Boba Fett, Obi-Wan Kenobi, Grogu/Baby Yoda. Tutte le serie Disney/Star Wars finora hanno avuto un personaggio familiare – o qualcuno che gli somigli – per agganciare lo spettatore. L'ultima serie di Star Wars, Andor, imbocca una strada più coraggiosa. Niente spade laser. Più dialoghi che azioni. E come protagonista un personaggio che i fan “più superficiali” di Star Wars potrebbero non ricordare. Per la prima volta, una serie TV di Star Wars dovrà sopravvivere solo grazie alla sua trama.

Nel film Clerks di Kevin Smith viene per la prima volta messo in scena un dialogo che riguarda Guerre Stellari. I due protagonisti partono da quale sia il loro episodio preferito delle trilogia originale e finiscono per discutere del finale de Il Ritorno dello Jedi.

In particolare, il discorso verte sul fatto che la Morte Nera non è ancora stata terminata quando viene distrutta da Lando Carlissian e quindi le persone che si trovano sulla stazione, e che moriranno nell’esplosione finale, di sicuro non sono solo militari (come accaduto in Una Nuova Speranza), ma anche tutti i tecnici ai quali sono stati subappaltati i lavori di costruzione della nuova stazione spaziale che doveva essere finita a tempo record per espresso ordine di Palpatine.

Non dimentichiamo che il titolo del franchising è Star Wars. Parliamo di guerra, e la guerra, lo sappiamo, porta a danni collaterali anche se si cerca di usare le armi più intelligenti del mondo.

E così mentre i Jedi duellano con le lightsaber, e gli squadroni di caccia inanellano pericolose manovre di dogfighting, sui pianeti, sulle stazioni spaziali e dovunque ci sia possibilità di sopravvivenza, ci sono popoli che cercano di tirare avanti e non essere spazzati via. Insomma c’è “la gente comune”.

La prima volta che abbiamo assistito a qualcosa del genere è stato con Star Wars: Rogue One, e adesso la Disney/Star Wars ci riprova con la serie dedicata a Andor. Intendiamoci, per chi ha visto Rogue One un briciolo di vantaggio c’è (il peggiore, forse: sapere già come andrà finire). Ma c’è ancora tanto da raccontare. Se Rogue One è la storia di come l'Alleanza Ribelle ha pianificato la distruzione della Morte Nera, Andor è la storia di come si è formata l'Alleanza Ribelle. È il viaggio di un uomo che passa dall'apatia al rinunciare alla propria vita per una causa.

Tony Gilroy, che ha co-sceneggiato a diretto Rogue One (anche se non accreditato) ha raccontato: “La Disney è venuta da me e mi ha detto che volevano fare una serie sui cinque anni prima di Rogue One. Quando incontriamo Cassian Andor in Rogue One ci sono tutta una serie di riferimenti che vengono fuori tipo: 'Sono stato in questa lotta da quando avevo sei anni'; 'Ho fatto cose terribili e se non vado fino in fondo tutto quello che ho fatto sarà sprecato' – e poi vedi che ha la fiducia della sua gente ed è un leader perfetto… E allora ti chiedi: Come ci è arrivato? L’idea è rendere Andor avvincente anche se non si conosce Star Wars iniziando una storia cinque anni prima, posizionando il personaggio il più lontano possibile dall'eroe che diventerà e riempendo tutti gli spazi vuoti. In una serie puoi avere il tempo di esplorare anche le strade laterali e motivare meglio le scelte e l’evoluzione di un eroe, cosa che in un film come Bourne (Gilroy è stato capo della trilogia di Boune) non ti potevi permettere. Questa volta abbiamo 25-30 personaggi centrali nella trama e 190 in parti minori. E tra queste 190 parti, ce n'è una che conta molto più della maggior parte delle altre.”

Diego Luna, che torna ad interpretare Cassian Andor, ha a sua volta affermato: “Quando incontriamo Cassian Andor nel primo episodio, l'Impero governa la galassia senza contestazioni. Non c’è nemmeno l’ombra della ribellione, l’Impero è controllo completo, persone emarginate e oppressione. Cassian è in un momento molto cinico della sua vita. Non crede in niente: se stesso, la sua comunità, il cambiamento. Sta solo sopravvivendo in modalità egoistica. Sta cercando l'unica persona a cui tiene veramente, una sorella che non vede da un terribile evento sul loro pianeta natale. Durante quella ricerca viene coinvolto in una colluttazione con due ufficiali imperiali, una colluttazione che lo lascia ricercato per omicidio. In fuga dagli ufficiali imperiali, viene avvicinato dal misterioso Luthen Rael (Stellan Skarsgård) e invitato a unirsi a una crescente ribellione. Ha poca scelta. Già per Rogue One avevo sempre pensato a lui come a qualcuno che deve continuare a migrare, come le storie, che ascolto vivendo in Messico, delle persone che vanno al nord, scappando dalla violenza o semplicemente cercando nuove opportunità. È in fuga, completamente solo, dove nessun altro ha il suo accento. Cosa significa vivere una vita così? Questo è il nucleo di Andor. La serie,poi, è stata anche definita “Star Wars per adulti” Ma tutti quelli coinvolti nella realizzazione preferiscono definirla “complessa” perché definirla più adulta non significa definire infantile il resto delle produzioni di Star Wars o dire che questo non piacerà agli adolescenti, ma c'è un netto cambiamento di tono. È adulto nel modo in cui Game Of Thrones è adulto, ancora fantastico ma con temi che parlano dei problemi del mondo reale del nascente fascismo e dell'esperienza degli immigrati. Gli altri spettacoli sono serie di avventura, sul trovare i cattivi e di solito ucciderli. Questa ha più strati di narrazione. I ruoli del bravo ragazzo/cattivo ragazzo sono meno definiti. Molte delle scene più interessanti non hanno alcuna azione. Questo è un vantaggio assoluto per noi, perché può succedere che qualcuno si fermi a guardare questa serie, senza mai prestare attenzione a nessun altra produzione di Star Wars, e vivere comunque un'avventura avvincente".

La Disney di sicuro crede in questa possibilità, vista la luce verde alla seconda stagione e, considerando il momento di stasi e indecisione produttiva sul franchising cinematografico, la diversificazione delle proposte può essere una buona idea. Chissà magari questa serie, durante il suo percorso, porterà nuova linfa e nuove idee per l’intero franchising.