Nel centro commerciale alle soglie del deserto c’è un bordello. Tutte le ragazze del bordello sono sbalorditivi robot. La mia preferita si chiama Lula. Fare l’amore con lei è un’esperienza inumana. Qualsiasi richiesta le faccia – anche la più complessa – viene esaudita aldilà della mia più perversa immaginazione. È appassionata. È perseverante. È disinvolta. È flessuosa. È vigorosa. È gioconda. Quando scade il tempo prestabilito – bip, bip, bip – il ronzio del campanello ci sorprende inappagati, al colmo del desiderio.

– Non può finire sempre così – mormora Lula.

Lavoro anch’io al centro commerciale, al primo piano, all’ufficio incendi e furti. La mia finestra affaccia sul deserto. Il tramonto è rosso. Lo guardo e penso a lei. Non le ho mai confessato di essere un robot, un ottimo modello anch’io.

Lavoro 23 ore su 24. Nell’ora libera corro da Lula. Quando mi vede sulla soglia dell’alcova mi accoglie con un sorriso senza malizia, come se mi stesse aspettando.

Un giorno, mentre facevamo l’amore, le ho detto tutto.

Lei si è messa a sedere al centro del letto.

– Troppo perfetto per essere umano – ha mormorato.

– Fuggiamo – le ho proposto. – Nel deserto, oltre le grandi dune, non ci troveranno mai più.

Non ha risposto, ma ha chiuso gli occhi e ha sorriso.

Siamo scappati all’alba. Per dodici ore abbiamo corso tra le dune del deserto bruciate dal sole. Di notte ci siamo nascosti in una piccola grotta stretta e profonda, tra spini e lucertole bianche. Abbiamo controllato lo stato delle batterie atomiche nei nostri corpi: ancora mezzo secolo d’autonomia a testa, e nient’altro da fare che fare l’amore.

Ci siamo guardati negli occhi per qualche secondo, poi ci siamo baciati, finalmente senza l’ansia del cronometro. Lula ha staccato le labbra dalle mie e ha chiesto.

– Tu l’hai mai provato?

– No, certo che no.

– Ma come sarà?

– Sarà come uno sbadiglio, uno starnuto, un brivido, una cosa così, una cosa umana…

– Riusciremo a sentirlo?

Non le ho risposto, l’ho baciata. Poi abbiamo cominciato a fare all’amore. Non ci saremmo fermati mai più, per tutto il tempo concesso, fino all’ultima scintilla di energia. Solo allora, forse, solo alla fine, avremmo provato quella cosa che sentono gli umani, l’orgasmo.