Trieste è forse la capitale morale della fantascienza. Anzi, togliamo il forse. A Trieste si è tenuta la prima Italcon e la prima Eurocon nel 1972, ossia le convention degli appassionati italiani ed europei; ancora, il Festival Internazionale del Film di Fantascienza si è tenuto per molti anni proprio nella città di Italo Svevo e oggi la sua eredità è stata raccolta dal festival Trieste Science+Fiction. Numerosi sono i personaggi fantascientifici che sono nati a Trieste o possono considerarsi triestini d’adozione. Lo scrittore Roberto Furlani ha così voluto rendere omaggio a questo connubio tra il capoluogo del Friuli Venezia Giulia e la science fiction ideando un’antologia con racconti di scrittori triestini. Ne è nata Fantatrieste, curata per l’appunto da Furlani ed edita da Kipple Officina Libraria.

Come ci ricorda il curatore nell’introduzione: 

Risulta quasi naturale che Trieste sia permeata da una vocazione fantascientifica, in quanto essa stessa città di confine. Non tanto un confine geografico, tra l’Italia e la Slovenia, tra cultura latina e quella slava, quanto uno spartiacque tra due aree del sapere che impreziosiscono Trieste esattamente alla stessa maniera nella quale impreziosiscono la fantascienza.

Parliamo di una città, infatti, in cui hanno vissuto figure salienti della nostra letteratura, come Joyce, Svevo, Saba e Slataper, fino a grandi autori della narrativa contemporanea del calibro di Claudio Magris e Paolo Rumiz.

Dall’altro lato, Trieste è la culla di realtà scientifiche di preminente interesse nazionale e (in alcuni casi) internazionale. Tra gli enti di ricerca e di divulgazione scientifica possiamo menzionare l’Area Science Park, Elettra Sincrotrone, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, il Centro Internazionale di Fisica Teorica, l’Istituto Nazionale di Astrofisica, il Laboratorio Immaginario Scientifico, l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale, mentre tra gli scienziati che in anni relativamente recenti hanno lavorato nel capoluogo giuliano spiccano i nomi di Carlo Rubbia e Margherita Hack.

Scopriamo allora gli scrittori che hanno aderito al progetto editoriale e le storie con cui hanno voluto omaggiare la città.

Effimera di Fabio Aloisio apre la raccolta e ci troviamo davanti ad una storia di intolleranza: un'aliena, un'ambasciatrice del pianeta Bigorah, la cui coscienza è arrivata sulla Terra attraverso degli enormi portali, può visitare la Terra, e Trieste in particolare, grazie al corpo clonato di una giovane ragazza, che però dura solo ventiquattro ore e poi comincia a deteriorarsi. Tuttavia, ogni volta che lei e uno dei giovani scienziati che hanno reso possibile il viaggio degli abitanti di Bigorah escono per passeggiare, l’aliena può toccare con mano l’odio e la diffidenza che gli umani nutrono nei suoi confronti.

In La mente del robot di Simonetta Olivo, a Trieste lavora Anna come psicologa di robot. Si occupa di indagare su quei robot che hanno manifestato anomalie e a lei tocca capire che tipo di anomalie. Sullo sfondo: l'approvazione di una legge europea che sancisce la parità tra l'uomo e il robot. L’ultimo di cui si sta occupando è stato denominato MV304 e manifesta un’empatia nei confronti della donna davvero unica. Quella della Olivo è una storia di sentimenti, di amicizia e di solitudine: i sentimenti della donna protagonista e del robot, della loro amicizia e della solitudine di Anna, ma che forse è anche quella di MV304.

I figli dei naniti di Lorenzo Davia è una bella storia che narra di è sperimentazioni illegali con le nanotecnologie su cavie umane, ad opera di un gruppo di giovani ricercatori che, anni dopo, finisce nel mirino, quando uno di loro viene ammazzato. Una storia che mescola fantascienza e le classiche atmosfere del thriller.

Giuseppe O Longo, con Il canto delle Sirene, ci narra di come un insignificante ometto di nome Anselmo Szasz riesca a battere costantemente a scacchi il supercomputer di una multinazionale, intascando i premi messi in palio, senza mai aver giocato a scacchi… Umorismo e fantascienza per uno degli autori storici della science fiction italiana.

Nel racconto di Roberto Furlani, il più lungo della raccolta e che ha per titolo I precursori, la storia è divisa su due piani temporali, quello del presente e quello dell'epoca dell’Imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria, che nel corso del suo mandato governava anche la città di Trieste, e nel mezzo ci sono un ordigno da disinnescare e una nuova tecnologia in grado di prevedere i terremoti. Furlani imbastisce una storia articolata e ben scritta, che in un crescendo di colpi di scena fluisce in un finale a sorpresa ben congegnato.

Molto particolare ed originale è il racconto di Alex Tonelli dal titolo Racconto senza fine, che dal punto di vista stilistico si presenta in una forma originale, a metà tra i versi di una poesia e la prosa di un racconto, con frasi brevi e a volte brevissime e sincopate, e dove si narra nei dettagli la storia di un personaggio di nome Mercury, per presentarci un finale in cui c’è la leggendaria figura dell’ebreo errante.

Mahùt di Fabio Calabrese, invece, al centro della trama c’è un ritrovamento archeologico che potrebbe scompaginare non solo la storia del mondo antico, ma anche l’astronautica moderna e i viaggi spaziali. È la storia che più di tutte ha Trieste come protagonista e non solo come sfondo.

Una distopica e futuristica Trieste è quella che descrive Caleb Battiago, pseudonimo dello scrittore Alessandro Manzetti, in High Hopes, mentre Gianfranco Sherwood ci presenta una storia di amicizia fra due uomini che si mescola con le origini misteriose del tempio celtico di Basovizza, un comune della provincia di Trieste, che forse ha a che fare con dei viaggi spazio-temporali.

L’ultimo racconto è di Luigi R. Berto (1913-1983), scrittore di fantascienza triestino e divulgatore scientifico. Si può considerare un po’ il padre putativo dell’antologia, visto che proprio una sua raccolta di racconti, pubblicata nel 1973, si chiamava proprio Fantatrieste. Pitco è un racconto a tratti umoristico e di stampo classico. Protagonista è un ladro che, scappando dai poliziotti che lo cercano per essere evado dalla prigione, si ritrova suo malgrado su Marte, in balia di una faida familiare tra uno zio scienziato e il suo avido nipote.

Nel complesso ne viene fuori una bella antologia, con tematiche e stili diversi, composta da autori di diverse generazioni, ma tutte accomunate dall’amore verso Trieste, una città che come dimostrano i racconti è decisamente un ottimo e credibile scenario per una storia di fantascienza.

Bella la copertina di Ksenja Laginja che impreziosisce l'antologia