La prima stagione di Westworld, una delle serie TV più appassionanti degli ultimi anni, si è conclusa pochi mesi fa. Già trapelano le prime indiscrezioni sulla seconda stagione che, salvo ritardi, dovrebbe vedere la luce (o meglio, gli schermi) per il 2018. Come ingannare l'attesa?

Un buon modo potrebbe essere l'ascolto della colonna sonora della Stagione 1. Sì perché, a differenza di molte colonne sonore che non riescono a vivere di vita propria una volta estrapolate dal contesto cinetelevisivo, i brani di Westworld: Music from the HBO Series – Season 1 si rivelano di grande impatto anche senza il supporto delle immagini e mettono l'ascoltatore nella piacevole condizione di rievocare scene e atmosfere.

La colonna sonora è opera del compositore tedesco-iraniano Ramin Djawadi, già noto agli amanti delle serie TV per le musiche di Game of Thrones e Person of Interest. I trentaquattro brani, tutti strumentali, sono costituiti non solo da composizioni originali ma anche da rivisitazioni per orchestra, per quartetto d'archi o per solo pianoforte di pezzi rock.

Tranne poche eccezioni, la scaletta contiene i brani "in ordine di apparizione" nella serie televisiva. Dopo la splendida ed evocativa sigla iniziale e l'altrettanto affascinante Sweetwater, ecco la prima rivisitazione. Siamo nella prima puntata: Maeve si aggira per il saloon Mariposa mentre il pianoforte automatico esegue un brano che, nonostante sia completamente diverso dalla versione originale, un orecchio allenato riesce a riconoscere. È Black Hole Sun dei Soundgarden. Nel prosieguo della serie il pianoforte automatico riserverà altre piacevoli sorprese agli amanti del rock.

Pochi minuti dopo una sparatoria, una carneficina all'esterno del saloon. I colpi di fucile sono accompagnati da un'indovinata versione orchestrale in stile Bonanza di Paint It, Black dei Rolling Stones.

Nel secondo episodio è ancora il saloon la scenografia della colonna sonora: mentre Maeve seduce i clienti viene eseguita al pianoforte la celebre No Surprises dei Radiohead. Questa canzone è inclusa nella colonna sonora anche in una versione Stride Piano.

Nel quarto episodio, mentre cominciano ad affiorare le prime incertezze di Maeve sulla sua condizione e sui suoi ricordi, il piano automatico del Mariposa esegue una poco riconoscibile versione di A Forest dei Cure.

La scena del bordello dell'episodio successivo è accompagnata dall'esecuzione per archi, ad opera del Vitamin String Quartet, di Something I Can Never Have dei Nine Inch Nails.

Il settimo episodio vanta come protagonisti musicali i Radiohead, evocati con due brani. Ancora Maeve protagonista: il risveglio nel proprio letto stavolta è diverso dal solito, la donna-robot ha preso consapevolezza del mondo che è stato costruito intorno a lei e ai suoi simili. Un mondo artefatto, fasullo. Come quello cantato da Thom Yorke in Fake Plastic Trees, qui proposta in una versione per pianoforte. E mi piace pensare che la scelta di Djawadi possa essere stata influenzata anche da una brevissima sequenza presente nel videoclip della canzone: un anziano pistolero vestito di nero.

Nel corso dell'episodio si svolge una delle scene più intense dell'intera serie. Maeve è guidata da Felix nei vari reparti in cui vengono progettati, portati in vita, provati, riprogrammati e riattivati i robot. L'esplorazione è accompagnata da Motion Picture Soundtrack, eseguita dal Vitamin String Quartet.

Siamo giunti all'ottavo episodio. Per il personale e per gli avventori del Saloon Mariposa è un giorno come un altro, non per Maeve, ormai consapevole della propria condizione e delle proprie capacità.

We only said goodbye with words, 

I died a hundred times.

Sono i versi di Back to Black di Amy Winehouse, del tutto adeguati a descrivere lo stato d'animo di Maeve. A eseguirla è ancora il pianoforte automatico.

Una scena simile, vista decine di volte: le ragazze del Mariposa che adescano gli avventori. Cambia la musica eseguita dal piano automatico: House of the Rising Sun, canzone folk americana resa celebre dai The Animals.

Decimo episodio: siamo al gran finale. Djawadi sceglie di affidare le drammatiche scene conclusive della prima stagione a una superba versione orchestrale di Exit Music (For a Film). Toh, ancora i Radiohead. L'introduzione è suonata dal pianoforte, l'ingresso in scena degli archi coincide con quello del Dottor Ford che illustra al pubblico presente l'ultima trama che ha composto per la popolazione dei robot affinché possano far divertire ed emozionare i facoltosi umani.

"Welcome to Westworld" recita una suadente voce femminile. Ma per noi che siamo giunti al termine della visione della serie e dell'ascolto dei trentaquattro brani che l'hanno accompagnata, non è un benvenuto. È un inquietante arrivederci.