Non è stato il supera-record da oltre 100 milioni di dollari che alcuni analisti avevano predetto, comunque Men in Black II ha incassato nell'arco dei 5 giorni delle celebrazioni dell'indipendenza americana un solido 87.2 M$ confermano la popolarità presso il pubblico dei due agenti Jay (Will Smith) e Kay (Tommy Lee Jones), che si riuniscono per continuare la loro lotta nel difendere la Terra dalla feccia dell'universo. Il primo film, diretto nel 1997 da Barry Sonnenfeld, aveva racimolato in tutto il mondo ben 580 M$ per cui la venuta di un seguito alle loro avventure era solo questione di tempo. Ci si è messo forse più del previsto a trovare il copione giusto e anche a convincere i due popolari attori a vestire ancora i panni dei due monocromatici agenti, oltretutto il film è ambientato a New York per cui il post 11 Settembre ha costretto a delle modifiche rispetto a quanto previsto, ma alla fine la Amblin Entertainment di Steven Spielberg e la Columbia/Sony Pictures l'hanno spuntata e adesso il film è nelle sale di mezzo mondo. Nei primi giorni di programmazione ha incassato benissimo in Giappone (dove ha uguagliato i risultati del primo episodio), Nuova Zelanda, Colombia ed è un record di incassi in Russia, un paese nel quale la situazione delle sale cinematografiche sta rapidamente mutando rispetto a qualche anno fa. In questi paesi il film ha complessivamente incassato 11.7 M$ ed il tutto in attesa delle uscite europee che avverranno a fine estate, Italia compresa dove uscirà il 13 settembre.

Tutto questo ammontare di soldi comunque è stato raccolto senza alcun aiuto da parte dei critici cinematografici, che hanno recensito il film malamente. Michael Wilmington del Chicago Tribune ha scritto che è facile prevedere (almeno inizialmente) per il film ottimi incassi ma, aggiunge, "se cercate un film buono quanto il primo fate meglio a rivedere il MiB del 1997 affittandolo dal vostro videonoleggio abituale." Kenneth Turan scrive sul Los Angeles Times che il film "tenta in buona fede di ricatturare gli elementi dell'originale, ma il mix è sbagliato, le maniere giuste andate perdute e il tutto è sbilanciato." Carrie Rickey sul Philadelphia Inquirer taglia corto e sostiene che " è un seguito che non ha nessuna convincente ragione di esistere." Sotto il sarcastico titolo "Uno spreco di feccia" la giornalista Ann Hornaday scrive sul Washington Post che il film "manca sorprendente dell'acuto umorismo, buona miscela e agile ritmo" dell'originale. Infine Steve Murray dell'Atlanta Journal Constitution dà al film un misero C- e lo liquida definendolo "una carrellata di battute ammuffite." Critici incontentabili o davvero questa volta la ciambella non è venuta col buco ? Allo spettatore ovviamente spetta l'ultima parola.