Noi appassionati di fantascienza abbiamo un rapporto con lo spazio e gli oggetti celesti un po' romantico, idealista. La signora Ann Elizabeth Hodges, cittadina di Sylacauga, Alabama, si trovò suo malgrado ad averne uno del tutto diverso.

Il 30 novembre 1954 Ann Hodges era distesa sul divano a riposare. Non stava molto bene. Probabilmente ascoltava la radio, un grosso apparecchio (all'epoca erano piuttosto ingombranti). Abitava in una casa in affitto su Oden's Mill Road. Dall'altra parte della strada c'era un cinema drive-in chiamato Comet, con un'insegna al neon che rappresentava una cometa che cade dal cielo.

Ann Hodges non poteva avere idea di cosa stava per accaderle. Nessuno avrebbe potuto aspettarsi una cosa del genere.

Intanto, nello spazio

Nello spazio, dall'asteroide 1685 Toro si era staccato un grosso frammento. La roccia, o più esattamente il meteoroide, venne catturato dalla gravità terrestre. Alle 18:46 l'oggetto cadde nell'atmosfera, sull'Alabama. Nella caduta si bruciò per l'attrito con l'aria formando una scia in cielo; era velocissimo, più del suono, e il boom sonico pare fece quasi cadere di sella un ragazzino in bici a Montgomery. I pochi televisori della zona persero la ricezione. Il rumore della caduta si sentì in un'area molto vasta, fino a Tuscaloosa, più di centosessanta chilometri a ovest di Sylacauga.

Secondo le osservazioni, il meteoroide si spezzò in tre frammenti: uno non fu mai trovato; un altro cadde in un campo e fu trovato da un contadino, Julius McKinney.

Il frammento Hodges

Il terzo sfondò il tetto della casa di Ann Hodges. Colpì la radio e rimbalzò addosso alla signora sdraiata sul divano.

Fu il primo caso documentato di un essere umano colpito da un meteorite (anche se cronache del XVII secolo riporterebbero di un monaco francescano ucciso vicino a Milano nel 1677). Il dottor Moody Jacobs, che venne chiamato in soccorso, fu il primo medico nella storia dell'umanità a curare una ferita da meteorite.

Ci si può facilmente immaginare che un simile evento possa aver portato fama e fortuna alla Hodges e alla sua famiglia. Ecco, invece no; accadde esattamente il contrario.

Nelle foto il buco nel soffitto, Eugene e Ann Hodges, e a destra il frammento in primo piano e la casa degli Hodges
Nelle foto il buco nel soffitto, Eugene e Ann Hodges, e a destra il frammento in primo piano e la casa degli Hodges

Le battaglie legali

La cosa fece molto scalpore, disturbando la tranquillità della vita famigliare degli Hodges. Il marito, Eugene, era esasperato dalla presenza di curiosi, e infuriato contro la polizia che aveva sequestrato il meteorite.

Gli Hodges intentarono una causa, riuscendo alla fine a ottenere che l'oggetto spaziale gli fosse restituito, ma le spese legali li mandarono quasi sul lastrico.

E non era finita lì. Perché la casa degli Hodges non era di loro proprietà; erano in affitto. La padrona di casa, Birdie Guy, dopo aver loro intimato di pagare la riparazione del tetto, sostenne che il meteorite era caduto su una sua proprietà, perciò era suo. Vi fu un'altra battaglia legale, e la Guy vinse, prendendosi il meteorite.

Probabilmente, pensava di farci una fortuna, vendendolo a collezionisti o musei. Ma il tempo era passato, la notizia era dimenticata e di quel sasso ormai non importava più a nessuno. Alla fine si lasciò convincere a rivenderlo agli Hodges per 500 dollari.

Ma anche per gli Hodges la vita non cambiò in meglio. Le battaglie legali li avevano spolpati, e Ann non si era mai più ripresa, né fisicamente né emotivamente. Alla fine divorziarono.

Il meteorite, alla fine, aveva trovato una sua collocazione come fermaporta. Fu da lì che venne raccolto per essere affidato, gratuitamente, a John C. Hall, del museo di storia naturale dell'Alabama, a Tuscaloosa.

Ann finì in una casa di cura, dove morì nel 1972, a soli 52 anni, per insufficienza renale. Un incendio distrusse la casa degli Hodges, che fu demolita per far spazio per un parcheggio di roulotte.

Il lieto fine

Non ci fu lieto fine per Ann Hodges. Ma il meteorite dell'Alabama non portò solo sfortuna. C'è infatti l'altra storia, quella del contadino nero Julius Kempis McKinney. Quel giorno del 1954 McKinney stava conducendo il suo carro, trainato da un mulo, con un carico di legna da ardere. Un grosso sasso caduto dal cielo fece bloccare il mulo, spaventato. McKinney spinse il sasso sul ciglio della strada e proseguì.

Quella sera però sentì parlare dell'incidente occorso agli Hodges. Tornò subito dove aveva trovato quello strano sasso e lo portò a casa, regalandolo ai suoi figli come una curiosità con cui giocare.

Il giorno dopo raccontò la cosa al postino. Il quale conosceva un avvocato. Alla fine con l'aiuto dell'avvocato McKinney riuscì a vendere il meteorite a un avvocato di Indianapolis, per conto dello Smithsonian di Washington. Non si sa quanto venne pagato, ma si sa che con quei soldi McKinney riuscì a comprare una nuova casa, un'auto e a togliersi qualche sfizio.

Il frammento McKinney, oggi al museo Smithsonian di Washington
Il frammento McKinney, oggi al museo Smithsonian di Washington

Bill Field, un ragazzino che all'epoca aveva cinque anni, vide il meteorite cadere dalla finestra di casa. Da adulto divenne un cineasta, realizzò alcune interviste, anche con gli Hodges, e scrisse un soggetto per un film basato sulla storia del meteorite di Sylacauga. Vendette il soggetto alla 20th Century Fox per una buona cifra, anche se il film poi non venne mai realizzato.

Per Sylacauga, dodicimila abitanti, fu l'evento più importante della storia della città. O, forse, l'unico evento della storia della città.