Silvio Orlando in inutile cerca di anonimato, un nervosissimo Umberto Rossi che bofonchia con aria spaventata qualcosa sull'imminente attacco all'Iraq, Gabriele Guerra e il sottoscritto, fuggito con ignobili scuse dall'ufficio pur di non perdere l'evento.

Prende subito la parola l'indiscusso dominatore del baricentro della tavola rotonda, ovvero il possente Sergio Fanucci. L'aggettivo è doveroso: nel corso degli anni l'abile editore romano si è espanso con velocità superiore alla costante di Hubble, e ormai ha assunto le dimensioni e il colorito del marveliano Ben Grimm.

Giacca prestata da Ezio Greggio e occhiali da Elton John, Fanucci introduce lungamente la vita e l'opera (su cui ha acquisito l'esclusiva editoriale) del celeberrimo autore californiano. Poi cede la parola a Lucia Annunziata, la quale azzarda interessanti analisi letterario-politiche. Ad esempio nota che la perdita dell'identità, tema carissimo a Dick, è ormai patrimonio consolidato della Sinistra italiana. Oppure osserva che l'attacco preventivo che Bush propone nei confronti di Saddam Hussein possiede la stessa logica di Minority Report, ovvero punire il crimine futuro ipotizzato sulla base di precognizioni più o meno "di maggioranza".

Il microfono viene poi passato a Cofferati. L'ex leader della CGIL litiga brevemente con lo strumento, poi prende a parlare. Lo fa con cognizione e spessore, catturando abilmente gli ascoltatori. Parla dei suoi hobby, delle sue letture giovanili, dei problemi del trasloco dagli uffici del Sindacato alla nuova sede di lavoroŠ Parla anche, è doveroso dirlo, di Philip Dick. E quando lo fa, appare finalmente chiaro il senso dell'ardita operazione di Sergio Fanucci, ovvero fare presa sulla popolarità crescente del nuovo probabilissimo leader dell'Ulivo per richiamare l'attenzione su un autore di SF e (legittimo, of course) sulla propria offerta editoriale.

Un'operazione dal successo, però, dubbio. Almeno a giudicare dai commenti che raccolgo intorno.

Una signora minuta, dall'aria perplessa, mi allunga una gomitata ad altezza assassina e bisbiglia: "Giovanotto, secondo lei perché Cofferati ha fatto sedere il suo gorilla al tavolo?"

"Quello non è il guardiaspalle di Cofferati," protesto io. "E' Sergio Fanucci."

"Chi?" esclama lei.

"L'editore dei libri di Dick," spiego, un po' sconcertato.

"Di chi??"

Trasecolo. "Scusi, ma se lei non sa chi è Dick, perché diavolo è qui?"

"Che domande! Per sentire cosa pensa Cofferati di Nanni Moretti!"

Una seconda signora, che dev'essere la sorella sveglia della prima, obietta con convinzione: "Che dice, giovanotto? L'editore di questi libri non è Einaudi?"

Vorrei ribattere, ma il discorso di Cofferati prosegue, dunque rimando e ascolto.

L'ex leader sindacale compie una lodevole carrellata tra le opere di Dick, soffermandosi su quelle transumate sul grande schermo. Si confessa anche grande esperto di fumetti (sento qualcuno alle mie spalle mormorare 'sti cazzi, ma deve trattarsi di berlusconiani infiltrati) e duetta scherzosamente con Lucia Annunziata a proposito dell'iscrizione da porre sulla sua lapide funeraria (!) nel dì infausto che verrà.

Decisamente si destreggia bene, il Cinese, e il suo monologo risulta piacevole. Strappa un applauso, e tutto sommato lo merita. Non dice in nessun modo, come forse qualcuno si aspetta, che Dick è "di Sinistra". Al massimo, tra le righe, suggerisce che sia la Sinistra italiana a essere dickiana.

Viene il momento del dibattito. E se ne va. Nel senso che il dibattito viene chiuso prima ancora di iniziare. Niente interventi dal pubblico. In fondo, misere due ore in piedi nella calca non valgono certo il diritto a una domanda, che diamine!

La galleria si svuota con la fluidità di una bottiglia piena di pongo. Attorniato dai giornalisti e dalle telecamere, Fanucci è raggiante per il successo dell'incontro. La sua mano è chiusa su quella di Cofferati in una presa da bostik.

"E' proprio contento, il signor Einaudi," commenta la signora di prima.

Impegnato a schivare la sua gomitata, annuisco. Lei sorride di soddisfazione.