In attesa che Bioware mostri qualcosa di concreto su Andromeda, il futuro della galassia di Mass Effect, e soprattutto di scoprire l’approccio al genere dello studio dello straordinario The Witcher 3, al lavoro su Cyberpunk 2077, è Deus Ex a stagliarsi non solo come titolo del momento, ma come vera e propria serie fantascientifica di riferimento.

Il sequel Deus Ex: Mankind Divided, uscito in questa fine estate per Pc, Ps4 e Xbox One, eleva all’ennesima potenza quanto di buono visto nell’interessantissimo reboot del 2011, Deus Ex: Human Revolution. Il produttore Square Enix sta insomma dimostrando coi fatti di credere parecchio nel futuro della saga, che sembra in effetti destinata a non fermarsi qui. Gli sviluppatori dello studio canadese Eidos Montreal sarebbero già all’opera sul terzo capitolo della trilogia, che recupera i dettami di un grande classico della Ion Storm di Warren Spector. Contrariamente ad altri successi di ieri che si è cercato con scarsa fortuna di resuscitare, in questo caso l’operazione sta funzionando. Il nuovo Deus Ex non si limita a uno sguardo nostalgico, ma rilancia il mito distruggendolo e ricostruendolo in chiave contemporanea, firmando il ritorno da protagonista del cyberpunk. 

L’uomo nuovo

Se nell’originale Deus Ex il protagonista era l'algido JC Denton, un agente nanotecnologicamente modificato dell’Unatco, la coalizione antiterrorismo delle Nazioni Unite, con il reboot Deus Ex: Human Revolution, che dal punto di vista della sequenza cronologica è un prequel, la trama ruota attorno a un nuovo personaggio, Adam Jensen, che ritroviamo in Deus Ex: Mankind Divided, ma da capo della sicurezza delle industrie Sarif, all’avanguardia nel campo dei potenziamenti, è diventato membro di una task force dell'Interpol.

All’inizio del precedente videogame, assistiamo all’evento traumatico che trasforma Jensen in un cyborg. Rimasto gravemente ferito, per salvarlo il suo corpo viene ricostruito impiantando avveniristiche protesi che non gli permettono semplicemente di recuperare appieno le vecchie funzioni, ma lo rendono migliore in tutto ciò che faceva prima. È più forte, più veloce, più intelligente. Si potrebbe dire che abbia superato i limiti della natura umana. Ma il mutamento, che attraversa con varie ramificazioni lo stesso Mankind Divided, non è indolore.

Quello del transumanesimo rappresenta un tema cardine di Deus Ex. Si immagina infatti che, in un futuro non troppo lontano, quantificato in una decina di anni, la tecnologia sia entrata ancora più prepotentemente nella vita delle persone, anche sotto forma di innesti robotici che vanno oltre il sogno di far camminare i paralitici, potenziando le normali abilità di un individuo. La riflessione tocca il confine tra uomo e macchina, che si assottiglia ogni giorno di più. Adam Jensen, dotato di alcuni dei potenziamenti più evoluti, che interessano un po’ tutte le sue capacità come agente, è praticamente un’arma perfetta, fornito di una forza superiore e di chip neurali che ne acutizzano i sensi, grazie ai quali riesce a leggere le intenzioni degli interlocutori.  

L’anno è il 2029

Mankind Divided si svolge nel 2029, due anni dopo Human Revolution, ma il contesto è cambiato radicalmente in seguito all’evento, passato alla storia come aug incident, che ha visto i potenziati compiere stragi di persone in tutto il mondo come in preda a un delirio collettivo. Quindi l’ampio credito di cui godevano le aziende impegnate nel campo dei potenziamenti e il generale clima di fiducia verso il progresso, riscontrati nel precedente capitolo, hanno lasciato il posto a una forte diffidenza, sfociata nelle divisioni della cosiddetta apartheid meccanica. I potenziati sono stati ghettizzati, non possono viaggiare nella stessa carrozza delle altre persone e si avanza addirittura il progetto di deportarli in città nel deserto costruite appositamente per tenerli lontani dai naturali. In una situazione tanto esasperata, si moltiplicano gli attentati riconducibili all’uno o all’altro fronte estremista.

Rispetto a Human Revolution l’atmosfera si è fatta dunque più cupa ed è in questo scenario che Adam Jensen si trova a indagare su una serie di atti terroristici, dietro cui l’Interpol crede ci sia la firma di un gruppo di attivisti per i diritti dei potenziati. Il gioco prende avvio tra le rovine di Dubai, tra i grattacieli edificati con le braccia di migliaia di potenziati, per poi spostarsi a Praga, che nel fosco futuro di Mankind Divided ha assunto un po’ il ruolo di laboratorio per nuove forme di segregazione. Non tutto però è come sembra. Da consuetudine Deus Ex non manca di inserire l’ingrediente della cospirazione internazionale, con l’idea che a muovere i fili della tensione vi sia la regia di un occulto burattinaio, nella fattispecie l’elitaria organizzazione segreta degli Illuminati.

Quando la fantascienza è donna

A guidare la squadra di sceneggiatori di Deus Ex: Mankind Divided è ancora Mary DeMarle, la stessa autrice di Human Revolution che si sta affermando come una delle voci più interessanti della fantascienza digitale, grazie anche alla volontà di trattare temi maturi. Il suo approccio al genere non percorre la strada dell’evasione dalla realtà, ma sfrutta gli strumenti della science fiction per offrire una lettura critica, in fondo, nient’altro che della società in cui già viviamo. In Mankind Divided sono d’altronde evidenti gli echi di problematiche come il terrorismo, le manipolazioni dei media, il razzismo e il rapporto simbiotico con la tecnologia. Il tutto inserito in una narrazione squisitamente pop, da cui emerge una certa fascinazione per la cultura dell’estremo oriente e dove a dominare, in sintonia con il taglio cyberpunk, sono i toni del thriller, dalle sfumature noir incarnate nel disincantato protagonista, Adam Jensen, erede a suo modo di Philip Marlowe, così come DeMarle, che oltre a Deus Ex ha lavorato alle serie Myst e Homeworld, rispecchia perfettamente una fantascienza che oggigiorno vede in prima linea sempre più autrici, come testimoniato anche dai successi al femminile agli ultimi Premi Hugo.

Dawn Engine

Alla base di Deus Ex: Mankind Divided c’è il Dawn Engine, versione appositamente modificata del motore grafico di nuova generazione sviluppato per l’ultimo Hitman che rappresenta un’evoluzione sostanziale rispetto alla tecnologia vista in Human Revolution. Al di là delle funzioni di rendering avanzato messe in bella mostra su tutte e tre le piattaforme – Pc, Ps4 e Xbox One – per le quali è disponibile il videogame, una delle novità principali risiede nel fatto che ora il giocatore può esplorare mappe molto più ampie e complesse, tanto in interni quanto in esterni, senza incorrere in interruzioni causate da caricamenti, che quando ci sono – per esempio negli spostamenti da un’area principale all’altra – vengono comunque mascherati tramite filmati in presa diretta.

Si tratta di una scelta che enfatizza lo spirito di Deus Ex, serie che nonostante la visuale in soggettiva e l’uso delle armi da sempre rifugge la logica lineare tipica degli sparatutto per offrire una varietà di percorsi per raggiungere uno stesso obiettivo, stimolando la curiosità e il desiderio di sperimentare del giocatore. Qui, e non unicamente nei bivi narrativi, si realizza l’anima da gioco di ruolo del videogame, che permette di optare per un approccio piuttosto che un altro a seconda della direzione intrapresa nello sviluppo del proprio personaggio, il quale ha accesso a diverse categorie di potenziamenti. Si può puntare quindi più sull’hacking o sulla forza bruta, così come sulle capacità furtive, decisioni che finiscono per riflettersi sullo svolgimento delle missioni, aprendo o precludendo alcune strade. Al pari dei Metal Gear Solid, titoli che i Deus Ex di Eidos Montreal richiamano alla loro maniera, è poi possibile seguire in ogni situazione un credo non letale.

Season Pass

La storia di Adam Jensen e Deus Ex non finirà con Mankind Divided. Oltre al prossimo capitolo, ancora da annunciare ufficialmente ma a quanto sembra già in produzione, c’è il piano di supportare il videogame attraverso una serie di contenuti aggiuntivi scaricabili a pagamento nel corso dei mesi raccolti nel consueto season pass, che darà accesso a due mini episodi extra e altri bonus ad hoc, come armi e oggetti speciali da usare nel gioco. Il primo mini episodio, System Rift, incentrato su una vecchia conoscenza di Adam Jensen, l’informatico Frank Pritchard, sarà disponibile a breve, il 23 settembre. L’altro mini episodio, A Criminal Past, dovrebbe invece essere distribuito all’inizio del 2017. Accanto al season pass, Square Enix ha inserito nel videogame un elemento più discutile, sotto forma di microtransazioni che permettono di comprare potenziamenti e valuta nel gioco con soldi reali. Fortunatamente si tratta di un’opzione accessoria che non influisce sulla normale fruizione del videogame, che si può completare in ogni suo aspetto, assicurano gli sviluppatori, disinteressandosi completamente degli acquisti in-game.