Che cos’è il solarpunk? Secondo una delle voci più autorevoli della “solarpunk community”, Adam Flynn, è un aggettivo promiscuo, usato per descrivere la visione di un futuro che tutti dovrebbero voler realizzare. Un futuro sostenibile in cui la tecnologia più avanzata viene messa al servizio degli uomini e dell’ambiente. In breve, il solarpunk è una reazione al cambiamento climatico, alla disuguaglianza e all’ossessione culturale per i futuri distopici. I suoi discepoli immaginano un mondo in cui le persone prosperano grazie all’indipendenza energetica, alla resilienza locale e a solide infrastrutture. Non è un “ritorno alla terra” e al survivalismo, in quanto il solarpunk sostiene l’uso responsabile delle nuove tecnologie come la biologia sintetica e le reti sensoriali. E non è propriamente un’utopia, perché il futuro che sogna è al tempo stesso altamente tecnologico e coraggioso e, cosa più importante, è un futuro che si può effettivamente realizzare. Si potrebbe definire postapocalittico, ma non come questo termine viene inteso abitualmente in senso negativo, perché il futuro che ci attende potrebbe poi non essere così male.

L’antologia, Solarpunk. Come ho imparato ad amare il futuro, pubblicata da Future Fiction, curata da Fabio Fernandes e Francesco Verso, raccoglie quattordici racconti e due saggi provenienti da sette paesi e tradotti da cinque lingue (portoghese, spagnolo, cinese, francese, inglese). Dopo I Camminatori (Pulldogs e No/Mad/Land), questo è il secondo contributo di Verso al solarpunk e anche se questo movimento non dovesse diventare qualcosa di grande, potrebbe ugualmente fornire gli strumenti necessari alla ricerca di strategie efficaci al superamento dell’Antropocene e del Capitalocene, l’era dell’homo oeconomicus che ha come unico obiettivo la cura di sé e dei propri interessi personali.

Il solarpunk non è soltanto un movimento di narrativa speculativa, ma riguarda anche l’arte, la moda e l’attivismo. La sua estetica fonde il pratico con il bello, il ben progettato con il verde e il selvaggio, il luminoso e colorato con il solido e terroso. Il solarpunk non vuole offrire ammonimenti ma soluzioni. Soluzioni per vivere confortevolmente anche senza combustibili fossili, per gestire equamente la scarsità delle risorse naturali, per essere più responsabili verso i nostri simili e il pianeta che abitiamo.

Rispetto alla narrazione escapista e consolatoria dello steampunk e del fantasy o a quella nichilista del cyberpunk, la letteratura solarpunk «si configura come un contenitore di contro-narrazioni sulle ipotesi, presenti e future, che precludono la costruzione di valide alternative». Scelte diverse possono e devono essere compiute e il solarpunk, offrendone una gamma ampia e ragionata, potrebbe permettere all’umanità di ripensare il proprio futuro in una chiave, inaspettatamente, positiva.

Il libro

Dopo aver distrutto il mondo migliaia di volte, ipotizzato bizzarre utopie, trasformazioni postumane e derive tecnocratiche, ecco emergere – da più parti del mondo e dalle discipline più disparate – un piccolo nucleo di storie, di genere solarpunk, che sfidano l’ineluttabile concretezza del presente: racconti che spaziano dall’economia circolare alla sostenibilità ambientale, dalla critica al capitalismo predatorio alla costruzione di reti off-grid, dall’uso di risorse rinnovabili all’inclusività radicale; racconti che riprendendo l’estetica dell’Art Nouveau rielaborano in chiave moderna i canoni dell’arte africana ed asiatica, che usano il biomimetismo di forme e funzioni organiche per migliorare prodotti ed esperienze e che immaginano vie d’uscita, pratiche e percorribili, sia dall’antropocene, intesa come era geologica indotta dal comportamento umano, che dal capitalocene, sua deriva economica. Che si tratti del singolo o di un gruppo, nel solarpunk i protagonisti non rinunciano alla lotta di riappropriazione degli spazi abbandonati dal capitalismo o dall’inefficienza statale, ma affrontano il conflitto in nome di un’esigenza umana, di un principio condiviso dalle comunità resilienti in lotta contro la gentrificazione, l’espropriazione, l’abuso e la perdita d’identità, partendo da un quartiere per abbracciare il mondo interno. Il solarpunk traccia un sentiero, accidentato e tortuoso, verso un cambiamento percepito ormai da molti come necessario. Nessuno ci regalerà il futuro – sembrano dire questi 15 racconti provenienti da Brasile, Argentina, Stati Uniti, Cina, Australia, Francia e Spagna – e starà a noi fare le scelte giuste per ottenerlo.

I curatori

Francesco Verso (Bologna, 1973) ha pubblicato: Antidoti umani, e-Doll (premio Urania 2009), Livido (premio Odissea e premio Italia 2014) pubblicato negli Stati Uniti da Apex Books e in Cina da Bofeng Culture e Bloodbusters (co-vincitore premio Urania 2014) in uscita nel 2020 nel Regno Unito per Luna Press e in Cina per Bofeng Culture. Il suo ultimo romanzo I camminatori, pubblicato su Future Fiction, è composto da due volumi, I Pulldogs e No/Mad/Land. Suoi racconti sono apparsi su riviste italiane, spagnole, americane e cinesi, come Robot, iComics, International Speculative Fiction #5, MAMUT, Chicago Quarterly Review #20, Future Affairs Administration, Worlds Without Borders. Dal 2014 lavora come editor del progetto multiculturale Future Fiction. Vive a Roma con la moglie Elena e la figlia Sofia.

Fabio Fernandes vive a San Paolo, in Brasile. Finora ha pubblicato due libri, un saggio sull’opera di William Gibson, A Construção do Imaginário Cyber e un romanzo cyberpunk, Os Dias da Peste (entrambi in portoghese). Come traduttore, ha curato la traduzione in portoghese di numerosi testi fantascientifici: Neuromante, Snow Crash, Fondazione, 2001, Ancillary Justice. I suoi racconti sono stati pubblicati online in Brasile, Portogallo, Romania, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Stati Uniti e nell’antologia Steampunk II: Steampunk Reloaded and Southern Fried Weirdness: Reconstruction (2011) di Ann and Jeff VanderMeer, oltreché in The Apex Book of World SF (Vol 2), Stories for Chip, Everyday Weirdness, Kaleidotrope e Perihelion. Ha scritto anche articoli e recensioni per molti siti e riviste come Fantasy Book Critic, Tor.com, The World SF Blog, Strange Horizons e SF Signal.

Indice: Non c’è nulla di nuovo sotto il sole – E va bene di Fabio Fernandes (Brasile); Sulle dimensioni politiche del Solarpunk di Andrew Dana Hudson; Empatia bizantina di Ken Liu (Usa); Nina e l’uragano di Ana Rüsche (Argentina); Sommaterra di Ciro Faienza (Usa-Italia); Serpenti d’energia di Brenda Cooper (Usa); Previsione di vuoto di Renan Bernardo (Brasile); Il guardiano del faro di Andrew Dana Hudson (Usa); Fallacia affettiva di Stanley Chan (Cina); Il ranch a spirale di Serana Ulibarri (Usa); Linea del fronte di Gustavo Bondoni (Argentina); Biston-Betularia di Maria Antonia Marti Escayol (Spagna); Omnia sol temperat di Rockwell Hopper – Teresa P. Mira de Echeverría e Guillermo Echeverría (Argentina); Contaminazioni di Sylvie Denis (Francia); Ho la bici, andrò nello spazio di Ingrid Garcia (Spagna); Il ragno e le stelle di D. K. Mok (Australia); Solarpunk: nuovi semi dalle ceneri del futuro di Francesco Verso (Italia); Bibliografia; Linkografia.

AA.VV., Solarpunk. Come ho imparato ad amare il futuro, Collana Future Fiction n. 80, Future Fiction, pagg. 348, Euro 16 (versione cartecea), Euro 3,99 (versione ebook).