Piuttosto che veri canali della forma a noi più familiare, dobbiamo immaginarci depressioni del suolo non molto profonde, estese in direzione rettilinea per migliaia di chilometri, sopra larghezza di 100, 200 chilometri od anche più. Io ho già fatto notare altra volta, che, mancando sopra Marte le piogge, questi canali probabilmente costituiscono il meccanismo principale, con cui l'acqua (e con essa la vita organica) può diffondersi sulla superficie asciutta del pianeta.

Queste parole furono pronunciate, oltre 120 anni fa, dall'astronomo italiano Giovanni Schiaparelli, che forse qualcuno ricorderà per essere il primo a osservare e a fare speculazioni sull'esistenza non solo di canali, ma anche di acqua e vita organica.

Purtroppo, le osservazioni con le sonde degli anni Settanta del Pianeta Rosso hanno demolito queste supposizioni, declassando i famosi canali a poco più di illusioni ottiche, ma resta il fatto che è da queste osservazioni di Schiaparelli che parte il mito di Marte e della possibile presenza di acqua e di vita. L'equivoco nacque anche perché nella traduzione in inglese dei tre libri su Marte dell'astronomo italiano – dal titolo Il pianeta Marte (1893), La vita sul pianeta Marte (1895) e Il pianeta Marte (1909) – la parola canale venne tradotta come canal e non come channel. Il termine canal, infatti, indica una struttura artificiale, il secondo invece si riferisce a una conformazione del terreno di tipo naturale.

I canali non ci sono, ma un gruppo di ricercatori italiani ha scoperto che a un chilometro e mezzo sotto i ghiacci del Polo Sud di Marte c'è un grande lago di acqua liquida e salata. La rivelazione è stata resa possibile grazie al radar italiano Marsis della sonda Mars Express e a quanto pare il lago ha tutte le caratteristiche per ospitare la vita.

Nel 1976, le missioni Viking della Nasa avevano indicato che in passato Marte era un pianeta con laghi, fiumi e mari e ora la recente scoperta italiana ha finalmente dato una risposta definitiva.

Il mito del Pianeta Rosso, siamo sicuri, riceverà ulteriore linfa da questa eccezionale scoperta e chissà che non ci sia già all'opera qualche scrittore di fantascienza che, sulla base dei dai raccolti sull'esistenza del lago, non sia già al lavoro su una nuova storia che a sua volta alimenterà il già nutrito numero di storie e leggende su Marte.