Rupert Sanders ha avuto modo di parlare del suo adattamento del manga Ghost in the Shell alla prima del suo film a Tokyo. L'adattamento di un opera conosciuta ed acclamata da un ampio pubblico di appassionati è di sicuro una lama a doppio taglio, da un lato si ha a disposizione tutto il mondo creato dal manga e dal franchise che ne è derivato, dall'altro il margine concesso alla creatività del regista può sembrare limitato e complesso considerando il costante confronto con l'originale. Lo stesso Sanders ha detto a Tokyo che la presentazione ai fan giapponesi gli ha offerto la possibilità di dimostrare che: “Il mio film non è una scialba versione Hollywoodiana della storia comunque la possano pensare rispetto alla scelta di Scarlet Johansson nel ruolo del Maggiore Kusanagi.”

“La pellicola – ha detto il regista – è abbastanza violenta e anche sensuale, ma disporre di androidi che sanguinano un liquido bianco stempera un po' lo choc di alcune scene. Probabilmente avremo qualche problema con la censura, ma volevo rimanere fedele al senso dell'opera originale, evitando anche di girare magari una doppia versione della storia, cosa per la quale non eravamo pronti né avevamo materiale o tempo.”

Il regista Rupert Sanders
Il regista Rupert Sanders

Sanders spiega come è nato il film e del ruolo che ha avuto Steven Spielberg.

“La tabella di marcia era pazzesca, sin da quando Spielberg mi ha chiesto se fossi interessato a girare la storia ho pensato a come approcciarla quindi ho scattato foto della graphic novel e dell'anime originale, di Innocence e di Stand Alone Complex, le ho radunate in uno storyboard ed ho scritto una storia che univa le immagini, quindi sono andato da Steven a ilustrargli la mia visione, è una storia a tratti molto filosofica e introspettiva non solo un action.”

Un film come Ghost in the Shell non può prescindere dall'attrice protagonista e Sanders spiega il rapporto che ha avuto con Scarlet Johansson.

“Con Scarlett ci siamo trovati d'accordo sul fare qualcosa che non fosse né in stile Marvel né in stile DC, volevamo essere gli indipendenti della situazione e pensiamo di esserci riusciti perché alla fine della proiezione si capisce che è un film emozionante e, mi auguro, che spinge a pensare ad alcuni tematiche forti della fantascienza, anzi, del futuro dell'uomo.”

Quali film possono essere considerati dei "fratelli" di Ghost in the Shell? Anche su questo il regista non ha dubbi.

“Non nego che la scelta di Scarlett serve anche a portare al cinema chi non ha mai letto il manga o visto l'anime, mi immagino che uno spettatore a digiuno della storia guardi il trailer intrigato dalla sua presenza e poi si trovi ad apprezzare la piacevole risonanza di grandi film come Blade Runner e Matrix. Mi auguro che poi si senta spinto a vedere cosa c'è di differente rispetto a questi film il cui retaggio è davvero enorme. Quando Shirow ha scritto il primo manga Blade Runner era già uscito, invece Matrix è venuto dopo, sdoganando la fusione tra cinema occidentale e action orientale. Tutto questo ha reso allo stesso tempo facile e difficile il nostro compito perché se avessimo voluto fare solo un action ci saremmo trovati tra le mani una scopiazzatura di altri film invece Ghost in the Shell ha generato un universo di manga ed anime che ci hanno permesso di guardare alla storia da angolazioni diverse, dandole spessore grazie alle premesse e alle conseguenze che sono state mostrate nell'intero franchise. Il motivo di fondo resta sempre la domanda su cosa si possa definire umano, e cosa questa definizione porta con sé: l'inidpendenza, l'intelligenza, la libertà di scelta e di autodefinizione, la percezione del reale come qualcosa di davvero

reale o di esistente solo in noi stessi.”

Trasporre un manga in pellicola può essere operazione alquanto pericolosa. Il regista del film ha infatti spiegato: “Ho cercato di vivere nell'universo di Shirow per tre anni per ventiquattro ore al giorno sette giorni su sette, la mia costante paura era quella di rovinare la specificità del manga con il solito tocco hollywoodiano. In questo Steven Spielberg – ha continuato Sanders – non mi ha solo appoggiato, ha anche messo molte idee ed energia, e sono contento di essere stato il canalizzatore degli sforzi di tutti quelli che hanno lavorato al progetto.”

Sanders non ha nascosto di aver voluto esplicitamente affrancare il film dalla corsa agli incassi.

“Ad essere sincero non mi sono posto l'obiettivo di farne un blockbuster per il mercato cinese, pur sapendo che è il più grande mercato di appassionati di manga ed anime, ho cercato di girare un film che possa essere visto in Cina, in Germania, Norvegia, Russia così com'è: una storia universale e visivamente molto originale, una vera esperienza cinematografica. Questo tipo di cinema sopravvive solo grazie alla propria spettacolarità che si apprezza al meglio in sala, e se vogliamo avere ancora qualche chance rispetto alle offerte della televisione e delle piattaforme dobbiamo di certo essere attenti alla spettacolarità ma anche alla storia e ai concetti che può veicolare.”

Per Sanders il tema del manga e del film è molto chiaro, ed ha a che fare con ciò che è umano e ciò che non lo è.

“Il superamento dell'umano è anche mostrato con il mash up di lingue, c'è una scena in cui il Maggiore parla in inglese e il personaggio di Aramaki (interpretato da Takeshi Kitano) le risponde in giapponese, non ci sono sottotitoli ma vediamo che loro due si capiscono perfettamente, è una scena che mi è stata ispirata da un dialogo di Ghost Dog di Jarmusch dove il protagonista parla con un gelataio senegalese, ciascuno nella propria lingua, comprendendosi appieno, ma lo spettatore non sa cosa si sono detti.”

Sulla figura del mangaka che ha creato Ghost in the Shell, Sanders ha dichiarato che: “Masamune Shirow non è stato coinvolto nella produzione del film. Lui resta il creatore del manga, così come Mamoru Oshii quello dell'anime e noi siamo solo un altro capitolo del mondo che lui ha creato. Oshii è venuto a farci visita ad Hong Kong ed ha avuto modo di visionare il lavoro e gli storyboard, e si può dire che abbiamo avuto la sua approvazione. “Il materiale del manga e dell'anime ha continuato il regista – era decisamente profetico riguardo a tante delle cose viste poi nei film ma anche nella tecnologia reale quindi noi abbiamo preso temi e idee e li abbiamo rispettosamente adattati alla nostra versione. E poi alla fine ci sono concetti che non cambiano mai così come non sono cambiati quelli che uniscono la sequenza dell'osso che si trasforma in astronave in 2001 odissea nello spazio.”

La tecnologia gioca un ruolo fondamentale nel film e nel caso specifico il concetto chiave per il regista è: evoluzione.

“Si tratta dell'evoluzione. Stephen Hawking dice che l'Intelligenza Artificiale è il fine dell'evoluzione umana. A mio modo di vedere le tecnologia è necessaria allo sviluppo dell'umanità ma immaginare una tecnologia che si renda conto del potenziale distruttivo insito nell'umanità che decida di eliminarlo eliminando gli umani è una delle possibilità, ma non l'unica strada. Penso che l'umanità e la spiritualità, l'essenza di quello che siamo possa e debba essere canalizzata nella tecnologia, questa è la bellezza che mi ha colpito di Ghost in the Shell: l'anima e la macchina,a loro stupenda interdipendenza che li costringe quasi a stare insieme.”

Sanders non ha mancato di richiamare come punto di riferimento per lui la serie più sconvolgente degli ultimi anni e che ha per tema proprio il mondo dei cyborg. 

“Questo è l'anno di Westworld, ed io conosco molto bene Jonathan e Lisa (Nolan e Joy, creatori della serie) la loro serie è bellissima, e il fatto che il mio film abbia concetti in comune con essa è segno di una importante coincidenza degli interessi, come se l'inconscio collettivo stesso si interroghi su queste tematiche. Data la nostra conoscenza ci siamo sentiti spesso scherzando anche su aspetto e carattere dei nostri cyborg. Siamo face dello steso prisma.”

Ma quali sotto-storie del manga sono state usate nel film? Ecco la risposta di Sanders: “Come storia abbiamo scelto di incarnare nel nostro antagonista Kuze caratteristiche provenienti dal Burattinaio del primo anime e dal criminale della serie Stand Alone Complex, questo unito al contributo di Michael Pitt ha dato origine ad un cattivo molto sfaccettato e fuori controllo, o meglio, guidato da una moralità del tutto personale. Mi piace pensare che come il Maggiore è un eroe transumano così lo è anche il suo antagonista.”

Sanders si è comunque detto molto felice di aver avuto l'occasione di girare questo film.

“Per concludere posso solo dire che sono consapevole di quanto metto in gioco con questo film, alle volte ho anche pensato che avrei potuto evitare di girarlo io, ma se lo avesse fatto qualcun'altro non me lo sarei mai perdonato.”