Steven Spielberg è uno dei registi che riscuote tutta la mia ammirazione, questo non vuol dire accettare acriticamente ogni suo film come capolavoro ma, quantomeno, attribuirgli una capacità cinematografica che si esprime nei campi della produzione, sceneggiatura e regia sempre con una attenta artigianalità, dalla quale traspare l'amore con cui si diverte a raccontare le storie più disparate. Tutto ciò traspare anche dal suo ultimo film, Ready Player One, tratto dall’omonimo best seller di Ernest Cline, divenuto un fenomeno di portata mondiale.

Nella sua filmografia, su 32 pellicole 8 sono di argomento strettamente fantascientifico. Si parte con Incontri ravvicinati del terzo tipo, il film simbolo di quando gli alieni erano buoni, l'esatto opposto de La Guerra dei Mondi che egli stesso dirigerà ventotto anni dopo. Segue immediatamente E.T., che con Incontri Ravvicinati costituisce, come ha avuto modo di dichiarare Spielberg, la rappresentazione dei sogni d'infanzia di un bambino affascinato dalle stelle. Un bambino che vorrebbe magari rimanere tale, considerato l'episodio del film Ai confini della realtà che dirige nel 1983, dove gli anziani della casa di riposo tornano bambini calciando un barattolo. Sempre con il piglio del bambino dagli occhi spalancati, nel 1993 e nel 1997, Spielberg si rivolge al romanzo di Michael Crichton Jurassic Park per meravigliarci con il parco di Isla Nublar e i suoi dinosauri clonati. Lo sguardo fiducioso del bambino, però, viene sconvolto dalla ribellione dei dinosauri che trasformano un luogo di festa e vacanza in una trappola mortale, non dissimilmente rispetto a quanto raccontato ne Lo Squalo del 1975. La fine dell'innocenza prosegue e si stabilizza in A.I. Artificial Intelligence del 2001, dove utilizzando un soggetto di Stanley Kubrick e ispirandosi a Pinocchio il mondo nel quale vive il bambino-che-bambino-non-è si rivela quanto di meno rassicurante ci possa essere stavolta non per colpa di strani mostri giganteschi quanto per la evoluzione al negativo della società che lo circonda. Una società dove la tecnologia è tutto tranne che rassicurante. Esattamente come in Minority Report che, tratto da un romanzo di Philip K. Dick, porta ancora più avanti l'angoscia indotta da una tecnologia non regolamentata che possa prendere il controllo delle nostre vite nel bene e nel male. Ma, non dimentichiamolo, siamo sempre in un film di Spielberg e quindi il finale deve essere rassicurante, proprio come nel remake de La Guerra dei Mondi, dove tutta la famiglia del protagonista si ritrova sana e salva alla fine in un curioso parallelismo con la famiglia che ospita E.T., entrambe hanno avuto modo di incontrare l'alieno, ed entrambe ne hanno tratto una lezione, dalla fratellanza cosmica all'estremizzazione orgogliosa dell'istinto di sopravvivenza della razza umana (coadiuvato da tantissima fortuna, però!).

La società attorno ai protagonisti di Spielberg diventa nel corso di questi film sempre meno rassicurante, fino a giungere a Ready Player One, dove in un 2045 futuribile la Terra è allo stremo delle risorse e l'unico modo per proseguire a vivere nella lotta quotidiana è giocare/vivere nella realtà virtuale di OASIS e nel suo “Gioco di Anorak” alla ricerca del tesoro nascosto, la easter egg inserita dal creatore che, una volta trovata, concederà al vincitore il potere supremo. Il film è tratto dal romanzo di Ernest Cline e si avvale di un giovane protagonista (Tye Sheridan, il Ciclope giovane di X-Men: Apocalypse) pur non volendo rivolgersi solo alla platea Young Adult.

Spielberg ha ammesso, in alcune interviste, di aver deciso di girare il film perché la storia scritta da Cline gli è sembrata molto futuribile considerando l'evoluzione dei social e degli hardware oltre ad essere stato colpito dai riferimenti alla cultura pop degli anni Ottanta di cui è infarcita la storia.

Il regista americano, dunque, torna alla fantascienza utilizzando temi e icone di quel periodo del secolo trascorso che egli stesso ha contribuito a rendere indimenticabile per almeno una generazione e senza temere di confrontarsi con un argomento ormai canonizzato dai film di fantascienza: la realtà virtuale.

Il primo film che viene in mente è ovviamente Matrix, dove gli umani sono ridotti a pure pile energetiche biologiche sfruttate per la sopravvivenza della matrice. Il mondo reale, in questo caso, è del tutto distrutto, alterato, con scarsissime possibilità di vita al di fuori della matrice. Il manipolo di ribelli che vive nelle due realtà mostra chiaramente quanto possa essere più affascinante una rispetto all'altra, e la scelta del personaggio traditore interpretato da Joe Pantoliano è ben espressa quando dice di essersi accordato per tradire ed avere in cambio l'oblio sulla verità del mondo. È la definitiva rinuncia alla socialità, la cui unica traccia resiste solo nel gruppo dei ribelli che fanno capo a Morfeo.

Effettivamente uno dei pericoli indicati dai tuttologi, riguardo la realtà virtuale, sarebbe quello dell'individualismo, della alienazione dai rapporti sociali, esattamente come descritto nel film tratto dal racconto di Stephen King Il Tagliaerbe dove il fruitore, giocatore e dipendente dalla realtà virtuale si lascerà corrompere definitivamente divenendo pericoloso per se e per gli altri fino ad autodistruggersi.

Ma la realtà virtuale può essere anche sociale e rassicurante, addirittura proponendo una alternativa o forse una risposta ad una delle domande fondamentali della vita: il dopo morte.

È curioso come proprio in una delle serie meno rassicuranti riguardo la tecnologia: Black Mirror, abbiamo avuto modo di apprezzare San Junipero (quarto episodio della terza serie, nominato agli Hugo e vincitore del BAFTA) dove la memoria dei morenti può essere scaricata in un cloud che permette di vivere gli ultimi periodi della vita insieme agli amici in una perpetua giovinezza la quale può poi diventare l'eternità cibernetica.

Qui il sociale diventa fondamentale e rassicurante, in maniera diversa dall'alternanza tra realtà virtuale e vita reale che vivono i protagonisti di Ready Player One.

Nella società del 2045 le due realtà sono strettamente interconnesse e reciprocamente influenzanti tanto da trasformare la caccia del protagonista in una sfida letteralmente mortale.

Il tutto, però come ho già detto, in un film di Spielberg, quindi una pellicola dalla confezione accurata, infarcita di riferimenti agli anni '80 che hanno fatto impazzire gli appassionati sin dal primo teaser e poster annesso, con una fotografia che ci aspettiamo perfetta, una musica travolgente, una storia forse anche prevedibile ma funzionale alla Prima Direttiva del film: Intrattenere.

E se vogliamo dar credito a quanti hanno assistito alla proiezione in anteprima al SXSW festival definendolo “il film più geek mai realizzato” dobbiamo solo andare al cinema a vederlo per poi scatenarci a discuterne, come sempre, nella vita reale e, perché no, anche nella realtà virtuale.