C'è un elemento che il lettore di fantascienza dovrebbe pretendere sempre da uno scrittore, nel momento in cui si accinge a leggere una sua opera: un'idea forte. Attenzione: quell'aggettivo forte non significa necessariamente originale. È difficile, oggi, proporre una storia di science fiction totalmente nuova, vista l'enorme mole di opere che il genere ha sfornato nei suoi oltre 90 anni di vita ufficiale. Ma cavar dalla propria fantasia una buona idea e farla diventare il motore propulsivo della propria opera è ciò che distingue un buon scrittore da uno mediocre.

Premessa necessaria, ma non certo sufficiente, per parlare di Angeli di plastica, il romanzo di Emanuela Valentini (Delos Books, collana Convoy edizione cartacea a € 15,00; Delos Digital, collana Odissea Digital Fantascienza, edizione ebook a € 3,99).

La biografia della giovane autrice ci dice che è nata e vive a Roma, ha al suo attivo alcuni riconoscimenti per le sue opere, tra cui il Torneo IoScrittore indetto dal Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, con Ophelia e le Officine del Tempo, e il contest Chrysalide Mondadori, vinto con il racconto paranormal romance Dantalian, lo scontro degli archetipi. Nel 2016 ha vinto il premio Robot con il racconto Diesel Arcadia (Robot 77, Delos Books). Sempre nel 2016, per Delos Books, ha pubblicato il romanzo Red Psychedelia, prima in forma seriale in ebook e poi in versione cartacea. Si tratta in questo caso di una riscrittura in chiave pulp della favola di Cappuccetto Rosso. Infine, Megalomachia è un racconto lungo, scritto con Fabio Carta, uscito in ebook per Delos Digital nella collana Robotica.

A conti fatti, Angeli di plastica è il primo romanzo vero e proprio scritto e pubblicato dalla scrittrice romana e va segnalato che è giunto in finale al Premio Urania ed è in finale al Premio Vegetti, il cui esito si conoscerà entro il 2017.

Idea forte, dicevamo, come premessa per valutare uno scrittore. E in Angeli di plastica c'è, ed è ben sviluppata. Anzi, in realtà ce ne sono almeno due, attorniate da altri elementi che possono essere valutati anch'essi con interesse. Partiamo dalla trama che, come la critica letteraria militante ha ormai cristallizzato, deve essere sintetica ma anche largamente interpretativa.

La protagonista del romanzo si chiama Mei, ed è un'adolescente. Vive con il padre, con il quale è in perenne conflitto (la madre è deceduta quando è nata). La sua vita, tuttavia, è scandita da alcuni fatti, apparentemente irreali. Il primo è che possiede una sorta di GPS psichico, che le provoca quello che lei chiama un loop neurale. In pratica, riesce a richiamare nella propria mente tutte le informazioni in modo enciclopedico, a volte volontariamente, ma più spesso senza che lei lo desideri. Oltre a questo, nella sua mente percepisce anche la voce di una altra ragazzina, una sorta di suo alter ego, pronta a criticarla su ogni scelta di vita, banale o importante che sia. Infine, durante il sonno, entra in contatto con quella di un altro ragazzo che si trova imprigionato nei locali della PlasticArt, l'azienda in cui lavora il padre.

Il lettore viene subito informato che Mei è in cura per questi suoi problemi e assume dei potenti psicofarmaci, ma la ragazza decide, ad un certo punto, di non prenderli più e di andare a fondo almeno ad una questione e capire se il ragazzo con cui ogni notte parla, e le chiede aiuto, è reale oppure frutto della sua immaginazione. Da questa scelta scaturisce una nuova direzione della vita della ragazza che il lettore scoprirà capitolo per capitolo. Aggiungiamo solo che il padre lavora ad una nuova macchina che, nelle intenzioni doveva essere un teletrasporto, e che nei fatti letteralmente, “sforna” esseri umani, che però non si sa da dove vengano e soprattutto che nessuno è in grado di controllare pienamente. A volte questi esseri viventi sono sani, in altri casi sono invece incompleti.

Partiamo dalla storia che nelle sua essenzialità narrativa ha come elemento centrale la fuga del protagonista, che è tipico della narrativa noir e che crea immediatamente una certa suspense: da chi fugge Mei? Dove la porterà questa fuga? Riuscirà a ritrovare un equilibrio nella sua vita?

Il romanzo si apre con due punti interrogativi, ossia due prologhi che al lettore risulteranno chiari solo alla fine della storia. Veniamo poi introdotti al personaggio principale che all'inizio ci è presentata per quello che è: un'adolescente ribelle, insensibile ai richiami paterni e desiderosa di esplorare la vita.

Emanuela Valentini (foto: Luca Caparelli)
Emanuela Valentini (foto: Luca Caparelli)

Mei subirà una sorta di in/ri/voluzione, passando da comportamenti tipici dei suoi coetanei – ribelli, ma entro limiti accettabili dal comune senso borghese – ad eccessi di violenza e scelte radicali che la trasformano in una ragazza più forte, consapevole delle proprie capacità e in grado di affrontare le difficoltà che via via le situazioni le pongono di fronte. Accanto a lei, i personaggi maschili del romanzo diventano man mano dei pallidi fantasmi di loro stessi: dal padre egoista all'algido North, il ragazzo che incontra nei suoi onirici sogni, fino a Sauro, il leader degli esseri viventi che sono scaturiti dalla macchina della PlasticArt e che si sono rifugiati nel sottosuolo della città. Mei vive di emozioni e da queste si lascia trascinare. Non fa sconti, neanche a se stessa, quando si tratta di capire chi è veramente e qual è il suo posto nel mondo. Fino al momento di rottura, quello in cui decide di andare a liberare North, la sua vita è stata sostanzialmente quella di una persona normale, che vive in u contesto socio-culturale-economico rassicurante: la scuola, il padre, la vita nel sobborgo vicino alla PlasticArt. Mei sente che appartiene a qualcos'altro ed ha voglia di esplorare il mondo che è oltre le colline, per usare una metafora cara ai critici Alexei e Cory Panshin, ossia le megalopoli di cui sente parlare nei telegiornali.

È un personaggio che brucia nella mente del lettore, è disturbante, eppure non riusciamo a non provare empatia per lei e la causa di cui si fa portatrice nel corso della storia.

Le due idee forti, di cui parlavamo prima, sono: la capacità di Mei di richiamare nella propria mente informazioni, schemi di dati, immagini, una specie di motore di ricerca, e la macchina che alla PlasticArt stampa esseri viventi; anche qui la mente del lettore corre alla stampante 3D di cui spesso parlano le riviste specializzate. Due tecnologie moderne che l'autrice ha sapientemente trasformato in elementi narrativi forti, per una storia che ha, poi, nel personaggio principale un punto di forza notevole.

Angeli di plastica è anche la storia di persone emarginate, di reietti che la società ha dimenticato, di quelli che Il sociologo Zygmunt Bauman ha definito, nel suo libro Vite di scarto, “rifiuti umani”, persone che non sono integrate nel tessuto sociale e che la società moderna relega ai margini: immigrati, poveri, precari del lavoro, giovani che faticano a trovare il loro posto nel mondo. Nel romanzo, questi reietti sono gli "angeli di plastica" che, in tanti anni, la macchina della PlasticArt ha "partorito" e che ora formano una comunità in lotta con gli esseri umani della megalopoli. Uno scontro sociale e politico (una volta si sarebbe definita lotta di classe) che arriva al suo culmine nel corso della storia, trasformandosi in una vera e propria guerriglia.  

La struttura del romanzo è ben delineata, con puntuali colpi di scena che scandiscono un ritmo di lettura veloce. La prosa è ricercata e visionaria a tratti e buoni i dialoghi, mai banali, perfettamente calati nella psiche dei personaggi.

La scelta di scrivere il romanzo dal punto di vista del narratore onnisciente è coraggiosa, laddove il punto di vista della protagonista poteva essere la via più facile. Nonostante ciò, il lettore non può non immedesimarsi a livello di empatia in Mei e seguirne le vicende con attenzione e partecipazione. Divertenti i siparietti tra la protagonista e il suo alter ego mentale, che nella loro apparente semplicità ci aiutano a delineare il carattere della ragazza, i suoi pensieri e costruiscono il personaggio nella mente del lettore.

In definitiva, Angeli di plastica è un ottimo romanzo di fantascienza e allo stesso tempo di formazione, nel senso che la fuga dall'ovattata vita familiare della giovane protagonista è nel segno di una ricerca della propria identità, anche se ciò significa gettarsi in un futuro ricco di incertezze. La nostra certezza, invece, è che Emanuela Valentini è una nuova e potente voce della fantascienza italiana, da cui ci aspettiamo ancora altre notevoli prove letterarie.