Da un punto di vista economico Star Wars: gli ultimi Jedi è stato un successo: a fronte di un budget di 250 milioni di budget compreso il reshooting, il film ha incassato nel mondo 1,332 miliardi e di recente la Lucasfilm ha voluto sottolineare quanto fossero falsi i rumor (inventati ad arte) che volevano la produttrice Kathleen Kennedy licenziata, confermando la sua posizione fino al 2021. 

Ma, di recente l'analista Morten Bay della University of Southern California ha pubblicato online una ricerca, Weaponizing the Haters: The Last Jedi and the Strategic Manipulation of Pop Culture Through Social Manipolation, di ben 38 pagine e basata su 1273 tweet inviati al regista Ryan Johnson tra il 13 dicembre 2017 (il film come sapete era uscito nel resto del mondo due giorni prima dell'uscita americana), fino al 20 luglio 2018.

Secondo Bay ciò che contraddistingueva il film rispetto agli altri della saga era un solo aspetto: era arrivato nel mezzo della presidenza Trump, da qui le accuse alla Disney di avere fatto un film di propaganda di sinistra, che parlava di uguaglianza tra le razze e con le donne, molto di proposito dimenticando che la saga, come confermato dallo stesso Lucas all'epoca di Star Wars: Una nuova speranza, era sempre stata una metafora dello strapotere politico.

In particolare, Bay cita Lucas all'epoca, quando paragonò l'Impero, tecnologicamente ed economicamente avanzato, al governo americano, e la resistenza a quella reale della guerra in Vietnam.

Per l'analista la saga non ha mai cambiato rotta e la Disney ha proseguito con quel sottotono politico voluto da Lucas.

Ed è qui che la faccenda si complica: dopo aver analizzato approfonditamente i suddetti tweet, Bay li ha potuto dividere in quattro categorie: bot, automatici o controllati, false identità, troll e soprattutto troll sovietici e persone reali a cui davvero il film non era piaciuto.

Il risultato finale mostra un paesaggio molto diverso da quello comparso online per tutto il tempo dell'uscita del film nelle sale: solo il 21,9 % dei tweet negativi era attribuibile a reali fan della serie, il resto era un elaborato sistema creato dagli estremisti americani chiamati alt-right (in pratica gli stessi che hanno fatto licenziare James Gunn) e i troll e bot russi usati per manipolare le elezioni americane del 2016 e qualsiasi evento politico da quel periodo in poi.

Lo scopo? cercare di dividere ulteriormente un paese già frammentato, usando il film come piattaforma politica, manipolando le opinioni per creare l'idea che gli Stati Uniti fossero ancora più divisi di quanto non fossero in realtà.

In pratica, Star Wars: Gli ultimi Jedi, almeno in patria, è stato usato come stratagemma politico travestito da critica negativa al film, ma la realtà è che il numero di fan realmente contrario alla visione di Rian Johnson era di molto inferiore a quanto sembrasse e che come purtroppo è diventato usuale di questi tempi, la maggior parte dei commenti che si vedono online possono essere falsi se non completamente automatizzati.

Bay aggiunge anche che lo stesso Twitter aveva poi rilevato quali fossero i profili falsi, cancellando loro e i loro commenti, ma resta il fatto che la saga di Star Wars è diventata involontariamente un pezzo della scacchiera nella strategia creata per dividere sistematicamente le persone e quindi manipolando le loro idee.

Se avete il tempo di leggere le trentotto pagine e sapete l'inglese, lo studio di Morten Bay si rivela uno spaccato interessante dell'utilizzo dei social network ai giorni nostri per scopi politici, ma anche e soprattutto come Gli ultimi Jedi sia stato solo un mezzo e non il vero oggetto della discussione sul valore del film.