C'era una volta la fantascienza: Asimov, Anderson, Van Vogt... Per parlare di Viaggio alieno, il romanzo di Kevin Anderson propostoci da Urania Potremmo iniziare così. Già tutto visto, insomma, niente di nuovo: è il meccanismo della fiaba che ammalia i bambini anche dopo cento volte che l'hanno ascoltata, il meraviglioso prestabilito di cui ha parlato Daniela Guardamagna. Anderson sceglie questi topos classici della fantascienza e scrive un buon romanzo, leggibile, senza grandi scossoni, ma divertente. Se Isaac Asimov ci aveva meravigliato con il suo Viaggio allucinante portandoci ad esplorare l'interno del corpo umano, Anderson riprende questo background e ci ambienta la sua storia. Solo che stavolta il corpo da esplorare è quello di un alieno involontariamente abbattuto dall'aviazione russa durante una delle tante rivolte delle ex repubbliche sovietiche. Del romanzo (sic), a dir la verità, non molto di più, perciò inutile prendersela con Urania: lo stato della fantascienza è quella che è. Incisività, temi nuovi, nuovi stili: non sembrano più albergare all'interno di questo genere letterario che in passato ha fatto dell'innovazione la sua ragione d'essere. E se ormai in questo versante fosse stato già detto tutto?