Zio Lele guardava il tramonto rosso e intanto fumava il mezzo toscano. La compagna, oltre il portico di legno, sembrava paralizzata sotto il sole del pomeriggio. Solo adesso – rinfrescata da una brezza leggera – tornava a respirare piano piano.

Zio Lele si dondolò sulla sua vecchia sedia, sputò per terra, poi chiuse gli occhi.

Poi li riaprì.

Di fronte a lui, seduto sulla staccionata, c’era un uomo: da com’era vestito si vedeva che veniva dal futuro, o che era matto.

– Sei matto? – chiese Lele continuando a fumare.

– No, vengo dal futuro – disse l’uomo.

– Ci avrei scommesso – zio Lele ne aveva viste di tutti i colori in settant’anni di vita in campagna, non si stupiva più di nulla.

– È la seconda volta che c’incontriamo – mormorò l’uomo del futuro abbassando lo sguardo. – Amico, sono tormentato dai sensi di colpa, perdonami!

Zio Lele lo guardò senza dire nulla: non lo aveva mai visto prima. Continuò a dondolarsi sulla sua sedia, e a fumare. Poi gli fece un cenno col mento: avanti, parla, ti ascolto.

– La prima volta che t’incontrerò – disse l’uomo fissandolo, – cioè domani alla stessa ora (secondo la tua cronologia, ma ieri secondo la mia) io ti ammazzerò!

– Perché?

– Perché tu mi minaccerai con la tua vecchia pistola.

– E perché io ti minaccerò?

– Perché domani sarai a conoscenza del fatto (te lo sto appena comunicando) che io ti ammazzerò! – L’uomo del futuro era sconvolto. – Non voglio che accada, però è già accaduto…

– È già accaduto? – zio Lele sputò di nuovo per terra.

– È già accaduto a me: fa parte del mio passato, eppure fa anche parte del tuo futuro.

– Mi hai già ammazzato?

– Sì – l’uomo mise le mani sul volto. – Non volevo, giuro! Ma ieri (cioè, per te domani), appena sono apparso di fronte a te su questa maledetta staccionata, mia hai puntato la pistola al petto, pronto a premere il grilletto: non ho potuto far altro che difendermi e sparare.

– Anche tu hai una pistola?

– Nel futuro tutti ne hanno una, ma laser.

– Cribbio – sospirò zio Lele. – Un gran pasticcio.

– Il fatto stesso – aggiunse l’uomo del futuro, – che oggi io sia venuto qui a scusarmi e a chiederti perdono per quello che ti accadrà domani (che per me è accaduto ieri) innescherà il loop temporale in cui siamo incastrati e sarà la causa della tua morte…

– Non possiamo far nulla per evitarlo, dunque? – chiese Lele.

– Niente! – urlò l’uomo. – Il tempo non puoi fregarlo in nessun modo, mai!

– Il tempo non puoi fregarlo, però gli uomini sì – zio Lele prese da sotto la sedia la sua vecchia pistola e la puntò verso l’uomo. – Se non riuscirò a ucciderti domani, ti ammazzo oggi!

Zio Lele sparò.

L’uomo del futuro fu colpito al cuore. Scivolò per terra stringendo le mani al petto.

– Nessuno l’ha mai avuta vinta con zio Lele – mormorò zio Lele guardando l’ultimo tramonto rosso della sua vita.

Si dondolò ancora sulla vecchia sedia, sputò per terra, poi chiuse gli occhi e assaporò il dolce sapore della vendetta.