Il nome di Tony Gilroy non è forse noto al grande pubblico, eppure sono sue le sceneggiature Dolores Clairborne (1995, dal romanzo omonimo di Stephen King), L'avvocato del diavolo (1997) e la trilogia che lo avrebbe portato alla ribalta come uno dei migliori sceneggiatori di Hollywood: The Bourne Identity (2002), The Bourne Supremacy (2004) e The Bourne Ultimatum (2007). Poi avrebbe scritto e diretto il notevole Michael Clayton (2007, con George Clooney) e Duplicity (2009) con Julia Roberts e Clive Owen. Forse è meglio far finta (come fanno tutti) che The Bourne Legacy (2012) con Jeremy Renner non esista e arrivare al momento in cui ha cambiato le sorti di un certo prequel di Star Wars.

Rogue One: A Star Wars Story

Rogue One: A Star Wars Story (2016) prima della sua uscita non veniva accolto benissimo dalla Lucasfilm soprattutto per il finale. Così veniva chiamato Gilroy perché lo riscrivesse e rigirasse completamente fino a farlo diventare il finale che conosciamo. Gilory venne inserito nei titoli come co-sceneggiatore (e con un compenso di cinque milioni di dollari). Gilroy ha dichiarato che Rogue One era stato il suo ingresso nella galassia di Star Wars e quando era stato chiamato a riparare il finale, aveva semplicemente fatto quello che sapeva fare. Quando poi i risultati erano stati entusiastici, aveva detto agli executive della Lucasfilm

Beh, è così che dovete farlo.

Ma era solo l'inizio.

Andor

In una intervista con The Hollywood Reporter Tony Gilory ha dichiarato che il suo per così dire super potere era di non essere mai stato un fan di Star Wars, non che non gli piacesse, semplicemente non aveva mai davvero seguito la saga. Ma questo gli ha fornito una possibilità unica, partire da zero con Star Wars: Andor.

In ogni parte della crew e del cast quando sanno di entrare in Star Wars cambiano atteggiamento, il loro stesso modo di essere.

Ma lui aveva detto loro di non farlo, perché lui li aveva voluti perché fossero realistici. È una dimostrazione di quanto sia forte la presenza di Star Wars nella mente delle persone, ma far cambiare loro direzione aveva richiesto non pochi sforzi. Prima di lui c'erano stati altri tentativi di creare Andor, ma erano tutti intrappolati in quello di cui aveva accennato, la riverenza nei confronti della saga.

Pilot

Poi Kathleen Kennedy, presidente della Lucasfilm, gli aveva mandato la sceneggiatura di uno dei pilot che stavano pensando di realizzare per Andor per chiedergli cosa ne pensasse. Così lui ci aveva riflettuto e poi le aveva mandato un grande manifesto (inteso come elenco), dove indicava lo stile che la serie avrebbe dovuto avere, quello che non avrebbero mai dovuto fare e soprattutto perché il pilot non funzionava. Venne ringraziato ma prima volevano provare altre strade, solo quando si resero conto che non funzionavano, ripresero in mano il suo manifesto.

Niente The Volume

Uno degli aspetti che colpisce di Andor è che le scenografie e le ambientazioni sono reali, questo per un motivo: per quanto affascinante fosse, Gilory non voleva utilizzare lo schermo a led gigante The Volume (o StageCraft) creato per The Mandalorian e poi diventato la norma per la fantascienza televisiva (che può permetterselo). Così lo sceneggiatore diventato showrunner chiamò la produttrice esecutiva Sanne Wohlenberg e lo scenografo Luke Hull, in arrivo da una piccola serie HBO che forse conoscete, Chernobyl. Gilroy ha poi dichiarato che non girerà nessun episodio perché scrivere le due stagioni è un impegno enorme, in quanto la storia cresce a dismisura e deve controllarne ogni passaggio, ogni personaggio, il loro ruolo, dove iniziano, dove finiscono. E come scoprirete ci saranno molti personaggi mai visti in Star Wars. E conclude rivelando che Andor ci farà vedere Rogue One in una chiave molto diversa.

I dodici episodi della prima stagione di Star Wars: Andor hanno debuttato con tre episodi il 21 settembre per poi proseguire oggi 28 settembre con il quarto episodio, voi cosa ne pensate, può una serie su Star Wars non essere Star Wars?